Ne abbiamo rimandati indietro 75. Molti erano bambini, molte erano le donne. Tutti somali, ovvero provenienti dal paese africano con la situazione più drammatica. Un paese dove comandano i signori della guerra, i capi tribù, dove la miseria e le malattie sono spaventose, dove la vita, di chiunque, uomini, donne e bambini non vale nulla. Dove la violenza è qualcosa di inimmaginabile, dove non esiste legge e giustizia, dove non c'è un governo che ti possa proteggere.
Li abbiamo avvistati questi poveretti, li abbiamo avvistati fuori dalla acque territoriali italiane. E siccome con i loro gommoni si dirigevano "inequivocabilmente" verso le coste della Sicilia orientale, li abbiamo rispediti in Libia.
La Libia, come tutti sanno, è un paese dittatoriale, il suo capo supremo è un colonnello dell'esercito, Gheddafi, e la Libia è un paese dove non sono rispettati i diritti e le libertà individuali, gli oppositori di Gheddafi vengono incarcerati, e i profughi finiscono in campi di concentramento.
E noi rimandiamo i 75 somali, che si appellano al diritto di asilo, in un paese dittatoriale che non permette controlli da parte dell'Onu. E mentre rispediamo i 75 poveretti in un paese come la Libia, vediamo che il nostro presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, presenzierà alle celebrazioni per i 40 anni di potere del colonnello Gheddafi, e le nostre forze armate, per l'occasione, e per festeggiare questo delizioso evento, manderanno le Frecce Tricolori. Nel frattempo Berlusconi metterà la prima pietra, gesto altamente simbolico, della futura autostrada che attraverserà da ovest verso est l'intera Libia, e che neanche a dirlo sarà costruita con uomini e capitali italiani.
Ma che bello. Festeggiamo un dittatore, rimandiamo indietro dei poveretti, ci prendiamo gli strali dell'Onu proprio per questo, e poi tocca sentire l'Umberto Bossi che annuncia la sua visita in Vaticano (ma in Vaticano con chi? E chi li riceve?) con Roberto Calderoli, una visita per chiarirsi. Chiarirsi su cosa? Chiarirsi sulle polemiche delle ultime settimane. La Lega non è razzista. Proprio no. Anzi, secondo Bossi, "è l'unica forza politica con radici cattoliche".
Bossi non può non sapere che esattamente il contrario, che è proprio nel collasso di quelle radici cattoliche, soprattutto del nord est che può nascere un movimento come la Lega, che non ha nulla a che vedere con quella tradizione cattolica e solidarista, ma è profondamente atea - tra ampolle, druidi, medievismi farlocchi - e anticattolica, persino eretica per certi versi, se questo termine significa qualcosa. Perché mescola riti della tradizione cristiana con rivisitazioni focloristiche neopagane. Nessuno si è dimenticato - ad esempio - dei matrimoni "leghisti". E tutto questo in Vaticano lo sanno assai bene.
E intanto giorno dopo giorno, questo paese sta diventando sempre meno ridicolo e sempre più cupo, volgare, torbido e inquietante. Che fare? (Roberto Cotroneo)