LICIO GELLI : "BERLUSCONI NON E' STATO ALL'ALTEZZA NEL REALIZZARE IL PIANO RINASCITA"

Licio Gelli è un fiume in piena, ed esplode nel nuovo numero dell’Espresso, uscito stamattina nelle edicole (l’intervista non si trova ancora on-line):"La democrazia è una brutta malattia, una ruggine che corrode. Guardi quello che accade in Grecia, in Spagna, in Portogallo: anarchia completa [...] E’ vero, gli uomini al Governo si sono abbeverati al mio Piano di Rinascita, ma l’hanno preso a pezzetti. Io l’ho concepito perché ci fosse un solo responsabile, dalle forze armate fino a quell’inutile Csm. Invece oggi vedo un’applicazione deformata [...] Su questo esecutivo ho grandi riserve, ci sono gli stessi uomini di vent’anni fa e non valgono nulla. Sanno solo insultarsi e non capiscono di economia. Tremonti è un tramonto. Il Parlamento è pieno di massaggiatrici, di attacchini di manifesti e di indagati. Chi è sotto inchiesta dev’essere cacciato al primo istante, al minimo sospetto [...] Berlusconi deve essere meno goliardico, certamente non condivido ciò che accade per sua volontà. Non vedo in lui il realizzatore del Piano di Rinascita, non è adatto. Inoltre non ha molti collaboratori di valore. La Lega per me è un pericolo, sta espropriando la sostanza economica dell’Italia. Le bizzarrie di Umberto Bossi hanno già diviso il Paese. Bisogna dire basta [...] Non bisogna riformare solo la giustizia, ma prima di tutto l’Economia e la Sanità. Il popolo oggi patisce, non arriva al 20 del mese. Qui siamo oltre i margini della rivolta. Siamo alla Bastiglia".

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Hey no no no no no, fermi un attimo, stopstopstop. Ma come, sono 20 anni che Gelli gode, esulta, si compiace dei successi papali, tanto da pretenderne scherzosamente i diritti d’autore, e mò che siamo ad un passo dalla "Rinascita", questo che fa? Mi boccia tutti, tutto uno schifo, Berlusconi, Governo, Ministriiiiiiii? Ennoeh, questo che significa? Cos’è, un invito a ritornare sulla strada "Maestra", a darci dentro ora più che mai? O Gelli è solo imbufalito per i recenti guai con il fisco, e magari vuole lanciare un messaggio a chi di dovere? La devo prendere bene, e cioè che non siamo ancora arrivati al progetto letal-massonico, o la devo prendere male, malissimo anzi, che tutto è andato a stra-puttane, e siamo già oltre, putrescenza istituzionale plurima, eccessiva persino per il Venerabilissimo?

da:

http://www.agoravox.it/Licio-Gelli-Shock-sto-Governo-fa.html


POMIGLIANO PUZZA DI FASCISMO: SARA' LA TOMBA DELLA CLASSE OPERAIA

Non sentite l'odore del fumo ? E' il titolo di un vecchio libro di Danilo Dolci che metteva in guardia dai pericoli del ritorno della barbarie nazifascista.L'acre odore di fumo nero non si sentiva così forte dall'inizio degli anni '70, dai tempi in cui nacque la strategia della tensione, che iniziò con la strage di Piazza Fontana e che aveva un solo obiettivo, spezzare con la violenza l'ascesa politica della classe operaia dopo l'autunno caldo del 1969. Le aggressioni di Berlusconi alla costituzione antifascista, a partire dall'articolo 41, e il ricatto inaccettabile di Marchionne ai lavoratori di Pomigliano d'Arco, sono fatti inquietanti da non sottovalutare, che parlano della volontà delle classi dominanti di sovvertire le regole della Repubblica che sono da intralcio ai progetti autoritari della borghesia italiana, finalizzata ad ridistribuzione della ricchezza ancor più a favore dell'oligarchia finanziaria e industriale del nostro paese. D'altronde il fascismo, nella sua concretezza storica, non fu altro che lo strumento illegale e violento con cui agrari e industriali schiacciarono le lotte operaie e contadine del 1919-'20, periodo storicamente ricordato come biennio rosso. Siamo lì. Le differenze ci sono, nei mezzi, per ora.

 

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Ci sono perché la possibilità che la oligarchia capitalista e la sua rappresentanza politica odierna, diano vita ad una svolta reazionaria è stata spianata loro sia dai governi di centro sinistra con personaggi come Amato, D'Alema, Prodi, Padoa Schioppa, Treu, solo per citarne alcuni (anch'essi protagonisti di lunghe stagioni di precarizzazioni del lavoro e privatizzazioni), che non hanno fatto altro che sterrare la strada asfaltata da Berlusconi e dai suoi camerati; sia da sindacati confederali che hanno concertato in nome del mercato ogni sorta di richiesta padronale.

Dal 1980 ad oggi ne hanno fatte di tutti i colori e si sono mangiati tante delle conquiste operaie ottenute con il ciclo di lotte degli anni '70, dalla scala mobile al diritto di sciopero. Ora siamo all'affondo, senza che ad opporsi vi sia un partito dei ceti poveri, senza che a resistere vi sia un sindacato generale della classe dei lavoratori.

Se riflettiamo sui due fatti simbolo di questi giorni, l'aggressione Berlusconiana alle garanzie sociali contenute nella costituzione, cancellando l'esplicito riferimento all'articolo 41, dove è scritto che l'attività economica privata "non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza , alla libertà, alla dignità umana" , e il ricatto di Marchionne, il nuovo Valletta della FIAT, attraverso il quale il diritto individuale di aderire a uno sciopero, sancito dall'articolo 40 della Costituzione, diviene oggetto di provvedimento disciplinare fino al licenziamento, ci rendiamo conto che siamo ad un passaggio di una gravità senza precedenti.

Non che non fosse evidente da anni che la globalizzazione capitalista stesse facendo piazza pulita di ciò che rimaneva dei diritti dei lavoratori, ormai è da tempo che i padroni non chiudono più solo perché sono in crisi, ma anche se guadagnano e molto, smantellano tutto per andarsene dove guadagno più, potendo sfruttare il lavoro ad un costo inferiore, lasciando i lavoratori per strada alla fame.

Del compromesso costituzionale del 1948 vogliono cancellare tutto ciò che riguarda le tutele sociali e i diritti dei lavoratori, dello Statuto dei Lavoratori vogliono cancellare tutto.

Fermarli non sarà facile, quello che si può e si deve fare, pur nell' assoluta indipendenza di giudizio politico, di autonoma collocazione e organizzazione politica, è unire le forze per la massima resistenza possibile.

Ci sono forze politiche, sindacali, disposte a dare vita a un Movimento di Resistenza che abbia la forza reale di far pagare ai padroni la crisi, di far rimangiare a Berlusconi i suoi tentativi reazionari ? Se ci sono si facciano avanti, è ora !
http://www.spoletonline.com/index.php?page=articolo&id=131820


DARIO FO - " FIRMO ARTICOLI CON VOI: PRONTO AD ANDARE IN CARCERE!"

«Sto guardando la tv, è incredibile quello che sta accadendo, quel che sta dicendo Berlusconi, quel che gli risponde la platea... cos’è che volevi?». Cos’è che volevamo da Dario Fo? Ecco, ci serviva un testimonial di lusso, qualcuno che coprisse con la sua autorevolezza internazionale tutto quello che faremo come giornalisti per forzare il blocco imposto dalla legge bavaglio. Disobbedienza civile, violare una legge fascista, rischiare direttamente, a questo siamo. «Ma aspetta, perché non siamo alle solite, te l’ho detto, strano, il teatro non è più lo stesso...».
Coraggio, che accade?
«Berlusconi non sta banalmente andando giù pesante con le parole, è oltre la pesantezza, oltre il copione, improvvisa sgangherando e la platea di confartigianato se n’è accorta. È abbastanza terribile, non era mai successo prima. Lui sta lì a cercare il plauso, il segno dell’incontro ma non lo trova, è un’esperienza angosciosa per un attore, deve esserlo anche di più per un politico. E non ci ha provato una volta sola, niente da fare non ci riesce».

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Sì, ma smettiamo: ascoltarti è peggio che vedere, niente di più inquietante di un flop in diretta raccontato da te...
«Lascia che dica: sembra un finale di partita, livido. Bersani ha fatto bene a rispondergli secco. Dunque, sì, accetto, firmo, sottoscrivo le cose a rischio. Non ti lasciano spazi, hanno imposto di nuovo la fiducia e vanno giù dritti. Quello che fa, il modo con cui smantella gli istituti del diritto in questo paese è illegale».

Ti farai carico allora di ciò che comporta questa assunzione di responsabilità?
«Tranquillamente. È una vita che siamo costretti a non accettare le indicazioni di percorso. E a risponderne, non sono nuovo a questo genere di resistenza, del resto l’unico modo per reagire è questa: disobbedire, la disobbedienza civile».

Dicevi che «conosci la strada»...
«Certo, sono già finito in galera giusto perché non accettavo le regole. Roba seria, c’era un prefetto di mezzo. Ma mi hanno dato ragione e hanno anche condannato chi mi ha arrestato perché era anticostituzionale quell’arresto».

Bravo: sembri sereno di fronte all’ipotesi di finire «dentro»...
«Cosa vuoi, alla mia età un po’ di galera ogni tanto fa bene. Anzi, farebbe bene a tanta gente che invece non ci va mai. Invece credo che se qualcuno ci andrà sarò ancora io. Non per far la vittima, ma non vedo nell’immediato un’ondata di coraggiosi pronti a farsi carico».

Amarezza? Sarcasmo?
«Mannò. Sai, non bisogna lasciarsi andare alla proiezione meravigliosa del popolo che si getta in avanti. E anche tra i politici diciamo che il coraggio non è, attualmente, la dote più in vista».

Capito: solo saggezza...
«Esatto. Qualcuno dirà: gli hanno dato il Nobel, cosa cavolo vuole adesso, anche la galera? Sai che ti dico? In una paese come il nostro, finire in cella è un onore. Se pensi che chi invece dovrebbe finir dentro è al potere. Ecco dove ci hanno sbattuti: questo è snobismo forte. Mi vien quasi da ridere, anzi rido. Ripenso a quel che ho visto in tv un attimo fa, a quello spettacolo agghiacciante, e sto parlando solo di uno schema teatrale. Scena rara e penso che solo una risata possa sciogliere il ghiaccio che riversa sulla platea, industriali e telespettatori. Solo che per ridere senza isterismi ci vuole una forza morale non consueta».

Ci risiamo: una risata vi seppellirà. Intanto ci viene niente da ridere e quel signore sta seppellendo democrazia e paese...
«Sì, sì, lo so. Mi dò un po’ di arie per via dell’età e di quel che ho visto e passato, di quel che so del teatro. Sai cos’è l’orizzonte? Ecco, non devi temere, la strada c’è sempre basta saperla vedere. Ora siamo al buio, concordo, siamo o dovremmo essere frastornati perché è così che ci vogliono. E un po’ lo siamo davvero. Ma conviene non perdere bussola e lucidità. Ricordandoci che dipende da noi, sempre da noi. Intanto, coviamo una immensa risata, servirà».

 

da L'Unità


ISRAELE VERSO LA CATASTROFE

Era inevitabile che accadesse. L’insensato atto di pirateria militare israeliano contro il convoglio navale umanitario con la sua tragica messe di morti e di feriti non è un fatale incidente, è figlio di una cecità psicopatologica, della illogica assenza di iniziativa politica di un governo reazionario che sa solo peggiorare con accanimento l’iniquo devastante status quo. Di cosa parliamo? Dell’asfissia economica di Gaza e della ultraquarantennale occupazione militare delle terre palestinesi, segnata da una colonizzazione perversa ed espansiva che mira a sottrarre spazi esistenziali ad un popolo intero. Dopo la stagione di Oslo, il sacrificio della vita di Rabin, non c’è più stata da parte israeliana nessuna vera volontà di raggiungere una pace duratura basata sul riconoscimento del diritti del popolo palestinese sulla base della soluzione due popoli due stati. Le varie Camp David, Wye Plantation, Road Map sono state caratterizzate da velleitarismo, tattiche dilatorie e propaganda allo scopo di fare fallire ogni accordo autentico. Anche il ritiro da Gaza non è stato un passo verso la pace ma un piano ben riuscito per spezzare il fronte politico palestinese e rendere inattuabili trattative efficaci. Abu Mazen l’interlocutore credibile che i governanti israeliani stessi dicevano di attendere con speranza è stato umiliato con tutti i mezzi, la sua autorità completamente delegittimata. 

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L’Autorità Nazionale Palestinese è stata la foglia di fico dietro alla quale sottoporre i palestinesi reali e soprattutto donne, vecchi e bambini ad una interminabile vessazione nella prigione a cielo aperto della Cisgiordania e nella gabbia di Gaza resa tale da un atto di belligeranza che si chiama assedio. Ma soprattutto l’attuale classe politica israeliana brilla per assenza di qualsiasi progettualità che non sia la propria autoperpetuazione. 

È riuscita nell’intento di annullare l’idea stessa di opposizione grazie anche ad utili idioti come l’ambiziosissimo “laburista” Ehud Barak che per una poltrona siede fianco a fianco del razzista Avigdor Lieberman. Questi politici tengono sotto ricatto la comunità internazionale contrabbandando la menzogna grottesca che ciò che è fatto contro la popolazione civile palestinese garantisca la sicurezza agli Israeliani e a loro volta sono tenuti sotto ricatto dal nazionalismo religioso di stampo fascista delle frange più fanatiche del movimento dei coloni, una vera bomba ad orologeria per il futuro dello stato di Israele. 

La maggioranza dell’opinione pubblica sembra narcotizzata al punto da non vedere più i vicini palestinesi come esseri umani, ma come fastidioso problema, nella speranza che prima o poi si risolva da solo con una “autosparizione” provocata da una vita miserrima e senza sbocco. Le voci coraggiose dei giusti non trovano ascolto e anche i più ragionevoli appelli interni ed esterni come quello di Jcall, vengono bollati dai falchi dentro e fuori i confini con l’infame epiteto di antisemiti o antiisraeliani. Se questo stato di cose si prolunga ancora il suo esito non può essere che una catastrofe. (Moni Ovadia)

DAL BLOG DI Maus


DARIO FO SU ILARIA ALPI. [FIRMA L'APPELLO PER ILARIA]

Dario Fo: “Ilaria Alpi faceva il suo mestiere fino in fondo e con coraggio. L’ho conosciuta da bambina, Ilaria. Sono molto amico del padre e della madre”.  Nella sua casa milanese, Dario Fo accetta di parlare del suo legame con la famiglia Alpi e traccia un ritratto della giornalista uccisa il 20 marzo 1994 in Somalia. Insieme alla moglie Franca Rame, il premio Nobel si unisce all’associazione Ilaria Alpi e firma l’appello per chiedere a politica e magistratura di fare finalmente luce sull’assassinio di Ilaria e Miran Hrovatin. “La verità si può raggiungere - dice -, ma devono impegnarsi tutti”.
Com’era Ilaria?
“Prima di tutto, era una ragazza di grandissimo coraggio, con un grandissimo senso della documentazione, dell’informazione. Aveva il coraggio di rompere con gli indugi che molte volte si hanno su problemi così difficili e soprattutto pericolosi. Perché in quei casi è come andare a parlare della mafia internazionale”.
Ma Ilaria non aveva paura.
“Ilaria sapeva benissimo di rischiare molto. Mi ricordo che qualche suo collega diceva: ‘Il suo coraggio è straordinario, ma dovrebbe rallentare un po’, perché è nel mirino’. Io ribattevo: ‘Ma dillo a lei’. La risposta era sempre: ‘Gliel’ho detto, ma non ascolta’. Questo era il suo mestiere e il mestiere lo si fa fino in fondo. Se ci si comincia ad autocensurare vuol dire che è meglio cambiare mestiere”.

 

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Che idea si è fatto del caso?
“C’era un gioco di mercato sulle armi, sulla droga, su non so cos’altro. Giochi bassi e infami di questa cricca di militari, di uomini politici, di ogni nazione si può dire. E c’erano di mezzo anche la nostra polizia e la nostra politica. All’epoca anche certi atteggiamenti della magistratura non mi sono piaciuti, oltre a quelli della politica”.

E ora?
“Si finge ancora di non sapere nulla. Sappiamo che c’è di mezzo il governo italiano, come sempre. Conosco bene il fatto, perché ho scritto anche due articoli su La Repubblica all’epoca, quando era appena successa la vicenda”.

È possibile secondo lei arrivare a una verità sul caso?
“Io dico che impegnandosi ci si può riuscire, perché i tempi sono giusti. Per esempio, anche gli americani hanno preso ora posizioni diverse. C’è proprio un clima diverso”.

Firma e diffondi l’appello per Ilaria e Miran

Tratto da:
ilariaalpi.it


Torna in scena "COPPIA APERTA QUASI SPALANCATA" di DARIO FO E FRANCA RAME

La coppia e i suoi luoghi comuni sono al centro dello spettacolo COPPIA APERTA QUASI SPALANCATA di Dario Fo e Franca Rame, per la regia di Eugenio de’ Giorgi, interpretato da Alberto Faregna e Dominique Evoli. L’Associazione Teatrale Duende di Milano riprende uno dei testi più famosi e dissacranti del premio Nobel, scegliendo di giocare con il luogo comune per eccellenza della contestazione antiborghese: quello della - teorica - libertà assoluta nei comportamenti sessuali della coppia. È la storia grottesca di due coniugi alle prese con un matrimonio che sta andando alla deriva: la “coppia aperta” è un'invenzione del marito per giustificare le sue infedeltà di immaturo, vanaglorioso Don Giovanni, con comico strazio della moglie ridotta a maldestri tentativi di suicidio. Fino a che di questi vantaggi gode il maschio tutto bene, ma cosa succede quando la donna, superate le iniziali ritrosie, decide di prendersi la sua parte di libertà? “Coppia aperta quasi spalancata - scrive il regista Eugenio de' Giorgi - è un testo straordinario sulla relazione di coppia. Dopo vent’anni non è cambiato per niente. Si finge una parità, una normalità, ma le conquiste delle donne e il rapporto con l’altro, sono sempre al limite. Non a caso i matrimoni sono in forte calo, ed i rapporti sono più che mai aperti. È un bene? un male? Non è questo il problema.”Sono passati un po' di anni dalla prima rappresentazione di questo testo, eppure la forza e l’attualità di quest'opera sono più che mai evidenti. “Una cosa che adoro – prosegue il regista - del teatro di Fo e Rame è la forza del linguaggio popolare ed il messaggio sempre attuale e ironico.”

Dal 19 al 29 maggio 2010
Teatro Olmetto – Associazione Teatrale Duende
COPPIA APERTA QUASI SPALANCATA
di Dario Fo e Franca Rame
regia di Eugenio de' Giorgi
con Alberto Faregno e Domenique Evoli

PREZZI BIGLIETTI:
Intero: 19.00 €
Ridotto under 26 e convenzionati: 15.00 €
Ridotto over 60 e allievi TP (con carta TPCLUB): 11.00 €
TP CARD (solo per la 1° e la 2° replica, tutte le Serate Allievi ove programmate): 2.00 €

ORARIO SPETTACOLI:

Lunedì – Sabato:  ore 21.00
Domenica: ore 16.00
Riposi:  25 maggio.                           

ORARIO BIGLIETTERIA

Lunedì – Venerdì:  15.00 – 19.00
Sabato:   19.00 – 21.30
Domenica:       14.00 – 16.30
Biglietteria serale nei giorni di spettacolo: 19.00 – 21.30