MILANO 8 APRILE TEATRO CARCANO ORE 21: DARIO FO "NON CHIEDERE AL SALE DI ESSERE DOLCE"

Coloratissimo e possente, il poster evoca un quadro tra i più noti, il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, stavolta però virato in «black», come la pelle della donna con il bambino in braccio e dei due uomini che con lei avanzano alla testa di un corteo di lavoratori. «Un nuovo popolo in marcia per reclamare i suoi diritti, persone che vengono da noi a offrire braccia, ingegno, vitalità e che in cambio chiedono solo di essere considerati esseri umani, come tutti gli altri», spiega Dario Fo, che da pittore di talento, ha trasformato quel celebre dipinto ottocentesco nel manifesto ideale dell’evento dedicato all’arte e alla cultura multietnica promosso da lui stesso e da Franca Rame a sostegno degli immigrati, dell'integrazione dei popoli, delle loro tradizioni.

 

Non chiedere al sale di essere dolce, è il titolo emblematico, ripreso da un proverbio africano, dello spettacolo che domani sera al Carcano vedrà in scena un nutrito numero di artisti stranieri, senegalesi, ivoriani, cubani, serbi, oltre naturalmente lo stesso Fo. «Stavolta partirò dall'Africa, dalla sua storia, che poi è la storia dell'umanità intera - annuncia il giullare premio Nobel -. Troppo spesso non ci si ricorda che le radici di tutti affondano lì, in quel continente dove nacque il primo "homo sapiens". Che tanto "sapiens" ancora non è, visto che sembra ignorare che proprio da quella razza nera discendono tutte le altre. E noi bianchi, come ringraziamento, su quella razza madre ci siamo sempre accaniti, vessandoli, calpestandoli, sfruttandoli, rendendoli schiavi».

Pratiche purtroppo ancora in uso in larga parte del civilissimo mondo occidentale. «Persino nella nostra Milano - avverte Fo -. Una città nata sotto il segno dell'accoglienza e della generosità, cresciuta alla lezione di Ambrogio, vescovo e santo patrono, che predicava la partecipazione collettiva e il sostegno sociale. Una lezione ricordata con cristiano puntiglio dal cardinale Tettamanzi, ma dimenticata da troppi fedeli, convinti che quella gente venuta da fuori sia qui per rubare il lavoro mentre al contrario sono qui per accollarsi quei compiti faticosi, che nessun italiano si vuol più accollare». Dieci euro l’offerta minima per partecipare allo spettacolo. Il ricavato andrà a sostegno del Movimento immigrati Primomarzo.

«Non chiedere al sale di essere dolce», giovedì 8, teatro Carcano, corso di Porta Romana, ore 20.30. Ingresso con offerta minima 10 euro

 

 

Giuseppina Manin


IL LIBRO DI DARIO FO: "LA BIBBIA DEI VILLANI" OVVERO LA NOBILTA' DEGLI UMILI

Esistono Bibbie degli imperatori, splendidamente miniate, ed esistono, meno appariscenti e meno note, ma non meno preziose, Bibbie dei villani. Sono le Bibbie dei contadini, dei piccoli mercanti e degli artigiani, insomma del popolo minuto, che la tradizione orale e scritta di ogni regione d’Italia ci ha tramandato, e che Dario Fo e Franca Rame hanno scoperto in anni di ricerche sulle tradizioni popolari, ricreato sulla scena e ora riproposto, in una versione inedita, in questo libro.
In queste Bibbie, commosse e piene di risate, Dio è gioia ma anche sofferenza, godimento e pianto, sorriso e sghignazzo: il Dio dei villani discute con gli animali e con gli umani, certe volte anche li aggredisce;...

 

 

... l’Altissimo, essendo il padre delle sue creature, ha i loro stessi pregi e i loro stessi difetti, persino la gelosia, la paura di rimanere solo, la malinconia. E poi, altro fatto straordinario, egli non è solo maschio, ma anche femmina, cioè madre, una tradizione che viene da tempi lontani, dalla Grecia arcaica. La Bibbia dei villani di Dario Fo segue liberamente la successione «biblica», dall’Antico al Nuovo Testamento, dalla Genesi ai Vangeli canonici e apocrifi, con prologhi che introducono i vari racconti scritti nel volgare di lingue diverse con versione italiana a fronte. Ne viene fuori una storia di meraviglie e di storture, di miracoli e di stragi, di crudeltà e di tenerezza, di follie di potenti e onnipotenti e di saggezza popolare, dove il Signore parla attraverso l’energia e la concretezza dei villani.

"Il Padreterno, dopo tutti i tribolamenti che gli erano capitati nel creare il mondo, gli animali e gli uomini, e poi, la cacciata dal paradiso, caciare varie e altri problemi, si era stancato da morire. Così se ne era andato a riposare. Si era invecchiato il Signore... gli anni passano pure per lui, pure se è eterno.
Un pomeriggio, è lì tranquillo che dorme beato, quando: TRABULA! BOAN! PAM! Un fracasso infernale di scoppi e botti lo risveglia all'improvviso: 'Dio! Cos'è'."

Con 68 disegni dell'autore.
A cura di Franca Rame.
Storie di meraviglie e storture. Storie di saggezza popolare.

RECENSIONE DI
La Bibbia dei villani

UN LIBRO DI 

Dario Fo

PUBBLICATO DA

GUANDANarratori della Fenice

http://www.illibraio.it/dettaglio/65936/la-nobilta-degli-umili


L'INSOSTENIBILE INDECENZA DELLE EPURAZIONI NEL TG1 DI MINZOLINI

Tre giornalisti sollevati dall'incarico di conduttori al Tg1 "per dare un segnale di cambiamento": Tiziana Ferrario, Paolo Di Giannantonio e Piero Damosso. Lo ha annunciato al comitato di redazione il direttore Augusto Minzolini. Attaccano Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, consiglieri di minoranza Rai: "E' una vera e propria epurazione dei giornalisti che non hanno firmato la lettera in favore del direttore. La situazione in Rai non è più tollerabile". E il presidente Paolo Garimberti scrive al direttore generale Mauro Masi: "Valorizzare tutte le professionalità senza discriminazioni di sorta". Per Franco Siddi, segretario della Federazione nazionale della stampa italiana, la rimozione dagli incarichi "rischia di configurarsi come rappresaglia piuttosto che come un normale esercizio dei poteri del direttore".

 

.

L'Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, chiede il reintegro dei tre e parla di "delirio di onnipotenza" di un "direttore nei fatti dimezzato", un abuso di potere consentito "dall'acquiescenza del direttore generale" Mauro Masi. E in una nota il comitato di redazione del Tg1 definisce la decisione di Minzolini come "un precedente molto grave", un provvedimento che "sembra confermare la volontà del direttore di penalizzare i colleghi che non si sono schierati al suo fianco nella raccolta di firme sul caso Mills".

Alle critiche risponde Minzolini stesso: nessuna epurazione, solo un ricambio generazionale. "Sono stati assunti diciotto precari - spiega il direttore - e per dare un segnale di cambiamento al Tg1 bisogna mostrare volti nuovi. Sono decisioni prese da tempo e i documenti, né quelli a favore, né quelli contro, non c'entrano assolutamente niente. Sono liturgie che non mi appartengono".

I consiglieri di minoranza, però, richiedono un intervento del presidente Paolo Garimberti "a garanzia di chi lavora in Rai". "Ormai è evidente - dichiarano Rizzo Nervo e Van Straten - che al Tg1 è in corso una vera e propria epurazione dei giornalisti che non hanno firmato il documento in favore del direttore. La settimana scorsa era toccato al caporedattore Massimo De Strobel, oggi Minzolini ha annunciato al comitato di redazione che sono stati sollevati dal loro incarico di conduttore Tiziana Ferrario, Paolo Di Giannantonio e Piero Damosso, tutti professionisti che hanno contribuito a scrivere la storia di quella che un tempo è stata la più importante testata televisiva".

"Avevamo chiesto al direttore generale di fermare il disegno di annientamento dei valori, delle culture e delle autonomie professionali portato avanti con determinazione stalinista dal direttore del Tg1 e pertanto lo riteniamo corresponsabile di queste decisioni. Al presidente - concludono i due consiglieri - chiediamo un intervento a garanzia e in difesa di tutti coloro che in questa azienda hanno lavorato e lavorano con professionalità, serietà ed apprezzamento generale. Quanto sta avvenendo al  Tg1 è il segno di un'arroganza che calpesta regole aziendali e dignità personali e per questo non è più tollerabile: non è  in gioco soltanto la credibilità di quella testata ma dell'intero servizio pubblico".

Della questione si è occupato anche il presidente della Rai, Paolo Garimberti, che ha inviato una lettera al direttore generale Mauro Masi. Nel pieno rispetto delle reciproche competenze e fermo restano l'articolo 6 del contratto di lavoro giornalistico, Garimberti ha scritto di ritenere "sommamente opportuno" che il dg solleciti Minzolini a "valorizzare tutte le professionalità senza discriminazioni di sorta", anche perchè guidare il maggiore tg del Paese impone di "far lavorare al meglio delle condizioni possibili le diverse professionalità" chiamate a realizzare il prodotto. Garimberti si aspetta quindi che i giornalisti sostituiti alla conduzione, in particolare i cosiddetti "volti noti", "trovino tempestivamente collocazione adeguata e idonea a non svilire la loro professionalità". Il presidente chiede infine a Masi di tenerlo informato per le valutazioni del caso.

Preoccupazione per l'allontanamento dal video dei tre giornalisti è stata espressa anche da Franco Siddi, segretario Fnsi. "Le vicende dei poteri di gestione e governo delle redazioni della Rai continuano a suscitare inquietudini e preoccupazione - dichiara - E' veramente inconcepibile che persino l'impiego nel lavoro dei giornalisti possa risultare connesso a valori non meramente professionali. La notizia della rimozione dagli incarichi di conduzione del Tg1, di colleghi come Paolo Di Giannantonio, Piero Damosso e Tiziana Ferrario e del capo redattore Massimo De Strobel, rischia di configurarsi come rappresaglia piuttosto che come un normale esercizio dei poteri del direttore che il contratto tutela". Per il segretario del sindacato dei giornalisti, "è inevitabile che ciò accada in un luogo attraversato da invasioni di campo politiche e permanenti. E non sarebbe peraltro la prima volta. Ma cambi così massicci che riguardano tre colleghi autorevoli che, guarda caso, appena poche settimane fa non firmarono un documento di sostegno al direttore, suscitano più di un dubbio. Se così dovesse essere nella sostanza il sindacato non starà di certo a guardare".

A difendere la decisione di Augusto Minzolini è il consigliere Rai di maggioranza Antonio Verro. "L'autonomia editoriale dei direttori delle testate del servizio pubblico va tutelata da qualsiasi ingerenza di tipo politico", dichiara Verro. "Come noto - aggiunge - il direttore Minzolini è al lavoro ormai da diversi mesi su un piano di rilancio e di rinnovamento del Tg1 che prevede, tra le altre cose, anche novità importanti dal punto di vista organizzativo e gestionale. Gli avvicendamenti negli incarichi e nelle funzioni sono del tutto naturali nelle grandi aziende: evidenziano la fiducia che un direttore ripone nella sua redazione e danno prova che non esistono feudi precostituiti".

Il Cdr Rai lamenta anche il fatto che il provvedimento non sia stato concordato con i tre conduttori. "E' la prima volta che al Tg1 si tolgono incarichi di rilievo senza che sia concordato con gli interessati", si legge nella nota. "In passato, ai conduttori di edizioni principali del Tg1 cui è stato chiesto di lasciare la conduzione sono stati proposti incarichi equivalenti. Questa volta invece i colleghi non hanno dato il loro consenso di fronte a ipotesi indeterminate nei tempi e nell'inquadramento professionale. Un precedente che riteniamo molto grave".

DA Repubblica


LA CHIESA CHE TORTURA [DUE MILLENNI DI SEVIZIE ECCLESIASTICHE]

La letteratura storica,giuridica e anche filosofico-politica sul tema della tortura è quanto mai vasta, mancava però un opera che trattasse con rigore bibliografico l'uso e l'abuso che di questa barbara pratica ne ha fatto la chiesa cattolica. Si parte dalle basi scritturali,Bibbia e opere dei padri della chiesa, per passare ai decreti conciliari medievali e alle direttive papali su questa materia. I concreti casi di torture e punizioni corporali inflitte da ecclesiastici e loro stretti fautori sicuramente documentati e ammessi anche in testi di fonte cattolica sono centinaia, tanto che si possono catalogare i metodi usati per seviziare le disgraziate vittime e conteggiarne il numero in circa 90 tipi.

.

 

Nel testo sono elencati in ordine alfabetico da ACCECAMENTO MONOLATERALE A SCELTA DELLA VITTIMA per finire con VERSAMENTO DI SEGO ARDENTE SUL VENTRE.

Le sevizie sono suddivise anche in base al tipo di vittime: ovviamente quelle principali sono gli eretici seguiti a ruota dagli ebrei e dalle persone accusate di stregoneria. Rilevanti sono le notizie riportate a proposito di crudeltà contro pagani,islamici e persone non religiose o anticlericali. Anche i patrioti risorgimentali subirono orrendi trattamenti specialmente nel Regno di Napoli,da sempre il più benedetto dai papi , dove si rifugiò Pio IX, in fuga da Roma travestito da semplice prete nel 1849.
Le sevizie contro persone accusate di peccati sessuali si rivolsero in primo luogo contro le adultere, per esempio il concilio di Nablus in Palestina nel 1120 ordinò contro di esse il taglio del naso.Nel secolo VI l'imperatore Giustiniano ordinò il taglio dei genitali contro gli omosessuali.Papa Gregorio XIII ordinò di frustare pubblicamente alcune cortigiane romane colte in carrozza,cosa proibitissima.Nel 1664 a Venezia furono torturate alcune monache del convento di Sant'Anna colte a violare il voto di castità.Papa Alessandro VI puniva personalmente la sua concubina Vannozza dei Cattanei con una sferza a più corde terminante con piccoli pesi di piombo.
L'enorme potere politico,economico e sociale di cui il clero ha spesso goduto in vari paesi europei ha provocato frequenti ribellioni e scontri con poteri civili motivati non da ragioni religiose: in tali occasioni la chiesa ha impiegato anche metodi efferati. Per esempio Bonifacio,duca di Toscana, fu flagellato davanti all'altare di una chiesa a causa di certi suoi abusi patrimoniali ai danni del clero. A Padova nel 1258,il Legato pontificio e arcivescovo di Ravenna,monsignor Fontanesi,è pesantemente coinvolto nelle sevizie inferte a 27 prigionieri di guerra ghibellini che furono quasi tutti accecati,
Nel testo sono ben documentate una serie di maltrattamenti inferti in scuole e collegi religiosi cattolici anche in epoche recenti: battitura con bastoni,canne,verghe,manganelli,bacchette,discipline,nerbi,cinghie,righelli,scudisci,docce gelate,ingestione forzata di urine e vomiti,inginocchiamento protratto su granaglie,sulla ghiaia o con un peso in mano ecc.. Comunque è chiaro che si preferiva spaventare l'alunno con terribili descrizioni di supplizi infernali piuttosto che percuoterlo.
Nel capitolo VII sono raccolti numerosi casi di sevizie fra preti,frati,monaci,seminaristi e novizi. La regola di San Paconio prevedeva per il monaco ribelle e ammonito tre volte, la bastonatura davanti all'ingresso del monastero. Nel 998 l'antipapa Giovanni Filagato fu mutilato di mani,naso,labbra,lingua e orecchie per mano dei fautori del legittimo papa Gregorio V. Le torture relative al famoso caso della “monaca di Monza” furono comminate per ordine del vicario della curia arcivescovile di Milano che dispose la moderata tortura dello schiacciadita di ferro.
Inoltre nello Stato della chiesa la tortura fu sempre applicata legalmente fino alla sua soppressione nel 1870.ed anzi addirittura c'era fino al 1831 uno spiazzetto in via del Corso in cui era collocato pubblicamente uno strumento di tortura
per il sollevamento ,appesi ad una corda, delle vittime. Un sonetto del Belli intitolato “LO SPIAZZETTO DE LA CORDA AL CORZO” ci ricorda questo misfatto clericale.
Molti concili e vescovi decretarono spaventose sevizie per i criminali comuni: il concilio nazionale di Castiglia del 1129 ordina di cavare gli occhi ai falsari, nel secolo XVI l'arcivescovo di Milano G.Arcimboldi ordina di flagellare coloro che tentavano di introdurre lettere nei monasteri di clausura.
In conclusione il tanto decantato umanesimo cristiano esce sminuito da questo testo che,con la sua imponente bibliografia di circa 500 testi, documenta la vera natura violenta del cattolicesimo romano.
Perfino il Beccaria fu subito scomunicato e il suo libro vietato per aver osato criticare la tortura: si salvò solo perché stampò il suo libro nella Repubblica di Venezia con la falsa indicazione che era stato edito in Germania e falsificando perfino il suo nome attribuendo l'opera ad un inesistente abate.
ALESSANDRO FEDELI

 

 

LA CHIESA CHE TORTURA
Dalle Origini all’età contemporanea
Due millenni di sevizie ecclesiastiche
di Pierino Marazzani
Prefazione di Valerio Pocar
Edizioni La Fiaccola - Sicilia Libertaria
Pagine 200

17 APRILE 2010 - A PONTEDERA LA VITA E L'ARTE DI DARIO FO E FRANCA RAME

Prenderà il via dal 17 aprile al 26 giugno 2010 a Pontedera (vicino Pisa), una mostra che celebra due grandi personalità della scena culturale italiana degli ultimi 50 anni, Dario Fo e Franca Rame. Il percorso si snoda attraverso tre sedi espositive. Il Centro per l’Arte Otello Cirri ospiterà i primi lavori da pittore del Premio Nobel, autoritratti e ritratti a matita o olio. Poi i bozzetti scenogafici dei primi progetti teatrali, gli arazzi e le famose marionette della Compagnia Marionettistica Famiglia Rame.

La Fondazione Museo Piaggio (che ospita il relativo archivio d’impresa) presenta gli arazzi su tela, le fotografie di scena, i manifesti e le locandine degli spettacoli teatrali e un’apposita sala video, dove sarà possibile vedere, su appuntamento, tutta la documentazione video dell’opera dei due artisti.

Infine il Centrum Sete So’is Sete Luas, che ogni anno si organizza l’omonimo festival di musiche dal mondo, raccoglie il fulcro della mostra. Le scene originali di alcuni spettacoli, i burattini e i costumi di scena, nonché tutta la produzione pittorica del Dario Fo più contemporaneo, dagli anni ‘80 ad oggi. Conclude l’allestimento una sezione dedicata ai ritratti di Franca Rame, imprescindibile compagnia di vita e d’arte.

 

Annunci Google
Artestetica.org
notizie dal mondo dell'arte contemporanea
www.artestetica.org
TEFAF 2010 di Maastricht
Fiera Internazionale d'Arte e d'Antiquariato. Prenota ora!
www.TEFAF.com/Italy

FUORI D’ITALIA, VAI FUORI STRANIER!

A Milano nel castello sforzesco nel museo dei reperti storici sono esposte una caterva di lastre tombali del passato con tanto di busti marmorei che rappresentano personaggi di successo defunti negli ultimi secoli dell’impero romano. Su una di queste lastre è incisa una scritta che dice: “Vixit ut curare ipse”, cioè visse solo curandosi di se stesso, e prosegue: “ma fingendo di occuparsi anche del suo prossimo, soprattutto dei diseredati”. Nessuno, lui vivo, credeva in quel suo impegno, tanto che venne chiamato ‘Ipocrites’ alla maniera greca.

.

Oggi ognuno s’è scordato di lui. Poco dopo la sua morte qualcuno ha rubato addirittura la sua effigie funeraria per truccarne i connotati e sistemarla su un’altra tomba. Nessuno si indignò per quel furto e dell’avvenuta falsificazione poiché – si diceva – anche la sua faccia, quella  autentica, da vivo era truccata. Su un’altra tomba, in cui di certo era sistemata un dupleos, ovvero controfigura, dell’ipocrites è scritto: “Raccontava fabulae, cioè barzellette spassose, ma nessuno ascoltandole rideva. Riusciva a vendere mercanzia inesistente giurando si trattasse di un affare. L’incredibile era che in molti accettavano di farsi truffare e appresso si dicevano pure soddisfatti.”

 

 


SALVIAMO ALMENO I MORTI!

In questi giorni a commento della firma di Napolitano sul decreto salva liste è rientrata in auge un’espressione partorita addirittura agli inizi del Seicento. L’ormai famoso adagio sarcastico recita: Parigi val pure una messa. La ripropongono personaggi i più diversi sia per cultura che per posizione politica: il motto allude al compromesso suggerito da Berlusconi a Napolitano attraverso il quale si butta all’aria il tavolo di gioco e se ne fa un altro con altre regole, nuove di zecca: chi deposita i faldoni con le firme...