GIOTTO DI DARIO FO: CESENA TUTTO ESAURITO E SGARBI LO INVITA A SALEMI

Monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, ha proibito la messa in scena dello spettacolo di Dario Fo dal titolo "Giotto o non Giotto?" la cui messa in scena era in programma nella piazza antistante la basilica superiore della città.
Sulla vicenda è intervenuto il sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi: "Metto il mio ruolo di sindaco al servizio di quello di critico d'arte, in nome della verità, e propongo a Dario Fo di rappresentare il suo spettacolo 'Giotto o non Giotto?', proibito dal vescovo di Assisi, nei vasti spazi della Chiesa Madrice in Piazza Alicia a Salemi".

"Vero che nel mutamento di contesto - ha spiegato Sgarbi - sembrerebbe diminuire il senso dello spettacolo, in assenza del tema del contendere, e cioè degli affreschi tradizionalmente attribuiti a Giotto, ma è altrettanto vero che presentando il suo spettacolo nel paese in cui sono sindaco, mi dichiaro disponibile, nella qualità di critico d'arte, a certificare la bontà della tesi sostenuta da Dario Fo (in perfetto accordo, questa volta, con Federico Zeri) sulla scorta delle indicazioni del restauratore Bruno Zanardi che escluse il nome di Giotto dagli affreschi della basilica superiore e propose quello di Pietro Cavallini. Ho sempre condiviso la tesi - ha aggiunto Vittorio Sgarbi - anche ricordando che il nome di famiglia di sua madre è proprio Cavallini.
Anche pensando a queste considerazioni - ha concluso il sindaco di Salemi - invito Dario Fo a Salemi nella speranza che l'universalità dell'arte faccia accogliere al drammatrurgo la proposta di sostituzione".

http://www.guidasicilia.it/do/news/35683/vittorio-sgarbi-invita-dario-fo-salemi

 

CESENA - "Con le due serate della lezione - spettacolo "Giotto o non Giotto", Dario Fo ha regalato a Cesena un grande evento culturale e artistico, e gli siamo grati per aver scelto la nostra città per l'anteprima nazionale, dopo il rifiuto ricevuto da Assisi". E' l'entusiastico  commento all'esibizione del premio Nobel da parte dell'assessore alla Cultura del Comune di Cesena, Daniele Gualdi, presente al doppio evento portato in Romagna dal grande letterato.

"Ripercorrendo sul palcoscenico la vicenda artistica ed umana di Giotto Dario Fo è stato generoso e impagabile - dice Gualdi -, proponendo - con la libertà che è giusto si prendano

 artisti e teatranti - un tema specialistico ‘spinoso' e quanto mai aperto, cioè quello dell'attribuzione dei dipinti sulla vita di San Francesco della Basilica di Assisi, sul quale è opportuno lasciare che arte e critica indaghino".

 

"La grande attenzione mostrata dal pubblico del Bonci - e di cui lo stesso Fo è rimasto colpito - è la riprova di quanto sia coinvolgente questa formula - sostiene l'assessore - quando a proporla è un grande artista e uomo di cultura come Dario Fo. E davvero - e ancora di più dopo aver assistito allo spettacolo - non riusciamo a capire il diniego di concedere al nostro Premio Nobel il sagrato della basilica di Assisi per la sua rappresentazione. La verità va cercata sempre, anche quando rischia di essere scomoda. Per questo Dario Fo ha espressamente ringraziato la città e si è detto felice di aver scelto Cesena per il debutto".

http://www.romagnaoggi.it/cesena/2009/7/5/129265/


ADRIANO SOFRI: ORA L'ITALIA E' PIU' CATTIVA

Variando Pietro Nenni ("Da oggi siamo tutti più liberi") il governo ieri ci ha dichiarati tutti più sicuri. Da ieri, siamo tutti più insicuri, più ipocriti e più cattivi. Più insicuri e ipocriti, perché viviamo di rendita sulla fatica umile e spesso umiliata degli altri.
Infermieri e domestiche e badanti di vecchi e bambini, quello che abbiamo di più prezioso (e di prostitute, addette ad altre cure corporali), e lavoratori primatisti di morti bianche, e li chiamiamo delinquenti e li additiamo alla paura. Ci sono centinaia di migliaia di persone che aspettano la regolarizzazione secondo il capriccio dei decreti flussi, e intanto sul loro lavoro si regge la nostra vita quotidiana, .....

 

 

 

 

 

e basta consultare le loro pratiche di questura per saperne tutto, nome cognome luogo di impiego e residenza, nome e indirizzo di chi li impiega.La legge, vi obietterà qualcuno, vuole colpire gli ingressi, non chi c'è già: non è vero. La legge vuole e può colpire nel mucchio. È una legge incostituzionale, non solo contro la Costituzione italiana, ma contro ogni concezione dei diritti umani, e punisce una condizione di nascita - l'essere straniero - invece che la commissione di un reato. Dichiara reato quella condizione anagrafica. Ci si può sentire più sicuri quando si condanna a spaventarsi e nascondersi una parte così ingente e innocente di nostri coabitanti? Quando persone di nascita straniera temano a presentarsi a un ospedale, a far registrare una nascita, a frequentare un servizio sociale, o anche a rivolgersi, le vittime della tratta, ad associazioni volontarie e istituzionali (forze di polizia comprese) impegnate a offrir loro un sostegno. Quando gli stranieri temano, come avviene già, mi racconta una benemerita visitatrice di carceri, Rita Bernardini, di andare al colloquio con un famigliare detenuto, per paura di essere denunciato? Lo strappo che gli obblighi della legge e i suoi compiaciuti effetti psicologici e propagandistici provoca nella trama della vita quotidiana non farà che accrescere la clandestinità, questa sì lucrosa e criminale, di tutti i rapporti sociali delle persone straniere. È anche una legge razzista?
Si gioca troppo con le parole, mentre i fatti corrono. Le razze non esistono, i razzisti sì. Questa legge prende a pretesto i matrimoni di convenienza per ostacolare fino alla persecuzione i matrimoni misti, ostacola maniacalmente l'unità delle famiglie, fissa per gli stranieri senza permesso di soggiorno una pena pecuniaria grottesca per la sua irrealtà - da 5 a 10 mila euro, e giù risate - e in capo al paradosso si affaccia, come sempre, il carcere. Carcere fino a tre anni per chi affitti una stanza a un irregolare: be', dovremo vedere grandiose retate. Galera ripristinata - bazzecole, tre anni - a chi oltraggi un pubblico ufficiale: la più tipicamente fascista e arbitraria delle imputazioni. Quanto alle galere per chi non abbia commesso alcun reato, salvo metter piede sul suolo italiano, ora che si chiamano deliziosamente Centri di identificazione e di espulsione, ci si può restare sei mesi! Sei mesi, per aver messo piede. Delle ronde, si è detto fin troppo: e dopo aver detto tanto, sono tornate tali e quali come nella primitiva ambizione, squadre aperte a ogni futuro, salvo il provvisorio pudore di negar loro non la gagliarda partecipazione di ammiratori del nazismo, ma la divisa e i distintivi. Tutto questo è successo. Ogni dettaglio di questo furore repressivo è stato sconfessato e accantonato nei mesi scorsi, spesso per impulso di gruppi e personalità della stessa maggioranza, e gli articoli di legge sono stati ripetutamente battuti nello stesso attuale Parlamento introvabile. È bastato aspettare, rimettere insieme tutto, e nelle versioni più oltranziste, imporre il voto di fiducia - una sequela frenetica di voti di fiducia - e trionfare. Un tripudio di cravatte verdi, ministeriali e no, con l'aggiunta di qualche ex fascista berlusconizzato. (Perché non è vero che il berlusconismo si sia andato fascistizzando: è vero che il fascismo si è andato berlusconizzando). La morale politica è chiara. Il governo Berlusconi era già messo sotto dalla Lega ("doganato": si può dire così? Doganato dalla Lega). Ora un presidente del Consiglio provato da notti bianche e cene domestiche è un mero ratificatore del programma leghista. Ma la Chiesa cattolica, si obietterà, ha ripetuto ancora ieri il suo ripudio scandalizzato del reato di clandestinità e la sua diffidenza per le ronde e in genere lo spirito brutale che anima una tal idea della sicurezza. Appunto. Berlusconi è politicamente ricattabile, ma non da tutti allo stesso modo. Dalla Lega sì, dalle commissioni pontificie no, perlomeno non da quelle che si ricordano che il cristiano è uno straniero.
Un ultimo dettaglio: le carceri. Mai nella storia del nostro Stato si era sfiorato il numero attuale di detenuti: 64 mila. Dormono per terra, da svegli stanno ammucchiati. La legge riempirà a dismisura i loro cubicoli. Gli esperti hanno levato invano la loro voce: "Le carceri scoppiano, c'è da temere il ritorno della violenza, un'estate di rivolte". Può darsi. Ma non dovrebbe essere lo spauracchio delle rivolte, che non vengono, perché nemmeno di rivolte l'umanità schiacciata delle galere è oggi capace, a far allarmare e vergognare: bensì la domanda su quel loro giacere gli uni sugli altri, stranieri gli uni agli altri. La domanda se questi siano uomini.


CESENA 2 E 3 LUGLIO: DARIO FO - ANTEPRIMA DI GIOTTO ALLA MALATESTIANA

Da oggi al teatro Bonci saranno in vendita i biglietti per 'Giotto o non Giotto?', in scena il 2 e 3 luglio alla Malatestiana. Si tratterà di due diverse lezioni-spettacolo attraverso cui il premio Nobel ripercorrerà la produzione artistica del grande pittore toscano. Via da oggi al teatro 'Bonci' alle prevendite dei biglietti per lo spettacolo 'Giotto o non Giotto' che Dario Fo metterà in scena nel suggestivo scenario della Rocca Malatestiana, in anteprima nazionale, nelle serate del 2 e 3 luglio, a partire dalle 21.

 

 

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Si tratterà di due lezioni-spettacolo, diverse l’una dall’altra, attraverso cui il premio Nobel ripercorrerà la produzione artistica del grande pittore toscano, con l’aiuto di due grandi schermi sui quali verranno proiettate le immagini degli affreschi e delle architetture e la curiosità di andare a sciogliere alcuni dei nodi lasciati irrisolti fino a oggi sulla vita e le opere di Giotto dai più grandi critici d’arte.

«In poche parole - spiega Dario Fo - tutta o quasi l’immensa produzione del grande pittore toscano che ha prodotto, ma siamo pronti a discutere di ciò che è opera sua o di allievi e aiuti, o magari di altri pittori suoi maestri. Giotto o non Giotto… questo è il problema! È egli degno della sua fama o è il momento che la debba dividere con altri? Fu uomo chiaro o carico di contraddizioni? Ecco, nello spettacolo noi tratteremo proprio di questo problema: nel presentare un grande uomo dobbiamo forse cancellare tutte le ombre che lo circondano, comprese quelle della sua vita privata o parlarne?».

I biglietti saranno in prevendita presso la biglietteria del teatro 'Bonci' (tel. 0547-355959) il 26, 27, 29 e 30 giugno e l’1 luglio, dalle 16 alle 19, e giovedì 2 luglio dalle 10 alle 13. I biglietti saranno in vendita anche giovedì 2 e venerdì 3 luglio dalle 17 alle 21. Il costo è di 12 euro per una serata e di 20 euro per entrambi gli spettacoli, nati come due rappresentazioni distinte per permettere a Fo di approfondire con i giusti tempi la ricchissima produzione di Giotto.


FANO: QUESTA SERA SI DISCUTE SUGLI SCANDALI FINANZIARI DEL VATICANO!

Nella sala di Santa Maria Nuova (via G. da Serravalle 5), alle 21.15, il movimento radicalsocialista, Agorà e Lçiberamente hanno organizzato, per la presentazione, un incontro con l'autore, giornalista di Panorama ed Anna Petrozzi, caporedattrice di "Antimafia 2000". "Lo Ior ha fuinzionato come una banca nella banca. Una vera e propria lavanderia nel centro di Roma, utilizzata anche dalla mafia e per spregiudicate avventure politiche. Un paradiso fiscale che non risponde ad alcuna legislazione diversa da quella dello Stato del Vaticano. Tutto in nome di Dio".

Commincia così il nuovo libro di Gainluigi Nuzzi che sarà presentato in città sabato 27 giugno prossimo: "Vaticano S. p. A - Da un archivio segreto la verità sugli scandali finanziari e politici della chiesa".


Il vescovo di Assisi riesce a impedire a Dario Fo di recitare un testo su Giotto di fronte alla basilica.

Ancora una volta un malinteso senso del sacro porta le gerarchie ecclesiastiche a praticare la censura.
Lo spettacolo che avrebbe dovuto essere rappresentato ad Assisi, tra il 2 e il 5 giugno avrebbe certamente fatto scandalo. Ma non dal punto di vista religioso. Dario Fo aveva intenzione di portare il suo nuovo spettacolo che dimostra che una convinzione molto diffusa è errata.
I dipinti della basilica superiore attribuiti dai libri di scuola a Giotto non sono di Giotto.
E la cosa interessante è che oltretutto la rappresentazione aveva avuto l’appoggio dei frati francescani di Assisi, anch’essi dell’opinione che quei dipinti straordinari siano da attribuire ad altri grandi maestri del tempo.
Su questa tesi Dario Fo ha costruito una lezione-spettacolo divisa in 3 serate, un tempo indispensabile per argomentare la propria tesi basandosi su diversi particolari storici e tecnici. In particolare il fatto che ogni scuola da quella Romana a quella Toscana si avvaleva di una tecnica pittorica particolare e diversa, nonché di sagome fisse e articolate in modi differenti per riprodurre il disegno.
Tutti questi elementi tecnici procurano una specie di impronta digitale nascosta dentro il dipinto, impronta che ci assicura come nella navata della Basilica Superiore di Assisi Giotto non abbia partecipato con un proprio gruppo all’esecuzione degli affreschi se non come semplice assistente o allievo.
Ma l’importanza culturale dell’opera che si voleva rappresentare e il sostegno del sindaco di Assisi Claudio Ricci non sono riusciti a convincere il vescovo Domenico Sorrentino a ritirare il suo veto.
Vanno bene le canzonette di fronte alla basilica di San Francesco, vanno bene le ragazze danzanti e perfino i numeri da cabaret ma, per favore, niente storia dell’arte!
Incredibile, che nel 2009, in Italia si vieti a un premio Nobel di parlare di pittura di fronte a una chiesa.

Lo spettacolo Giotto o non Giotto sarà rappresentato in luglio il
2-3 Cesena alla Rocca Malatestiana
8-9 Firenze di fronte alla basilica di Santa Croce
24-25 Perugia nella piazza di San Francesco in Campo

dal blog di Jacopo Fo


JACQUES CHIRAC: "A CASA DI BERLUSCONI FRA STORIE DI BIDET E FOTO DI DONNE NUDE"

"Caro Jacques, vedi questo bidet? Tu neanche immagini quante paia di chiappe ha ospitato!".Questo e altri virgolettati sono presenti da ieri sul quotidiano francese L'Express e, come gran parte delle news "scandalo-politiche" degli ultimi mesi, riguardano il nostro premier.

Si tratterebbe, di preciso, di uno scambio di battute tra Berlusconi e Chirac avvenuto in alcune delle ville del Cavaliere. L'ex presidente della Repubblica francese (in carica dal 17 maggio 1995 al 16 maggio 2007), in visita presso una delle residenze di Berlusconi (e senza la propria first-lady, precisa L'Express), avrebbe infatti recentemente confidato a un "visiteur" i suoi "souvenirs" relativi "al nostro chiacchieratissimo".

Oltre alla "perla" sul bidet citata in apertura, pare che Chirac sia stato impressionato da un'altra circostanza avvenuta durante un'altra visita in Italia. Berlusconi, ormai sempre più spesso etichettato dai francesi "Casanova rital" (Casanova non abbisogna di traduzione...rital è un dispregiativo, una distorsione del termine "italiano"), sembra sia stato interrogato da Chirac riguardo ad alcuni giornali osè sparsi per le stanze: "Silvio, ma perchè lasci in giro queste riviste?". "Jacques - pare abbia risposto il nostro premier sfogliandone una a caso dal mucchio - questa ce l'ho, questa pure, questa anche...".

 Per ora si tratta "solo" di un trafiletto pubblicato ieri sul noto quotidiano transalpino. Se tali dichiarazioni (che, sia chiaro, in questo caso non rivelerebbero alcun reato) dovessero trovare ulteriori conferme, si andrebbero ad aggiungere a quelle dei vari Gino, Noemi, Veronica e Patrizia. E Jacques non è un nome qualsiasi, non è una soubrette, non è una first lady, non è una hostess-candidata e non è un operario napoletano ventenne. Quanto durerà la "Silvio-soap"? Per quanto tempo ancora Ghedini riuscirà a respingere le accuse che piovono sulla testa del suo cliente, capo di partito e Presidente del Consiglio e a mantenerne in piedi la sempre più precaria credibilità internazionale? Staremo a vedere.

http://gossip.excite.it/news/21624/Chirac-Berlusconi-e-il-suo-bidet


MILANO - CIACK ALL'OMBRA DELLA MADONNINA: ANCHE "LO SVITATO" DI DARIO FO CON FRANCA RAME

Un ciclo in 23 film celebra il grande cinema milanese, da «Lo svitato» con un giovane Fo a Carlo Vanzina. Quanti film sono stati girati a Milano e sono entrati nella storia del cinema? Tanti, e per ricordarli ecco una bella rassegna dal titolo che riassume il programma: «Ciak si gira! Il cinema a Milano — La metropoli in contro luce». Ideato da Pierfranco Bianchetti, il ciclo comprende 23 opere, divise in 11 sezioni, con partenza mercoledì 17 nella Sala conferenze del Museo di storia contemporanea. Per l’inaugurazione è stato scelto il raro «Lo svitato» (1955) di Carlo Lizzani, con un giovanissimo e adrenalinico Dario Fo, fattorino fra le vie di Milano, e con una sexissima Franca Rame.

 

Giovedì 18 si entra nelle pieghe degli intrighi giornalistico- politici con «Sbatti il mostro in prima pagina» (1972) di Marco Belloc­chio. Da venerdì sul tema «I milanesi», il­lumina lo schermo l’indimenticabile bambino Totò di «Miracolo a Milano» (1951) di Vittorio De Sica, chiuso dalla ce­lebre sequenza della trasvolata sul Duo­mo a cavallo di scope.Si entra in dimen­sioni più dure per radiografare le «Tra­sformazioni della città» con 3 capolavori: domenica 21 «Il posto» (1961) di Erman­no Olmi, martedì 23 «La notte» (1960) di Michelangelo Antonioni e mercoledì 24 «La vita agra» (1964), ancora di Lizzani, che è romano ma ha spesso girato a Mila­no, come prova il cult «San Babila ore 20: un delitto inutile» (1976), in programma giovedì 9 luglio, nella sezione «Il terrori­smo a Milano». Fra gli altri cult in cartel­lone: giovedì 25, «Fame chimica» (2003) di Paolo Vari e Antonio Bocola, che han­no lanciato Valeria Solarino in un affre­sco riuscito della periferia metropolita­na, e domenica 28 «L’aria serena del­l’Ovest » (1990) di Silvio Soldini. Spazio al cosiddetto cinema «di gene­re» per illustrare la Milano Nera: venerdì 3 luglio «Milano odia: la polizia non può sparare» di Umberto Lenzi e sabato 4 un grande Gastone Moschin in «Milano cali­bro 9» (1972) di Fernando Di Leo. C’è an­che una «vanzinata» (di Carlo) che ha fat­to epoca: martedì 30, «Via Montenapoleo­ne» (1986), con partecipazione straordi­naria di Paolo Rossi. Capolavoro fra i ca­polavori non poteva mancare lo struggen­te «Rocco e i suoi fratelli» (1960) di Luchi­no Visconti, mercoledì 1 luglio. Chiusura domenica 12 luglio con il recente «Si può fare» (2008) di Giulio Manfredonia.

«Ciak si gira! Il cinema a Milano — La metropoli in contro luce». Museo di storia contemporanea, via S. An­drea 6, dal 17 giugno a domenica 12 luglio, ore 17.30, ingresso libero

Giancarlo Grossini

Da Corsera