Dall'11 al 13 maggio Ecoshow, una diretta on-line per l'ecologia.

Martedì 11 alle ore 15 trasmetteremo un'intervista con Dario Fo e un pezzo inedito di 30 minuti intitolato "L'Apocalisse Rimandata ovvero benvenuta catastrofe", di e con Dario Fo e Franca Rame.

Dall'11 al 13 maggio su Ecoshow www.ecoshow.it andrà in onda il primo evento completamente on-line e in diretta che parla di ambiente e di ecologia.

Per tre giorni, dalle 15 alle 18, ospiti internazionali, esperti, consulenti parteciperanno ad incontri, conferenze, seminari, spettacoli  on-line in diretta sul sito di Ecoshow. I visitatori e gli utenti di www.ecoshow.it potranno interagire in tempo reale, via e-mail o SMS, con i protagonisti, per commentare, porre domande, parteciapre a concorsi a premi.

Il tema di questa edizione è Ridurre, Riusare, Recuperare/Riciclare, un argomento di grande importanza e urgenza.

Per scaricare il programma completo clicca su http://www.ecoshow.it/images/documenti/programma.pdf.
E inoltre, un'area espositiva con alcune tra le più importanti aziende del settore, dove vedere le ultime novità ed entrare direttamente in contatto.

News sul mondo dell'ecologia, una Sala Stampa, un'area dedicata all'Arte per l'ambiente,...
Insomma, un evento assolutamente da non perdere.
Ti aspettiamo dall'11 al 13 maggio su Ecoshow
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Jacopo Fo

Ecoshow


DARIO FO SUL MISTERO BUFFO DI PAOLO ROSSI:" PAOLO E' UN COMICO DI RAZZA"

Allora Dario Fo, è lui l’erede? È Paolo Rossi il degno epigono per il testo «sacro» del suo teatro, quel Mistero Buffo rappresentato in tutto il mondo e che le è valso anche il Nobel?
«Senza inoltrarmi in gare o in assurde classifiche, riconosco che Paolo Rossi ha più di un asso a suo vantaggio. Intanto, pur se nato a Monfalcone, è milanese d’adozione. Un vantaggio linguistico e culturale che gli ha fatto trovare le giuste tonalità del grammelot, la parlata dialettale che ho reinventato seguendo echi onomatopeici, intrecciando gerghi diversi, antichi idiomi».La sfida non è da poco. Difatti Paolo Rossi, dal 4 maggio allo Strehler con Mistero Buffo, ha voluto mettere il sottotitolo «P.S.: nell’umile versione pop», che ironicamente prende le distanze dall’originale...
«Una frase scherzosa. Pop come popolare. Capace quindi di trovar voce ovunque, in ogni latitudine e cultura. Mistero Buffo è andato in scena dalla Cina all’India all’Africa. Per restare dalle nostre parti, ho visto dei fantastici interpreti siciliani o napoletani».

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Ma per noi italiani, è difficile prescindere dal modello Fo. La sua gestualità ha fatto scuola, ha segnato la memoria teatrale di generazioni.
«In questo Paolo è straordinario. Lui è un mimo di razza. Me ne accorsi subito, tanti anni fa, quando debuttò in un mio spettacolo, l’Histoire du Soldat di Stravinsky, che misi in scena al Lirico per la Scala nel 1978».

Com’era il Rossi di allora?
«Un ragazzo dall’aria un po’ strampalata che sprizzava un’energia straordinaria. Un apprendista comico di innato talento. Tra noi è scattata un’immediata sintonia. Avendo a che fare con un gruppo di giovani, per allenarli al gioco del teatro, chiedevo a ciascuno di recitare la parte dell’altro. Così lui diceva che io facevo recitare i mimi e trasformavo i mimi in attori. Spero fosse un complimento... ».

In ogni caso la fisicità di Rossi è innegabile.
«Di più. Quasi miracolosa. Non ho visto l’intero spettacolo ma solo qualche "assaggio" delle prove del suo Mistero Buffo. E mi ha colpito la sua capacità di trasformarsi. Lui, piccoletto com’è, sulla scena cresce, cresce... Si ingigantisce a vista sotto gli occhi dello spettatore».

Mistero Buffo è una raccolta sterminata di testi. Di recente la Comédie Française l’ha fatto entrare nel repertorio in integrale, diviso in due serate. La versione pop di Rossi è ovviamente contenuta in tempi più tradizionali.
«Ma molto rispettosa. Il testo è rispettato quasi al completo. Qualche battuta aggiunta sull’attualità è necessaria e doverosa. Ho sempre fatto così anch’io. È la natura di Mistero Buffo».

Tra i capisaldi il capitolo su Bonifacio VII. Rispetto al suo, come lo fa Rossi?
«Anche quello va al passo con i tempi. Il mio Papa a un certo punto si ispirava a Wojtyla, atletico, virile. Un superman con la tiara. Rossi farà i conti con il Papa di adesso. Molto diverso dal precedente. L’importante è non calcare la mano, non fare caricature. Le allusioni vanno fatte con garbo, con spirito. Non ce bisogno di calcare la mano. In ogni caso Cristo lo prenderà a pedate».

Sarà in platea alla prima?
«Purtroppo no. In quei giorni sarò in Spagna, a Pamplona, per interpretare Rosa fresca aulentissima di Ciullo d’Alcamo. Uno dei primi testi del teatro comico-grottesco. Un dialogo sull’amor carnale che diventa poesia. Non a caso l’ho scelto come primo capitolo del Mistero Buffo».

Giuseppina Manin


DARIO FO: "DIPINGERE E' COME RECITARE"

Dipingere è come recitare" è l'intrigante paragone che dà il titolo allo spettacolo proposto da Fo al Teatro Era di Pontedera, un confronto che apre a molte più riflessioni di quanto chiunque si possa immaginare, spalanca l'abisso delle argomentazioni che l'artista è in grado di ordinare e coordinare all'interno di due ore di "conversazione" con il pubblico.Per prima cosa, infatti, ciò che Dario Fo sottolinea è la necessità da parte di un attore di sintonizzarsi sullo stesso battito del cuore del pubblico, accordando tali battiti sulla medesima nota e facendo in modo che il bisogno di andare nella stessa direzione diventi un obbligo, affinché la fusione delle due parti avvenga e si compia il miracolo del teatro. Respirare all'unisono. Abbattere la quarta parete. Una premessa che risulta fondamentale per chi fa satira, per chi attraverso essa mostra un punto di vista, un mondo non fatto di risate vuote e fini a se stesse ma di quelle che lasciano l'amaro sapore della verità. Ciò che è basilare è la moralità: "ma se non c'è la dimensione morale, se tu attraverso la satira non riesci a far capire il significato opposto delle banalità, dell'ovvio, dell'ipocrisia e soprattutto della violenza che ogni potere esprime e porta addosso ai minori, ebbene il tuo ridere è vuoto, è proprio lo sghignazzo ventrale e non quello dello stomaco e dei polmoni", questo lo disse Dario Fo qualche anno fa, e sul palco di Pontedera ne ripete la sostanza.

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Il punto di partenza è la pittura, un quadro dietro di lui, che parla più eloquentemente di quanto potrebbe farlo un libro: il "Quarto stato" di Pellizza da Volpedo. L'esaltazione degli ultimi, la marcia di coloro che non contano è ridipinto con i volti di tutti gli stranieri, magari immigrati, che lottano per ottenere permessi e ottengono solo promesse, chiedono aiuto e ottengono false speranze.

La pittura è espressiva quanto potrebbero esserlo le parole, è per questo che Dario Fo racconta di sé e di come, quando pensa ad una storia da narrare, spesso ricorra alla pittura: per rendere ancora più chiaro ciò che desidera far sapere, attraverso i colori, le forme, le linee. E poi viene tutto da sé, così come in teatro.

"Sottolineo che non si tratta di uno spettacolo, come si dice in gergo, 'stampato', ma dove il coinvolgimento del pubblico servirà per improvvisare, spezzare ritmi e inventare nuove soluzioni", ecco che si legge sul programma di sala, ecco quel che pensa Dario Fo, ecco che ci troviamo ad assistere ad un evento che chissà se mai si ripeterà uguale.

Di pittura non se parla più di tanto, ma tant'è, il pubblico è rapito dall'istrione che passa da momenti in cui con rabbia racconta la storia di un Italia che tira a campare, che non si ribella e che accetta che venga negato il pranzo ai bambini i cui genitori non hanno soldi per pagare la retta scolastica, a momenti in cui il suo famoso gramelot ci permette di spaziare dall'Inghilterra alla Toscana, attraversare fiabe arabe e ridere di fantasiosi aneddoti surreali.

Non importa se alla fine il titolo dello spettacolo non si ritrovava in esso, se di arte se n'è parlato poco, quello che conta è che Dario Fo ha spiegato il teatro.

Ha spiegato che non è possibile uscire dalla porta della struttura, dopo un suo spettacolo, esattamente come si era entrati. Qualcosa si è smosso nel pubblico che ha riso, si è arrabbiato e forse certe volte indignato. Ma non è rimasto impassibilmente indifferente, ha imparato qualcosa di fondamentale: il teatro, che è qui ed ora ed è una magia.


PAVIA CASTELLO VISCONTEO FINO AL 24 APRILE: MOSTRA SUL FILM JOHAN PADAN

Torna dal 26 marzo a Pavia per il terzo anno consecutivo il Festival dell’Illustrazione, realizzato dal: Comune di Pavia, Assessorato alle Biblioteche Civiche, Sistema Bibliotecario Intercomunale del Pavese “Renato So`riga” e Biblioteca Ragazzi “Paternicò-Prini” del Comune di Pavia.
L’immagine simbolo di questa edizione sarà il personaggio di Johan Padan, creato da Dario Fo per una sua pièce teatrale, “Johan Padan a la descoverta de le Americhe”, e diventato eroe di un film d’animazione tutto made in Italy.  Dal 26 marzo al 24 aprile 2010, presso il Castello Visconteo, sarà allestita la mostra “Johan Padan a la descoverta de l’animazione” che raccoglie i lavori realizzati dall’illustratore Adelchi Galloni per la pellicola uscita nel 2002 e prodotta da GreenMoovie. Quest’anno la rassegna pavese vuole, infatti, parlare il linguaggio dell’animazione, scegliendo non tanto di mostrare il prodotto finale, quanto il lavoro creativo che lo precede, spesso sconosciuto ai più.   Il Festival prevede, però, altri eventi espositivi. Il Castello Visconteo ospiterà dal 2 al 24 aprile una personale di Simone Rea, promettente illustratore italiano al quale verrà conferito il premio che ,ogni anno, il festival riserva ai giovani: in mostra le sue fantasiose immagini e la sua tecnica affascinante.  

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Dal 29 maggio al 13 giugno, sempre presso il Castello, sarà possibile ammirare una selezione di lavori di Gabriele Zucchelli , un talento italiano, pavese per la precisione, trasferitosi a Londra nel 1994 dove ha iniziato una brillante carriera nel campo dell’animazione. Ha all’attivo i lavori “Peter Rabbit”, “The wind in the willow” (per la BBC), ha collaborato alla realizzazione di “Tropic Island Hum” e “Tuesday”, corti d’animazione musicali curati da Paul Mc Cartney. E’ stato animatore CGI in “Dinotopia”, “Harry Potter 3″, “Alien vs Predator” e “Batman- The intimidation game”. Ha supervisionato l’animazione del film “Le avventure del Topino Despereaux”. “For a Tango” (2004) è il suo primo cortometraggio e nel 2007 ha realizzato il documentario “Quirino Cristiani, the mystery behind the first animated movies” di cui è produttore e regista.  Incontri, dibattiti, laboratori saranno infine previsti nel contesto  : “La grafica ai tempi di Avatar - personaggi e ambientazioni lungo il confine tra reale e virtuale. Immagini ambienti, personaggi nei mondi paralleli” evento collettivo che sarà allestito dal 3 al 13 giugno,sempre nella suggestiva cornice del Castello Visconteo.  

Calendario:
Inaugurazione del Festival venerdì 26 marzo 2010  alle ore 18.00 presso il Castello Visconteo di Pavia , viale XI febbraio 35
Dal 26 marzo al 24 aprile 2010, Castello Visconteo “Johan Padan a la descoverta de l’animazione. Dario Fo attraverso le immagini di Adelchi Galloni”. Orari di apertura: dalle 10.00 alle 18.00 dal martedì alla domenica 
Dal 2 al 24 aprile 2010, Castello Visconteo Mostra personale di Simone Rea; inaugurazione: venerdì 2 aprile alle ore 18.00. Orari di apertura: dalle 10.00 alle 18.00 dal martedì alla domenica 
Dal 29 maggio al 13 giugno 2010, Castello Visconteo Mostra personale di Gabriele Zucchelli; inaugurazione: sabato 29 maggio alle ore 18.00. Orari di apertura: dalle 10.00 alle 18.00 dal martedì alla domenica 
Dal 3 al 13 giugno 2010, Castello Visconteo  “la grafica ai tempi di Avatar personaggi e ambientazioni lungo il confine tra reale e virtuale. immagini, ambienti, personaggi nei mondi paralleli”. Sono previsti incontri, dibattiti, laboratori.

Consulta il sito

Informazioni:
Biblioteca Ragazzi “Paternicò-Prini”
Via Volta 31, Pavia
Tel: 0382 399610/611/612 
[email protected]
[email protected]

Redazione

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DA OGGI CON REPUBBLICA E ESPRESSO IL TEATRO DI DARIO FO E FRANCA RAME

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Il primo dvd è un inedito assoluto: “Sant’Ambrogio e l’invenzione di Milano”, l’ultimo spettacolo portato in scena ad ottobre scorso al Piccolo di Milano. Gli attori raccontano le origini del santo patrono milanese, un santo assolutamente anticonvenzionale, facendo riferimento a fatti politici attuali. Del vescovo Ambrogio, Fo mette in risalto il carisma rivoluzionario e lo spirito di carità che ne individua l’apostolo di una sorta di cristianesimo comunista.
In edicola da venerdì 16 aprile il 1° dvd a 9,90 euro in più con L'espresso + la Repubblica

 


DARIO FO ADERISCE A WWW.LOSBARCO.ORG

Siamo un gruppo di italiani/e che vivono a Barcellona.Insieme ad amici (non solo italiani) assistiamo seriamente preoccupati a ciò che avviene in Italia. Certo la crisi c’è anche qua, ma la sensazione è che la situazione nel nostro Paese sia particolare, soprattutto sul lato culturale, umano, relazionale. Il razzismo cresce, così come l’arroganza, la prepotenza, la repressione, il malaffare, il maschilismo, la diffusa cultura mafiosa, la mancanza di risposte per il mondo del lavoro, sempre più subalterno e sempre più precario.

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I meriti e i talenti delle persone, soprattutto dei giovani, non sono valorizzati. Cresce la cultura del favore, del disinteresse per il bene comune, della corsa al denaro, del privato in tutti i sensi. In Spagna, negli ultimi mesi, sono usciti molti articoli raccontando quello che avviene in Italia, a volte in toni scandalistici, più spesso in toni perplessi, preoccupati, sconcertati. Si è parlato dei campi Rom bruciati, dei provvedimenti di chiusura agli immigrati, delle aggressioni, dell’aumento dei gruppi neofascisti, delle ronde, dell’esercito nelle strade, della chiusura degli spazi di libertà e di democrazia, delle leggi ad personam. Dall’estero abbiamo il vantaggio di non essere quotidianamente bombardati da un’informazione (??) volgare e martellante, da logiche di comunicazione davvero malsane. E allora: che fare? Prima di tutto capire meglio, confrontarci, quindi provare a reagire. Siamo convinti che ci siano migliaia di esperienze di resistenza, di salvaguardia del territorio, di difesa dei diritti, della salute, di servizi pubblici di qualità. E che vadano sostenute. Al termine di un percorso che abbiamo appena iniziato, vogliamo quindi organizzare una nave che parta da Barcellona il 25 giugno 2010 e arrivi a Genova. Sarà la nave dei diritti, che ricorderà la nostra Costituzione e la sua origine, laica e pluralista, la centralità della libertà e della democrazia vera, partecipata, trasparente: dai luoghi di lavoro alle scuole, ai quartieri, ai servizi, al territorio. Ricorderà che il pianeta che abbiamo è uno, è questo, questo è il nostro mare, di tutti i popoli. Che chiunque ha diritto di esistere, spostarsi, viaggiare, migrare, come ha diritto che la sua terra non sia sfruttata, depredata. Ricorderà che le menzogne immobilizzano, mentre la verità è rivoluzionaria. Ricorderà che cultura e arte sono i punti più alti del genere umano, sono fonte di gioia e piacere per chi li produce e per chi ne beneficia, non sono fatte per il mercato. Ricorderà che esistere può voler dire resistere, difendere la propria e l’altrui dignità, conservare la lucidità, il senso critico e la capacità di giudizio. Creiamo ponti, non muri. È un grido di aiuto e solidarietà, che vogliamo unisca chi sta assistendo da fuori a un imbarbarimento pericoloso a coloro che già stanno resistendo e non devono essere lasciati/e soli/e. Non siamo un partito, non siamo una fondazione, non sventoliamo bandiere, tanto meno bianche. Siamo piuttosto un movimento di cittadini/e che non gode di alcun finanziamento. Potete contattarci fin da subito all’indirizzo e-mail: [email protected]


ONORE AL SINDACO DI ADRO

Onore al sindaco di Adro (BS)
   
Qualche giorno fa, stando davanti al video e seguendo un telegiornale, Franca ed io siamo rimasti sconvolti. La cosa si è ripetuta anche ieri e nei giorni successivi. Siamo venuti a sapere che proprio qui, in Lombardia, in un complesso di scuole per l’infanzia, elementari e medie, ci sono dei bambini che al momento della distribuzione del cibo nella mensa si sono trovati con davanti un piatto, dentro al quale c’era un pezzo di pane, e un bicchiere d'acqua; mentre nel piatto degli altri bimbi c’era pastasciutta, e appresso formaggio e anche la frutta. Perché? Perché i genitori dei puniti non avevano pagato la retta, o anche solo erano in ritardo, e quindi i figlioli non avevano il diritto di mangiare! Digiuni per castigo dovevano restare!
Pensiamo allo shock che devono aver provato questi ragazzini: fermi, davanti al panino, il bicchiere d'acqua; e gli altri che mangiavano. Sappiamo che alcuni fra i bambini, di quelli che avevano gli spaghetti, senza una parola ne hanno messo nel piatto vuoto dei compagni una o due forchettate.
Diciamo: una società che produce un dolore, una mortificazione, un'umiliazione di questo livello a dei ragazzini innocenti - ma che razza di società è? Che razza di valori ha nel corpo, nel cuore e nel cervello? Che cultura produce? Quale dimensione sociale?
Ci siamo sentiti proprio male.
E’ da ricordare che questi che inscenano spettacoli del genere sono gente nostra, della nostra razza. Sono loro che hanno ordinato di togliere il cibo ai bambini poveri, in quanto indegni dei vantaggi comuni. S’è saputo poi, che questi genitori non hanno mancato per strafottenza o per un atto di inciviltà, ma solo perché non avevano i denari per pagare la retta! E’ gente travolta dalla crisi, quasi tutti causa la perdita di un lavoro, e quindi senza paga, disoccupati. Ai gestori della cucina, ai gestori di questa economia e di questa scuola e del comune non importava niente. Importava: “Non paghi, non mangi”: anche se sei un bimbo devi soccombere, essere punito.
Di colpo ci è venuto in mente Sant'Ambrogio. Su di lui, il maggiore vescovo che la nostra città abbia avuto, abbiamo realizzato e messo in scena anche uno spettacolo al Piccolo Teatro di Milano, lo Strehler.
Siamo atei, ma abbiamo studiato profondamente la storia del cristianesimo. E abbiamo scoperto che Ambrogio possedeva un grande senso della collettività, che aveva preso parola, intervenendo con durezza al Senato di Milano, quando questa era stata eletta a Capitale dell’Impero d’Oriente e d’Occidente, portando avanti il diritto della dignità degli uomini: anche quando sono schiavi, anche quando sono privi di diritti.
Lui diceva: “Ricco signore, non t’accorgi che davanti alla tua porta c’è un uomo nudo, e tu sei tutto assorto a scegliere i marmi che dovranno ricoprire i muri. Quell’uomo chiede del pane e intanto il tuo cavallo mastica un morso d’oro. Tu vai in visibilio contemplando i tuoi arredi preziosi, e quell’uomo nudo trema di freddo di fronte a te e tu non lo degni di uno sguardo, non l’hai nemmeno riconosciuto.
“Sappi che ogni uomo affamato e senz’abito che viene alla tua porta è Gesù; ogni disperato è Gesù. E lo incontrerai il giorno in cui si chiuderà il tempo del mondo e lui, quello stesso uomo, verrà ad aprirti e ti chiederà: ‘Mi riconosci?’.
“Voi, ricchi, dite: ‘C’è sempre tempo per pentirsi e pagare i debiti’. Ma non c’è peggior menzogna. Ricchi, non vi è nulla nella vostra attività di uomini che possa piacere a Dio. Anche se tenete appesa una croce sopra il letto e disponete di una cappella dove pregare soli e assistere alla messa. Voi vi stringete ai vostri beni, gridando ‘È mio!’. No, nulla è vostro su questa terra.
“Schiacciate le vostre regole di infamia e di ingiustizia. Ridate il diritto a chi non ne ha… il pane a chi non ne può masticare, impedito dalla vostra grettezza! Distribuitene, finché siete in tempo, ai disperati, ai derubati dalla vostra insolente avidità. Nessun lascito sostanzioso alla chiesa e al suo clero vi salverà.
“Vi dirò”, concludeva Ambrogio, “che non si può credere a un potere magnanimo, poiché chi lo possiede vuole tutto, anche le briciole. Perciò io sono per la comunità dei beni; io sono per l’uguaglianza fra uomini diversi. Perché solo il furto ha creato la proprietà privata”.

Dario Fo e Franca Rame


PREMIO SPECIALE "PENSIERO CHE RIDE" A FRANCA RAME PER "UNA VITA ALL'IMPROVVISA"

Più che un Festival, è un ripasso. Sì, perché di comicità è impregnata tutta la nostra civiltà latina, fin da Plauto, che ha insegnato ai romani a ridere di sé. E allora via a una vera Olimpiade dell'umorismo, perché "quando un popolo non sa più ridere, diventa pericoloso" come sostiene Dario Fo. Lo hanno battezzato "Forme del pensiero che ride", questo primo Festival del Comico" che sarà a Genova dal 20 al 25 maggio, ideato da Margherita Rubino e promosso dalla Fondazione Cultura di Palazzo Ducale: una settimana di spettacoli, premi ed eventi con una moltitudine di artisti. Per sfatare l'idea che la comicità sia un'arte di serie B. Una volta per tutte. "Oggi si espellono i comici dalla tv perché se ne ha paura  -  commenta Moni Ovadia  -  ma ridere dei politici in modo spietato è la prova della democrazia. Il vero spartiacque del '900 è stato Chaplin, che ha smontato il meccanismo della seriosità con la serietà poetica del ridere. Ecco, oggi ci vogliono politici capaci di cogliere i loro lati ridicoli". E Genova era davvero il luogo ideale, per fare da teatro a sguardi dissacranti: la tradizione è lunga, infatti: dalla goliardia della Baistrocchi all'umorismo corrosivo della maschera di Gilberto Govi, dai personaggi creati da Paolo Villaggio a quelli di Maurizio Crozza.

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Che risata sia. Si parte giovedì 20 maggio: un convegno inaugurato da Edoardo Sanguineti con interventi di Siro Ferrone, Moni Ovadia, Gioele Dix. Durante la prima serata, il sindaco Marta Vincenzi consegnerà il premio speciale "Pensiero che ride" a Franca Rame per l'autobiografia "Una vita all'improvvisa". I comici saliranno alla ribalta con delle "serate d'onore": Dario Fo, Pupi Avati, Paolo Villaggio, Daniele Luttazzi e Alessandro Bergonzoni. Venerdì 21 maggio Gino Paoli e Sergio Staino inaugureranno quattro stanze espositive: quella che ricostruirà lo studio di Gilberto Govi, una dedicata al Signor Bonaventura di Sergio Tofano, un'altra per la mostra dei collage di Tonino Conte "Che cosa c'è da ridere" e un'ultima per i fumetti di Gualtiero Schiaffino. Le firme più graffianti, poi, si sfideranno a colpi di matita con le "Lavagne comiche": Sergio Staino si confronterà con Leonardo Brizzi, Vincino dialogherà con Federico Sanguineti, Massimo Bucchi con Simone Regazzoni. E sabato 22, dalle 20.30, maratona non stop di spettacoli fino a notte fonda tra i Palazzi di Strada Nuova. E siccome non c'è niente di più straniante  -  e comico  -  di vedersi attraverso gli occhi degli altri, quest'anno partirà il concorso "Risate dal mondo", per le migliori pagine comiche in italiano scritte da stranieri: le opere dovranno essere inviate, anche via web entro il 10 maggio.