FUORI D’ITALIA, VAI FUORI STRANIER!

A Milano nel castello sforzesco nel museo dei reperti storici sono esposte una caterva di lastre tombali del passato con tanto di busti marmorei che rappresentano personaggi di successo defunti negli ultimi secoli dell’impero romano. Su una di queste lastre è incisa una scritta che dice: “Vixit ut curare ipse”, cioè visse solo curandosi di se stesso, e prosegue: “ma fingendo di occuparsi anche del suo prossimo, soprattutto dei diseredati”. Nessuno, lui vivo, credeva in quel suo impegno, tanto che venne chiamato ‘Ipocrites’ alla maniera greca.

.

Oggi ognuno s’è scordato di lui. Poco dopo la sua morte qualcuno ha rubato addirittura la sua effigie funeraria per truccarne i connotati e sistemarla su un’altra tomba. Nessuno si indignò per quel furto e dell’avvenuta falsificazione poiché – si diceva – anche la sua faccia, quella  autentica, da vivo era truccata. Su un’altra tomba, in cui di certo era sistemata un dupleos, ovvero controfigura, dell’ipocrites è scritto: “Raccontava fabulae, cioè barzellette spassose, ma nessuno ascoltandole rideva. Riusciva a vendere mercanzia inesistente giurando si trattasse di un affare. L’incredibile era che in molti accettavano di farsi truffare e appresso si dicevano pure soddisfatti.”

 

 

Amava le concioni pubbliche e giurava sul capo dei propri figli di volere, per ognuno, giustizia e amore, ad persuadendum aptus. Fra gli uditores c’era chi sghignazzava incredulo, ma la maggior parte di loro lo applaudiva convinto. Sulla lastra tombale sta anche scritto, quando veniva colto in fallo e vocatus in iudicium, cioè processato, con stratagemmi incredibili riusciva a sfuggire alla condanna, mentre i suoi soci venivano tutti tradotti in carcere. Nessuno sapeva usare il falso come lui; sorpreso a mentire dai boni homines, li insultava e gridava d’essere stato frainteso: “Non credete loro, sono al soldo dei miei detrattori!”Ma col tempo la menzogna da sola non riusciva più a salvarlo, quindi si buttò nella menzogna organizzata, cioè in politica riuscì a conquistare il potere e impose leggi a dir poco paradossali, dove si promulgava che chi è al governo per volontà del popolo, sia esso preceptor o governator, può rubare pecunia, cioè denaro pubblico, come e quando gli pare; inoltre può rifiutarsi di presenziare di persona ai processi che lo riguardano e al suo posto inviare un proprio incaricato, anche un cavallo.
Questo uomo, principe oggi da tutti dimenticato, era ritenuto a suo tempo grande statista: egli fuit inventor, cioè fu l’autore del famoso detto “Se vuoi vincere inventati dei nemici, di cui tutti provino spavento e odio, non importa che siano senatori, giudici, sacerdoti del clero dominante o di altre religioni, scrittori, poeti e soprattutto jugulares, cioè buffoni satirici. Bada di indicare fra i nemici pericolosi la gente non comune, gli accattoni, gli zingari, i capelli rossi (rufus) e gli omossessuali. Attaccali con epiteti triviali, soprattutto quelli che corteggiano i bimbi, ma bada bene che non si alluda a pedofili in abito vescovile o cardinalizio: il pontefice si indigna. Disprezza pubblicamente coloro che sono privi di lavoro, dichiara a tutta voce che si tratta di gente senza iniziativa. Incita ognuno ad avere fiducia e speranza nel futuro, abbraccia pubblicamente bimbi specie se superstiti di un terremoto, ma caccia fuori dal regno ogni individuo proveniente da fuori confine, a cominciare da quelli di pelle scura, anche se onesti e faticatori, anzi ordina ad un tuo giudice di emettere una legge che imponga agli stranieri senza identità civile di andarsene con tutta la famiglia, comprese le loro donne e i bimbi anche se quelle creature si trovano accolti in scuole pubbliche.” Ti grideranno che sei un infame razzista, senza cuore, ma se hai coltivato profondamente il tuo pubblico nell’ignoranza, alla fine in gran numero, ti applaudiranno.