MESSAGGIO SALVA VOTANTI

Le elezioni si svolgeranno in tutta Italia domenica 28 e lunedì 29 marzo, ma potete arrivare anche martedì  e mercoledì della stessa settimana perché tanto troveremo un decreto interpretativo per i ritardatari, naturalmente questo privilegio è solo per gli elettori del Presidente, perché noi siamo il Partito del fare, nel senso che possiamo fare quel cazzo che ci pare.


MILANO 6 MARZO: PROIEZIONE DEL FILM DI FELICE CAPPA "BINARIO 21"

Presentazione di Liliana Segre e Felice Cappa
Ingresso libero
 Sabato 6 marzo, ore 18.30, verrà proiettato presso l’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo, Binario 21, film di Felice Cappa con Moni Ovadia, ispirato dall'omonimo libro tratto dal poema di Yitzak Katzenelson, deportato e ucciso ad Auschwitz, Il canto del popolo ebraico massacrato.Ad Auschwitz, il luogo simbolo della tragedia della Shoah e oggi del suo ricordo, si incrociarono il destino di Liliana Segre, deportata dal Binario 21 della Stazione di Milano, e del poeta polacco Yitzak Katzenelson, prima passato attraverso la disperazione del ghetto di Varsavia.

 

 

Entrambi sono in modi diversi sopravvissuti: la prima diventando testimone oculare della Shoah, il secondo lasciandoci uno straordinario documento poetico sullo sterminio, scritto durante la prigionia.
 Il film, prodotto da Rai Trade, costituisce l'adattamento televisivo dello spettacolo teatrale di Moni Ovadia, completato dal racconto di Liliana Segre, che ha ottenuto la menzione speciale Premio Prix Italia 2009.
Prima della proiezione, Liliana Segre e Felice Cappa presenteranno il libro che accompagna il dvd, edito da Promo Music Books.

MONI OVADIA. Nato a Plovdiv (Bulgaria) da una famiglia ebraica - sefardita, trae la sua ispirazione dalla cultura yiddish, che ha contribuito a far conoscere in Italia e in Europa sviluppando una lettura contemporanea e unica nel suo genere. Fra i suoi spettacoli recenti si ricordano Kavanàh e La bella utopia.
FELICE CAPPA. Giornalista, autore e regista. Nel 2009 ha presentato alla Biennale di Venezia il film Il sangue e la neve, ora edito da Promo Music Books con il libro Anna Politkovskaja.
LILIANA SEGRE. Arrestata come ebrea a 13 anni, venne deportata ad Auschwitz - Birkenau nel gennaio 1944. In seguito all'evacuzione del campo, affrontò la marcia della morte verso la Germania. Venne liberata il 30 aprile 1945 nel campo di Malchow. Sulla sua esperienza è stato pubblicato nel 2005 il libro di Emanuela Zuccalà, Sopravvissuta ad Auschwitz. Liliana Segre fra le ultime testimoni della Shoah, Edizioni Paoline. Nel 2006 l'Università di Trieste le ha conferito la laurea honoris causa in Giurisprudenza.


 Come raggiungerrci
L'Auditorium di Milano Fondazione Cariplo si trova in Largo Gustav Mahler  


L'Auditorium è facilmente raggiungibile con i seguenti mezzi:
TRAM
3 fermata davanti all'Auditorium
9, 29 e 30 fermata P. le XXIV Maggio
15 fermata Castelbarco/Giambologna
BUS
59 / 71 fermata davanti all'Auditorium
FILOVIA
90 e 91 fermata Tibaldi/Meda
METROPOLITANA
Linea 1 fermata Duomo + tram 3
Linea 2 fermata P. ta Genova + bus 59
Linea 2 fermata Romolo + filovia 90 e 91
Linea 2 fermata Famagosta + bus 59
Linea 3 fermata Duomo + tram 3
 



MILANO PIAZZA DUOMO 1 MARZO ORE 18.00: SCIOPERO IMMIGRATI CON FRANCA RAME E DARIO FO

..... Ci sono giorni che hanno il potere di fare una differenza, il prossimo primo marzo è uno di questi.
Probabilmente un solo sciopero non cambierà quasi nulla delle condizioni materiali delle migliaia di lavoratori migranti eppure c'è la necessità di tirare un sasso nello stagno dell'indifferenza, dello sfruttamento brutale nascosto dietro una patina di normalità, delle arance macchiate di sangue di Rosarno degli stupri, delle violenze e dei morti nei CIE, delle persecuzioni di tutti quelli, indigeni o migranti, che provano a rialzare la testa.
24 ore di astensione dal lavoro dei migranti per ribadire diritti fondamentali: alla vita, al lavoro, a condizioni di esistenza dignitose, che dovrebbero essere patrimonio di ogni essere umano, perché nessuna legge o nessuna disposizione amministrativa dovrebbe poter condannare una persona alla detenzione ed alla deportazione solo per la propria provenienza o pelle. Una giornata a vantaggio dei migranti ma non solo, perché non sono solo i migranti ad essere ostaggio di una retorica parafascista, diffusa a destra come a sinistra, che vuole il diverso come un perenne nemico, perché non sono solo i migranti ad aver paura dei venti xenofobi che fischiano in Europa perché un nemico torna sempre comodo, oggi il migrante, domani la donna, il dissidente, l'antifascista o il disfattista.
In un certo senso il 1 marzo è un giorno per tutti quanti quelli che non sono ulteriormente disposti a tollerare che vite umane vengano distrutte e calpestate in nome del profitto.

Appuntamenti :
26-02 h 21.00 incontro sullo sciopero @ kinesis tradate
27-02 h 15.00 presidio @ cologno monzese


MINZOLINI, UN TG DA GUERRA

Avvicinerò la realtà dell’informazione a quella che voi vivete ogni giorno nelle vostre case». Così disse Augusto Minzolini nel suo primo editoriale da direttore del Tg1. Ed aggiunse «avrò sempre in mente il dovere di informarvi in modo obiettivo e imparziale sui fatti che avvengono nel nostro Paese». Promesse non mantenute a più di otto mesi da quel giorno. La realtà delle case degli italiani è tutt’altra cosa rispetto alla vita delle farfalle e degli orsi polari, al ballo di moda e al campionato per decidere qual è la rosa più bella, notizie con le quali il direttore “alleggerisce” il notiziario. E di quell’informazione «obiettiva e imparziale» se n’è vista ben poca in questi mesi spesi a modellare sui desideri dell’editore di riferimento, che non è la Rai ma Berlusconi che direttore l’ha voluto facendo dal suo punto di vista un’ottima scelta, la realtà politica ed economica di un Paese in oggettiva e seria difficoltà.

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Al di là della quotidiana visione di parte della realtà il direttore non si risparmia in editoriali che possono essere considerati un’involuzione di quel «minzolinismo» con cui il suddetto assurse all’onore dei vocabolari. Il primo descriveva un modo di fare giornalismo spregiudicato, senza guardare in faccia al potente di turno, forniva il retroscena per comprendere la scena. Quello di oggi fa da megafono ad una sola voce. E fornisce l’interpretazione di parte della scena per non far conoscere il retroscena. Che troppe volte è meglio nascondere. Il punto massimo il nostro lo raggiunge in proprio. In quegli editoriali, almeno otto, forse di più, con i quali ha detto chiaro e tondo ai telespettatori del telegiornale della rete ammiraglia della Rai come la pensa lui. Dunque il Cavaliere.

«Fare editoriali è un mio diritto» disse alla Commissione di Vigilanza che lo convocò in ottobre. «Non sono un direttore militante ma un direttore istituzionale» che è stato «censurato» da attacchi «incomprensibili». Incomprensibile. Una parola che al direttore piace. Così definì la manifestazione in difesa della libertà di stampa che si svolse a Roma il 3 ottobre. «Non è a rischio la libertà di stampa ma nell’informazione è in atto uno scontro di poteri e la manifestazione fotografa una disparità perché è stata convocata contro la decisione del premier di querelare Repubblica e l’Unità» mentre quelle che colpiscono giornali di diverso orientamento non sarebbero contestate allo stesso modo. Cominciò Minzolini con la «linea della moderazione e non del gossip» scelta per non raccontare ai telespettatori la vicenda D’Addario a Palazzo Grazioli, escort, Tarantini e quant’altro. «Abbiamo assunto una posizione prudente» che tale non è stata due righe dopo quando il direttore ricordò «la vicenda della foto di un collaboratore di Prodi ripreso in una situazione scabrosa».

La regola vale, ma non per tutti. Si appalesa il Minzo pensiero a corredo di tutti gli eventi in cui c’è stato bisogno di difendere a spada tratta il Cavaliere. Scontata la solidarietà e la richiesta di «un clima di rispetto» quando Berlusconi fu aggredito a Milano. Ma sempre di parte quando si spende sulla necessità di una riforma della giustizia e sul ripristino di una forma di immunità, ogni volta che c’è un possibile coinvolgimento di Berlusconi o dei suoi. Si arriva così al più recente editoriale, quello dell’altro giorno sull’uso delle intercettazioni «che non sono prove, ma siamo in campagna elettorale». Inesorabile risbuca la teoria cara al Gran Capo. La giustizia è ad orologeria. E l’allarme suona sempre per gli stessi. Meno male che Minzolini c’è.

di Marcella Ciarnelli  Da L'Unità