[VIDEO] LA CADUTA DI BERLUSCONI
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Debutta al Piccolo in prima mondiale assoluta il nuovo spettacolo con cui Dario Fo e Franca Rame raccontano la storia del Vescovo di Milano. Trascorsa l’estate ad adattare per la scena il soggetto a cui ha dedicato il suo ultimo libro, Dario Fo è giunto alla naturale conclusione di dividere la scena con la compagna di una vita, Franca Rame, che insieme a lui nell’ultimo mezzo secolo ha vissuto la città da protagonista non solo della sua vita culturale ma anche di battaglie civili e impegno politico. Nello svolgersi del lavoro drammaturgico, quelli che erano due grandi monologhi (Ambrosius e All’improvvisa) sono quindi confluiti in un unico testo a due voci, che ha preso corpo in Sant’Ambrogio e l’invenzione di Milano.
La biografia della coppia si sovrappone alla storia della loro città dal dopoguerra ad oggi, nel segno del coraggio e dell’indipendenza intellettuale di cui Ambrogio è stato esempio tanti secoli prima.
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Dario Fo e Franca Rame si presentano al pubblico del Piccolo Teatro con uno spettacolo in prima assoluta su Ambrogio, patrono di Milano a cui diede massimo lustro e davanti al quale s’inchinarono imperatori, papi e vescovi, e oggi si trova ad essere quasi uno sconosciuto nella sua città…
Così si dipana sulla scena il viaggio avventuroso alla scoperta della vita di Ambrogio e, contemporaneamente, delle radici di Milano. Il racconto è accompagnato da grandi proiezioni di disegni e pitture, con la regia multimediale di Felice Cappa, che fanno rivivere i protagonisti delle vicende e mostreranno una Milano poco nota, con piazze e architetture degne di una città che è stata capitale dell’impero romano.
locandina
Teatro Strehler
dal 6 all'11 ottobre 2009
Orario spettacoli
Sant'Ambrogio e l’invenzione di Milano
di e con Dario Fo e Franca Rame
regia multimediale Felice Cappa
videoimmagini a cura di V-Factory
un progetto di Change Performing Arts
prodotto da CRT Artificio
prezzi
SERIE BLU
Platea:
Intero € 24,50
Ridotto card Gio/Anz € 20,00
Balconata:
Intero € 21,50
Ridotto card Gio/Anz € 17,00
SPETTACOLO IN ABBONAMENTO
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Informazioni e prenotazioni
Servizio telefonico 848.800.304
(max 1 scatto urbano da telefono fisso)
Per chi chiama dall'estero tel. +39 02.42.41.18.89
Teatro Strehler
da lunedì a sabato 9.45-18.45;
domenica 10-17.
festività (solo nei giorni di spettacolo) 10-17
Gruppi e pubblico organizzato
Per informazioni su biglietti e abbonamenti per i gruppi organizzati, pomeridiane per le scuole, spettacoli educational, rivolgersi al Servizio Promozione Pubblico e Proposte Culturali.
tel. 02 72.333.238/237/215/214
e-mail: [email protected]
A Mike Bongiorno dobbiamo, senza tergiversare sui termini, uno dei punti più alti della televisione italiana delle origini. Con i suoi programmi e il suo modo di fare, le ha dato un grandissimo avvìo, in anni in cui il Paese ricominciava a godersi la vita dopo la terribile parentesi della guerra. Ha poi regalato un impulso incredibile, di idee e di lavoro, alla tv commerciale di Silvio Berlusconi. Eppure come altri lo dico con assoluto distacco, soprattutto in questa occasione negli ultimi anni è stato allontanato. Un benservito in tarda età. Era un uomo molto spiritoso, Mike. Un uomo simpatico. E le sue qualità le impiegava nel modo migliore, corroborandole con il re dei catalizzatori: la coscienza dei propri limiti.
Ho avuto l’occasione di parlargli a lungo.
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Abbiamo chiacchierato un’intera serata, lo ricordo benissimo, a casa di amici. In tutta confidenza. E lui rivelò non me lo aspettavo, confesso un’intensità umana insospettabile. Non si mise mai al centro della conversazione. Riuscì ad esserne parte integrante con la sua curiosità. Era intellettualmente a caccia di risposte, non per deformazione professionale, bensì per desiderio di allargare coscienza e conoscenza. Da una star della televisione, nutrita da anni e anni di superpopolarità, non ci si aspetterebbe una simile disposizione, un atteggiamento così “umile” e aperto.
Infine, come dimenticare le dimostrazioni di coraggio date nella giovinezza? Partigiano, subì il carcere. Si è mostrato, nonostante l’età, un uomo di grande coraggio. Un uomo consapevole di cosa significhi dignità. Un ragazzo (per l’anagrafe allora era tale) pieno di forza d’animo.
Quando muore un’icona popolare come lui, può apparire facile il parlare, il commemorare, il ricordare. Non è così. Credo occorra per non sbagliare fare appello all’equità, alla storia, al costume di un’Italia in cui Bongiorno ha rappresentato qualcosa e quel qualcosa ha portato avanti per molto tempo. Credo occorra, forse e soprattutto, essere onesti. Non distorcere, non ingigantire, non minimizzare. Non tradire.
http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=21787&sez=HOME_SPETTACOLO&npl=&desc_sez=
Ne abbiamo rimandati indietro 75. Molti erano bambini, molte erano le donne. Tutti somali, ovvero provenienti dal paese africano con la situazione più drammatica. Un paese dove comandano i signori della guerra, i capi tribù, dove la miseria e le malattie sono spaventose, dove la vita, di chiunque, uomini, donne e bambini non vale nulla. Dove la violenza è qualcosa di inimmaginabile, dove non esiste legge e giustizia, dove non c'è un governo che ti possa proteggere.
Li abbiamo avvistati questi poveretti, li abbiamo avvistati fuori dalla acque territoriali italiane. E siccome con i loro gommoni si dirigevano "inequivocabilmente" verso le coste della Sicilia orientale, li abbiamo rispediti in Libia.
La Libia, come tutti sanno, è un paese dittatoriale, il suo capo supremo è un colonnello dell'esercito, Gheddafi, e la Libia è un paese dove non sono rispettati i diritti e le libertà individuali, gli oppositori di Gheddafi vengono incarcerati, e i profughi finiscono in campi di concentramento.
E noi rimandiamo i 75 somali, che si appellano al diritto di asilo, in un paese dittatoriale che non permette controlli da parte dell'Onu. E mentre rispediamo i 75 poveretti in un paese come la Libia, vediamo che il nostro presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, presenzierà alle celebrazioni per i 40 anni di potere del colonnello Gheddafi, e le nostre forze armate, per l'occasione, e per festeggiare questo delizioso evento, manderanno le Frecce Tricolori. Nel frattempo Berlusconi metterà la prima pietra, gesto altamente simbolico, della futura autostrada che attraverserà da ovest verso est l'intera Libia, e che neanche a dirlo sarà costruita con uomini e capitali italiani.
Ma che bello. Festeggiamo un dittatore, rimandiamo indietro dei poveretti, ci prendiamo gli strali dell'Onu proprio per questo, e poi tocca sentire l'Umberto Bossi che annuncia la sua visita in Vaticano (ma in Vaticano con chi? E chi li riceve?) con Roberto Calderoli, una visita per chiarirsi. Chiarirsi su cosa? Chiarirsi sulle polemiche delle ultime settimane. La Lega non è razzista. Proprio no. Anzi, secondo Bossi, "è l'unica forza politica con radici cattoliche".
Bossi non può non sapere che esattamente il contrario, che è proprio nel collasso di quelle radici cattoliche, soprattutto del nord est che può nascere un movimento come la Lega, che non ha nulla a che vedere con quella tradizione cattolica e solidarista, ma è profondamente atea - tra ampolle, druidi, medievismi farlocchi - e anticattolica, persino eretica per certi versi, se questo termine significa qualcosa. Perché mescola riti della tradizione cristiana con rivisitazioni focloristiche neopagane. Nessuno si è dimenticato - ad esempio - dei matrimoni "leghisti". E tutto questo in Vaticano lo sanno assai bene.
E intanto giorno dopo giorno, questo paese sta diventando sempre meno ridicolo e sempre più cupo, volgare, torbido e inquietante. Che fare? (Roberto Cotroneo)
In a videocracy the key to power is the image. In Italy one man only has kept the domination of the image over three entire decades. As a TV-magnate and then as Presidente, Silvio Berlusconi has created a perfect system of TV-entertainment and politics.
Like no one else he has influenced the content of commercial television in Italy. His TV-channels, known for their over-exposure of almost naked girls, are seen by many as a mirror of his own taste and personality.
Director Erik Gandini lives in Sweden but was born and brought up in Italy.
In Videocracy he returns to his country of birth portraying from the inside the consequences of a TV-experiment that Italians have been subjected to for 30 years. He gets a unique access to the most powerful spheres, even in the President’s summer resort in Sardinia. Unveiling a remarkable story, born out of the scary reality of TV-republic Italy, a country where the step from TV-showgirl to Minister for Gender Equality is only natural.
Read what film festival heads of programming Francesco di Pace and Thom Powers says about Videocracy.
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Publicity Manager at The Venice Film Festival
Ann-Louice Dahlgren
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Susan Norget Film Promotion in Toronto (Sept. 9-19):
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Susan Norget: 917-833-3056
Charlie Olsky: 917-545-7260
Christine Richardson: 917-547-6876
Un altro nome si aggiunge al già nutrito cast di “Life in Piazza Grande”, la serata finale della terza edizione di Life in Gubbio che si terrà sabato 29 agosto (ore 21.30) e che avrà anche quest’anno l’onore di essere diretta da un conduttore d’eccezione: Paolo Bonolis. Al Premio Oscar Nicola Piovani (Premio Il Senso di una vita per la Musica) e a Gigi Proietti (Premio Il Senso di una vita per il Teatro) si aggiunge ora il Premio Nobel per la Letteratura Dario Fo che riceverà il Premio Il Senso di una vita per la Cultura. Fo, inoltre, sarà sul palco allestito in Piazza Grande anche il 1 settembre con il suo spettacolo “Da Giotto a Mistero Buffo”.
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I riconoscimenti “Il senso di una vita” vengono assegnati a grandi protagonisti dello spettacolo e della cultura come Alda Merini, Sergio Zavoli, Luciano Ligabue, Oliviero Toscani, Antonio Albanese e Dori Ghezzi che hanno ritirato il riconoscimento nelle passate edizioni. Sul palco allestito nella suggestiva cornice di Piazza della Signoria, nel centro storico della cittadina umbra, si alterneranno inoltre grandi musicisti come Stefano Di Battista, accompagnato dal suo jazz Quintet e il giovane prodigio della chitarra Giovanni Baglioni. Ma non saranno solo musica e teatro le protagoniste della serata grazie all’importante presenza dello scrittore Erri De Luca.
Vi state sbagliando tutti sul mio conto. Chi vi parla è il Presidente del Governo italiano Silvio Berlusconi in persona.
Ognuno di voi è uso giudicarmi leggendo in superficie quello che faccio e dico. Se pubblicamente racconto una barzelletta un po’ facile e magari leggermente volgare, ecco che subito mi catalogate con l’epiteto di bandeleur, cioè intrattenitore da osteria, o se preferite da bar.
Io so bene che in quel momento le persone colte e raffinate – o che si credono tali – arricciano il naso e commentano: “Ecco un ridanciano grossolano al livello di rappresentante di commercio!”
Ma in quel momento io sto scegliendo i miei più che probabili sostenitori; e per farmi applaudire dalla gente facile di bocca buona, che è la più numerosa, devo forzatamente scontentare i palati di gusto sottile.
Ma di loro, di questi ultimi, non mi importa un accidente, io cerco di piacere al popolo, non quello cantato da Seneca, ma quello più alla mano e accondiscendente: degli stadi, delle gite fuori porta, degli appassionati ai reality show che ho scelto io proprio per loro, e soprattutto quello di maschi e femmine che si spaparanzano sulle spiagge nel weekend.
No! Sia chiaro, io non disprezzo la cultura, il mondo degli intellettuali raffinati, tutt’altro… anzi, quando ne ho bisogno li vado a cercare e me li compro, e mi pago anche i piaggioni. So benissimo che il novanta percento di quello che questi leccapiedi dicono nei miei riguardi è falso, che quando mi esprimono ammirazione e stima stanno vergognosamente adulandomi, ma mi servono anche quelli.
Chi è al potere spesso è assalito da dubbi e sensi di colpa nefasti che come sciame di mosche e tafani, ti girano intorno punzecchiandoti la coscienza.
E quindi un bel massaggio di piaggerie sfrontate è quello che ci vuole per tornare padrone di te.
Io ho studiato profondamente la questione, e dirò di più: ho ingaggiato un folto gruppo di ricercatori attenti e capaci perché scoprissero quali fossero gli interessi e i bisogni della gran parte del pubblico, e ho scoperto qualcosa che mi ha davvero sorpreso: la gente sceglie quello che tu, con il tuo potere, gli hai insegnato a preferire. I bisogni si creano così come si crea il gusto, la moda, perfino il senso comune delle cose, comprese la felicità, la bellezza… per non parlare del desiderio, e quando dico “desiderio” intendo il grande infinito cerchio che raccoglie dentro di sé i piaceri indispensabili della vita.
Sei annoiato, pieno di preoccupazioni, sfiduciato, senza futuro…? Bene, io ti do uno spettacolo nel quale assisti all’esibizione di gente come te, che rischia dentro una specie di carosello con vincitori e abbattuti, ma quello che alla fine è scelto dalla fortuna viene portato in trionfo. Era una nullità, d’accordo, ma ad un tratto eccolo famoso.
In verità nessuno di questi applauditi ha risolto il problema della vita, sono rimasti stupidi e vuoti come prima, ma quello che importa è che sono certi di avercela fatta, e comunicano a quelli che assistono al gran finale la convinzione sicura di trovarsi nel migliore dei mondi, dove ognuno, se vuole, può risultare vincente.
È per quello che quando tengo i miei discorsi di propaganda elettorale io prometto cose che so benissimo di non poter mai adempiere: c’è il terremoto? Un cataclisma? Ecco che io piombo in mezzo ai disperati, e come l’angelo dall’Annuncio felice, spargo fiducia e speranza gioiosa: “Niente paura! siate felici! Vedrete che in fondo questo disastro si trasformerà per voi in una straordinaria fortuna! Quanti siete? Quattromila, cinquemila, diecimila famiglie? Avrete tutti prima ancora che termini l’estate la vostra casa bellissima, comoda e indistruttibile, con i letti e tutta la mobilia offerta dal Governo, al vostro ingresso troverete fiori, frutta fresca e la biancheria ricamata con le iniziali personalizzate come mio presente personale”.
È una bufala, lo so! Non avrete mai quelle abitazioni prima che scenda il freddo dell’autunno! Nemmeno quando franerà la neve e scenderà il gelo dell’inverno avrete un tetto, delle pareti che vi proteggano… sarete ancora in tenda, minchioni!
Ma adesso intanto godete della speranza che io vi offro, nella vita non può essere tutto autentico e tangibile! Per questo ci sono i reality show!
Ma tornando al problema dell’onestà e della giustizia: ma cosa credete, miei accaniti detrattori di tutte le razze e congreghe?
Che personalmente io non sia cosciente di aver imposto una serie di atti anomali e contrari ad ogni regola di un paese civile? Che quelle leggi che ho imposto ai miei sudditi, volevo dire ai miei concittadini, da quella chiamata Lodo Alfano, all’ammazza processi, per non parlare del blocco delle intercettazioni, il diritto che mi sono preso di manovrare la televisione di Stato, pur trovandomi, personalmente proprietario di tre potenti reti private, non sia un’imposizione di regime autentico?
Ma miei cari, se mi permetto ingiustizie tanto smaccate, è perché sia i miei entusiasti elettori che la così detta opposizione me lo permettono. Anzi in certi casi, determinanti, come la legge sul conflitto di interesse, le opposizioni mi hanno offerto addirittura una mano, vedi D’Alema, grazie al quale siamo riusciti ad affossarla quella legge, per sempre!
E vi dirò che ogni volta che con i ministri del Pdl, noi si proponeva uno di questi mostri giuridici, molti dei miei collaboratori si dichiaravano fortemente preoccupati: “Attento, oltre che un atto illegale, siamo davanti ad uno schiaffo alla dignità nazionale! Una vera e propria provocazione! Con questa legge rischiamo che l’opposizione, stufa di angherie, si rivolti davvero, seguita da tutta quella massa di estremisti giunti ormai all’apice della tensione… si butteranno ad una vera e propria sommossa che rischia di sfociare in guerra civile!”
E invece? Bubbole! Qualche mugugno, al massimo una o due dimissioni dei soliti irriducibili, e poi il silenzio.
È ovvio che tutto ciò ci ha portati ad acquisire una specie di certezza di intoccabilità così da poter continuare a manomettere la Costituzione quando e come ci pare!
Al tempo in cui ero piccolo, voglio dire bambino, mi ricordo di una canzone di origine popolare che diceva: “Eppure da un poco di tempo il padrone ha paura” bum!… e chi potrebbe essere oggi il padrone talmente preoccupato, preso dal timor panico in vista del proprio futuro?
Ebbene son’ io in persona, Silvio il temerario!
Sì, vi confesso che per la prima volta ho paura!
Paura di che? - mi chiederete voi - Avete ragione, sembra una situazione impossibile, sono senz’altro il più importante fra tutti i padroni d’Italia.
È quasi inutile ricordare che possiedo la percentuale più alta di potere nel mondo della comunicazione: televisioni, radio, giornali, case editrici, mercato dei film, in cassetta e proiettati sul grande schermo, e sono una potenza anche nel mondo delle banche, delle assicurazioni, nell’edilizia, perfino nelle navi da crociera.
E allora da dove viene questa paura?
Vi sembra impossibile, vero? Eppure, se foste stati più attenti, io sto comunicando questa mia apprensione da tempo con le parole e i fatti, per non parlare del comportamento.
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"Devo moltissimo a mio moglie, il buon 70%, perchè mi ha insegnato che cosa è il teatro, essendo figlia d'arte con una esperienza di secoli nel suo dna, mi ha insegnato a stare in palcoscenico e e soprattutto mi ha insegnato una frase importante: 'In fondo è solo teatro'". Il premio Nobel per la letteratura Dario Fo omaggia con queste parole Franca Rame in una intervista a 'Faccia a faccia' su Rai 3. In merito al Nobel, Fo dice: "non ho mai pensato di non meritarlo perchè me l'hanno presentato bene, se vi leggete la ragione fondamentale della loro decisione si avrà l'idea che non si sono sbagliati di molto".