[DIFFONDETE!] FIRMATE SUBITO QUI L'APPELLO PER FERMARE LA LAPIDAZIONE DI Sakineh Mohammadi Ashtiani

 Grazie a quanti hanno firmato l'appello sul nostro sito. Abbiamo inviato le 18010 firme alle autorità. ..FIRMATE SUBITO QUI E DIFFONDETE L'APPELLO!  Il 4 agosto la Corte suprema ha iniziato un riesame della condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtiani: lo scopo di tale decisione appare solo quello di ridurre la pressione internazionale sulle autorità, cambiando la modalità di esecuzione della condanna a morte. La condanna alla lapidazione resta in vigore.

Intorno al 7 luglio, a seguito delle proteste internazionali, i funzionari del carcere di Tabriz hanno chiesto al capo della magistratura iraniana di acconsentire alla commutazione in impiccagione della condanna a morte per lapidazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani.  

Il 10 luglio, il capo dell'Alto consiglio per i diritti umani dell'Iran ha dichiarato che il caso sarebbe stato riesaminato e anche che la legge iraniana consente la lapidazione. Il giorno dopo, il capo della magistratura provinciale di Azerbaigian est, Malek Ezhder Sharifi, ha affermato che la condanna a morte per lapidazione era ancora in piedi e poteva essere eseguita in qualsiasi momento su decisione del capo della magistratura, l'ayatollah Sadegh Larijani.

Malek Ezhder Sharifi ha anche detto che Sakineh Mohammadi Ashtiani era stata condannata a morte in relazione all'omicidio del marito. Questa affermazione è stata contestata da uno degli avvocati, il quale ha sottolineato che la donna era stata perdonata dalla famiglia dell'uomo, ma era stata condannata a 10 anni di detenzione in quanto complice del crimine.
 
Il 14 luglio Sajjad Qaderzadeh, figlio di Sakineh Mohammadi Ashtiani, è stato convocato presso la prigione centrale di Tabriz. Si presume sia stato interrogato dai funzionari del ministero di Intelligence, che lo avrebbero minacciato di non permettergli più di aver colloqui sul caso della madre.

 
Sakineh Mohammadi Ashtiani, 43 anni, madre di due figli, è detenuta nel braccio della morte nel carcere di Tabriz, nord-ovest dell'Iran. L'8 luglio 2010, l'Ambasciata iraniana a Londra ha annunciato che non sarebbe stata lapidata, ma la condanna a morte potrebbe essere comunque eseguita, anche tramite lapidazione. 

Sakineh Mohammadi Ashtiani è stata condannata nel maggio 2006 per aver avuto una "relazione illecita" con due uomini ed è stata sottoposta a 99 frustate, come disposto dalla sentenza. Successivamente è stata condannata alla lapidazione per "adulterio durante il matrimonio", accusa che lei ha negato.

 

 

 

 

A seguito della mobilitazione internazionale delle ultime settimane contro la sua esecuzione della, l'Ambasciata iraniana a Londra ha rilasciato una dichiarazione l'8 luglio 2010, affermando che la condanna di Sakineh Mohammadi Ashtiani non sarebbe stata eseguita tramite lapidazione. Tuttavia, la sua posizione legale non è chiara, dal momento che  il suo avvocato non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale sulla commutazione della sua condanna a morte.

Durante il processo, Sakineh Mohammadi Ashtiani ha ritrattato una "confessione" rilasciata sotto minaccia durante l'interrogatorio e ha negato l'accusa di adulterio. Due dei cinque giudici hanno ritenuto la donna non colpevole, facendo presente che era già stata sottoposta a fustigazione e aggiungendo di non aver trovato le necessarie prove di adulterio a suo carico. Tuttavia, i restanti tre giudici, tra cui il presidente del tribunale, l'hanno ritenuta colpevole sulla base della "conoscenza del giudice", una disposizione della legge iraniana che consente ai giudici di esprimere il loro giudizio soggettivo e verosimilmente arbitrario di colpevolezza anche in assenza di prove certe e decisive. Giudicata colpevole dalla maggioranza dei cinque giudici, Sakineh Ashtiani Mohammadi è stata condannata alla lapidazione.

 

Leader della repubblica Islamica
Ayatollah Sayed 'Ali Khamenei, The Office of the Supreme Leader
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Tehran, Islamic Republic of Iran
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http://www.leader.ir/langs/fa/index.php?p=letter ( Persian) 

Eccellenza,
 
sono un simpatizzante di Amnesty International, l'Organizzazione internazionale che dal 1961 agisce in difesa dei diritti umani, ovunque nel mondo vengano violati.
 
La sollecito a non eseguire la condanna a morte di Sakineh Mohammadi Ashtiani per lapidazione o in qualsiasi altro modo.
 
Le chiedo di iniziare un riesame approfondito del caso di Sakineh Mohammadi Ashtiani.
 
La sollecito a vietare la lapidazione,  emanando una legislazione che ponga fine alla pena di morte e proibendo l'uso della fustigazione.
 
La sollecito inoltre a depenalizzare l'adulterio.
 
La ringrazio per la sua attenzione.

 

QUANDO COSSIGA ORDINAVA ALLA POLIZIA DI PESTARE A SANGUE STUDENTI E DOCENTI

''In primo luogo lasciare perdere gli studenti dei licei, perche' pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito...''. ''Lasciar fare gli universitari - ha continuato - Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle universita', infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le citta'''. ''Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovra' sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri'', ha affermato Cossiga. ''Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pieta' e mandarli tutti in ospedale - ha continuato - Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in liberta', ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano''. ''Soprattutto i docenti - ha sottolineato - Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine si'. E se qualche esaltato dovesse prendere sul serio quelle che a qualcuno potrebbero suonare come solite e ininfluenti provocazioni? Se qualcuno decidesse di picchiare a sangue uno studente forte di questo avallo preventivo dell'ex capo dello Stato? 

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Il picconatore non è nuovo a tali esternazioni. E non si tratta solo di "picconate" verbali. Quando era a capo del dicastero degli interni, l'11 marzo del 77 nella zona universitaria di Bologna nel corso di durissimi scontri tra studenti e forze dell'ordine morì il militante di Lotta continua Pierfrancesco Lorusso; pochi mesi dopo, a maggio, in una delle giornate di protesta più infuocate degli studenti, Cossiga rispose mandando veicoli trasporto truppa blindati (M113 ) nella zona universitaria. Morì Giorgiana Masi, studentessa di 19 anni del liceo Pasteur di Monte Mario. A quasi 30 anni di distanza, nel 2005 Cossiga scrisse che Giorgiana Masi probabilmente fu uccisa da "fuoco amico", "da un proiettile sparato dagli stessi manifestanti"... Allora ci furono reazioni indignate, in primis Marco Pannella.  

Ci auguriamo che avvenga lo stesso anche oggi. A meno che Cossiga non smentisca tali dichiarazioni (con la tecnica del premier Berlusconi che esterna per ottenere un effetto per poi negare ciò che chiaramente ha detto) ma probabilmente non lo farà, ci auguriamo che qualcuno abbia la decenza di rispondergli. Magari qualcuno con qualche competenza di legge che ci confermi se le sue affermazioni rasentano "l'istigazione a delinquere", o "l'eversione dell'ordine democratico", o "l'attentato alla Costituzione" (reato di cui, non a caso fu chiesto a suo tempo l'impeachment per lo stesso Cossiga).

Notizia da Articolo21

Ma una Perizia psichiatrica no? In fondo non sarebbe male sapere se chi sta in Parlamento è nel possesso di tutte le sue facoltà mentali. Dopo dichiarazioni di questo genere, qualche dubbio possiamo averlo. Una TAC, un esame sull'ossigenazione del cervello insomma...è nel nostro diritto credo.

 

Dal Blog di Franca Rame


"CAESARONI": IL MISTERO DI CESARE.....MA CHI SARA'?

Ave direttore, attraverso il Suo giornale intendo denunciare l'uso improprio che in questi giorni si sta facendo del mio nome. Mi ritrovo coinvolto in resoconti bizzarri, tirato in ballo da individui a me del tutto ignoti. «Amm'a vedé Cesare» (ma che lingua è, sannita?). «Credo che il dossier sia arrivato nelle stanze di Cesare, i tribuni ne hanno già dato notizia». (Chiacchieroni perditempo, prima o poi li caccio e metto al loro posto una vestale). «Marcello parla anche a nome di Cesare». Alt. E chi sarebbe questo Marcello che parla a mio nome? Il glorioso console che conquistò Siracusa o il noto bibliotecario che tiene i contatti con Palermo? Ce n'è uno che si spaccia per mio cugino: gli dedicherò il «De bello pallico», una raccolta di barzellette lapidarie (la mia preferita è «Veni vidi Ici», dedicata al federalismo fiscale). Un altro tira in ballo la storia del «vice Cesare» e qui non vorrei sembrarle petulante, ma visto che sull'argomento ho già preso un bel po' di pugnalate, ribadisco che non esiste ancora un vice designato. L'ho spiegato a Bruto, a Marcantonio e anche ad Augusto, il quale mi dicono abbia avuto in dote il Tg1, ma non da me, ripeto, non da me. Ho il sospetto, direttore, che qualcuno a Roma stia usando impropriamente il mio nome per i suoi loschi affari. Appena torno dalla Gallia (lunedì sarò a Mediolanum con Aznavour) andrò in fondo a questa storia. Avrebbe per caso un dado da prestarmi?
Firmato: Cesare (Caio Giulio). 

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(Massimo Gramellini)


LA CURIA DI PESARO CANCELLA ESIBIZIONE CORO GAY: IL 17 TUTTI A PESARO AL CONTRO-CONCERTO!

I Komos di Bologna dovevano cantare a Pesaro nella chiesa di Cristo Re. Ma arriva lo stop della Curia. Il gruppo era stato cacciato dalla parrocchia in cui faceva le prove. Il direttore Paolo Montanari: "Eravamo convinti di essere stati invitati per i nostri motivi professionali, a prescindere dall'orientamento sessuale". Nel condannare il vergognoso atto discriminatorio operato dalla Curia di Pesaro nei confronti del coro “Komos” ed esprimendo ai coristi e all’Arcigay la più piena e fattiva solidaretà, si invita tutti a partecipare alla serata di sabato 17 luglio, quando il coro potrà esibirsi nella sala Adele Bei della Provincia gra...zie al tempestivo e lodevole interessamento dell’assessore alla Cultura Davide Rossi. "L'Arcidiocesi si dissocia fermamente". Concerto annullato. E' la seconda volta che il coro omosessuale Komos, di Bologna, si sente respinto. A settembre dello scorso anno  era stato allontanato dalla parrocchia bolognese in cui faceva le prove, oggi si vede cancellare la partecipazione a un concerto della rassegna "Vespri d'organo" presso la chiesa di Cristo Re a Pesaro.

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 Il 10 luglio, dunque, il coro Komos non canterà. Lo annuncia in una nota l'Arcidiocesi pesarese, che attraverso l'Ufficio dei Beni culturali ha dato il suo patrocinio alla settima edizione dei 'Vespri d'organo a Cristo Re'. ''L'Arcidiocesi - si legge - si dissocia fermamente dall'iniziativa (inserita nella manifestazione) che prevede, per il prossimo 10 luglio, l'esibizione del coro Komos di Bologna nella Chiesa dell'Annunziata. Tale esibizione, pertanto, viene annullata''.

Il precedente. Nel 2009 il coro Komos, specializzato in musica classica, era già stato allontanato dalla chiesa di Bologna in cui teneva le prove, per decisione dell'arcivescovo Carlo Caffarra, che aveva fatto riferimento al documento della Congregazione per la dottrina della fede sugli omosessuali, firmato nel 1986 dall'allora cardinale Joseph Ratzinger.

Il direttore del coro: "Ci dicano perché". Paolo Montanari, che guida i coristi del Komos, vuole avere spiegazioni sulla vicenda. ''A questo punto credo sia importante soprattutto sapere perché hanno deciso di cancellare il concerto - ha spiegato il direttore - visto che, anche nella nota ufficiale della Curia, non sono state addotte spiegazioni''. Nella mail inviata alla Curia, il fondatore del Komos ha anche ricordato: ''Saremmo stati contenti di esibirci a Pesaro, convinti di essere stati  invitati anche per i nostri meriti professionali a prescindere dall'orientamento sessuale dei coristi''.
 

 

 

 

 


ARICCIA 2010: "JOHANNA PADANA" DI DARIO FO CON MARINA DE JULI

Roma - La III edizione di ‘’Estate Teatrale Ariccina 2010 - Fantastiche visioni’’  propone venerdì 9 luglio 2010 alle 21 ad Ariccia in Piazza Mazzini (Belvedere) Johanna Padana a la descovèrta de le Americhe’’di Dario Fo nell’adattamento al femminile di Marina De Juli con Marina De Juli. L’artista si e’ detta entusiasta di aver ricevuto la proposta da Dario Fo di elaborare al femminile il suo famoso “Johan Padan”. E ha poi aggiunto che ‘’ad essere sincera, mettere mano in un testo d'autore, modificarlo, mantenendo al tempo stesso il suo linguaggio, un insieme di dialetti reinventati per creare una lingua franca, mi ha anche un po' spaventata. Poi, mi sono fatta coraggio e ho detto: proviamo!’’ Alla serata sarà presente Maria Rosaria Omaggio che ritirerà la targa Ariccia Città Teatro. L’ingresso al pubblico e’ libero. 

Vania Cristina Scala

 

 
 

SU DELL'UTRI MINZOLINI FA CONCORRENZA SLEALE AI COMICI

ll telegiornale di Minzolini confeziona un servizio farsesco sul senatore berlusconiano, condannato a sette anni di carcere per mafia. Centinaia di mail di protesta alla redazione, intasati i centralini della Rai. Un capolavoro di distorsione giornalistica, un servizio al llimite dell'incredibile, che ha subito provocato una reazione con centinaia di telefonate ai centralini della Rai, mail di protesta, reazioni stupefatte e ironiche su Internet. Il tg1 delle 13 è riuscito a confezionare la condanna di Marcello Dell'Utri a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa facendola passare per una sconfitta dell'accusa e per una vittoria del senatore, che si è visto ridurre la pena di due anni rispetto al processo primo grado. Il servizio del Tg1 parte appunto con la corte che "assolve Dell'utri Marcello" per i fatti accaduti dopo il 1992 e "conferma nel resto l'appellata sentenza". Poi il contributo sfuma prima che il giudice pronuncia la parola "condanna", quella appunto di sette anni inflitta all'ex numero uno di Publitalia.

 

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A questo punto è la giornalista Grazia Graziadei che sovrappone la sua voce dicendo che «la corte d'appello di Palermo non ha creduto alle tesi della pubblica accusa che aveva chiesto 11 anni per Marcello Dell'Utri, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa . e poi: «I giudici non hanno creduto alle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, che in aula aveva parlato peraltro subito smentito da Filippo Graviano, di una presunta trattativa tra stato e mafia dopo il '92, una costruzuone accusatoria spazzata via dalla sentenza di oggi. Una doccia fredda per il sostituto procuratore generale Antonino Gatto».

I sette anni di carcere diventano quindi una vittoria per la difesa e il fatto che Dell'Utri sia stato considerato dalla sentenza un uomo che favoriva la mafia passa del tutto in secondo piano.

La versione del Tg1 sul processo a Dell'Utri viene dopo la disinformazione della stessa testata sul caso Mills, per il quale il tg1 aveva parlato di assoluzione (mentre il processo del legale corrotto da Berlusconi si era concluso con una prescrizione). Adesso la strategia è stata diversa: non potendo negare che Dell'Utri è stato condannato, si è cercato di far passare la sentenza come una vittoria dell'imputato perchè i reati in questione sono avvenuti, secondo la Corte, un anno prima della nascita di Forza Italia.
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/29317/48/