CACCIA ALLE STREGHE: UN MILIONE DI DONNE UCCISE E TORTURATE IN 5 SECOLI

Fra il 1227 ed il 1235 fu instaurata l'Inquisizione contro le "streghe" e contro gli "eretici" con una serie di decreti papali. Nel 1252 Papa Innocenzo IV autorizzò l'uso della tortura per estorcere "confessioni" di stregoneria da parte delle donne sospettate. Questo papa criminale alla sua morte fu sepolto nel Duomo di Napoli con una iscrizione che inizia con queste parole: Hic superis dignus, requiescit Papa benignus......Successivamente, Alessandro IV diede all'Inquisizione ogni potere di torturare ed uccidere, in caso di stregoneria coinvolgente l'eresia. 5 Dicembre 1484: Papa Innocenzo VIII emette la bolla “Summis desiderantes affectibus” sulle streghe, che ordinava di inquisire sistemati 

Nel "Malleus Maleficorum" (il maglio delle streghe) una sorta di "Manuale del perfetto inquisitore", gli "esperti" della Chiesa Cattolica (ovvero i frati domenicani Heinrich Kramer Institor e Jacob Sprenger) elencavano dettagliatamente quello che combinavano le streghe: «uccidono il bambino nel ventre della madre, così come i feti delle mandrie e dei greggi, tolgono la fertilità ai campi, mandano a male l’uva delle vigne e la frutta degli alberi; stregano gli uomini, donne, animali da tiro, mandrie, greggi ed altri animali domestici; fanno soffrire, soffocare e morire le vigne, piantagioni di frutta, prati, pascoli, biada, grano e altri cereali; inoltre perseguitano e torturano uomini e donne attraverso spaventose e terribili sofferenze e dolorose malattie interne ed esterne; e impediscono a quegli uomini di procreare, e alle donne di concepire…».

Dal 1257 al 1816 l'Inquisizione torturò e bruciò sul rogo milioni di persone innocenti. Erano accusate di stregoneria e di eresia contro i dogmi religiosi e giudicate senza processo, in segreto, col terrore della tortura.

Se “confessavano" erano dichiarate colpevoli di stregoneria, se invece "non confessavano" erano considerate eretiche, e poi arse sul rogo. Non sfuggiva nessuno.

Alcune erano sottoposte alla prova della pietra al collo, la presunta colpevole veniva cioè gettata in acqua legata a una pietra. Se annegava era innocente, se invece restava a galla era una strega ... in ogni caso moriva!

In tre secoli alcuni storici hanno stimato che furono sterminati nove milioni di streghe, all'80% donne e bambine. Le donne venivano violentate oltre che torturate; i loro beni erano confiscati fin dal momento dell’accusa, prima del giudizio, poiché nessuno era mai assolto.

La famiglia intera veniva spossessata di ogni bene; si dissotterravano persino i morti per bruciarne le ossa.

Il Malleus Maleficorum stabiliva che la strega accusata doveva essere "spesso e frequentemente esposta alle torture". Le cacce alle streghe erano campagne ben organizzate, intraprese, finanziate ed eseguite dalla Chiesa e dallo Stato.

Questo regime di terrore durò cinque secoli, sotto la benedizione di almeno 70 papi, tutti in qualche modo compromessi con questi orrendi crimini.

A cosa serviva il terrore? A dominare e sfruttare le popolazioni, sottomettere i ribelli, imporre una religione non voluta dal popolo e arricchire i dignitari (le autorità religiose) e i loro complici (gli inquisitori). Questi ultimi godevano di privilegi particolari ed erano al di sopra della legge.

Perché le donne costituivano il bersaglio preferito? Perché si voleva eliminare il principio femminile. Il ruolo naturale di guide da esse esercitato nella comunità minacciava il potere delle autorità (principio maschile). Le donne si occupavano della salute (gli uomini imparavano da loro) e trasmettevano le tradizioni; le più anziane arbitravano con saggezza le contese. Avevano un potere e una forza naturali, incarnavano la sovranità del principio femminile con i suoi valori di conservazione, protezione, aiuto reciproco, condivisione... trasmettevano forza alla popolazione.

Alcune personalità famose caddero vittime dell’Inquisizione. La più nota è senza dubbio Giovanna d'Arco, la pastorella che assunse il comando dell'esercito, salvò la Francia dall'invasione nemica e rimise in trono il legittimo sovrano. Fu però accusata di stregoneria ed eresia perché indossava i pantaloni e cavalcava come un uomo e fu quindi bruciata viva. Ora però è canonizzata.

Uomo o donna, chiunque usasse la testa costituiva una minaccia alla ricchezza e al potere di una minoranza di privilegiati e andava quindi eliminato.

Una donna simile veniva giudicata una strega e bruciata, dopo di che ci si impadroniva dei suoi beni. Qualunque donna non sposata dotata di un'abilità insolita o caratterizzata da un tratto particolare (per esempio i capelli rossi) rischiava l'accusa di stregoneria e quindi la morte.

http://tulochiamidio.blogspot.com/2011/02/caccia-alle-streghe-un-milione-di-donne.html

camente, per scoprire torturare e giustiziare le streghe in tutta Europa.


[DA STUDIARE] DISCORSO DI PIETRO CALAMANDREI IN DIFESA DELLA SCUOLA NAZIONALE

Questo discorso di Piero Calamandrei in difesa della Scuola Pubblica ha quasi sessanta anni ma sembra scritto oggi.

La differenza sta nel fatto che quella che Pietro Calamandrei poneva come una ipotesi astratta è diventata oggi, purtroppo, realtà attraverso un "totalitarismo subdolo, indiretto, torbido.
come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre ma che sono pericolosissime".
La differenza sta nel fatto che il "partito dominante" ipotizzato da Pietro Calamandrei oggi non vuole neanche "rispettare la Costituzione" ma vuole anzi deliberatamente stravolgerla non rispettando neppure le procedure che i Padri Costituenti avevano posto a guardia della stessa per impedirne lo scempio e andando avanti a colpi di decreti legge come il "lodo Alfano" con il quale si vuole assicurare l'impunità alle quattro, ma soprattutto ad una, più alte cariche dello Stato.

Il tutto in mezzo all'indifferenza o meglio all'assuefazione dell'opinione pubblica ormai soggiogata con l'antico metodo del "panem et circenses" ( ma tra poco resteranno soltanto i circenses) e al disfacimento di una opposizione che, come dice una delle poche voci non omologate rimaste nel nostro parlamento, oscilla ormai tra la "collaborazione e il collaborazionismo".

Se ne sono accorti per fortuna i nostri giovani e la loro consapovolezza, così lontana dall'ottundimento ormai imperante, ha dato vita ad una rivolta trasversale, senza colori politici dato che di quella cosa sporca che è diventata la politica in Italia tanti giovani si vogliono tenere lontani, che ha fatto sentire l'esigenza ad una delle anime più nere della nostra Repubblica di suggerire all'attuale ministro degli interni di adoperare gli stessi metodi da lui adoperati negli anni 70.

Cioè "infiltrare il movimento di agenti provocatori" per fari si che, con il loro aiuto "devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città" per potere cosi poi avere il pretesto di "mandarli tutti in ospedale, picchiarli e picchiare anche i docenti" , soprattutto "le maestre ragazzine".

Verso i ragazzini quello che giustamente un tempo veniva chiamato "Kossiga" deve avere un odio viscerale, basta ricordare quello che diceva un tempo di Rosario Livatino, il "giudice ragazzino", morto per servire lo Stato, non certo lo Stato rappresentato da Cossiga, e perchè lasciato solo dallo Stato, questa volta si dallo Stato rappresentato da Cossiga.

Quello stesso Cossiga che chiamò a far parte della commissione ristretta costituita per l'emergenza del sequestro Moro anche, sotto falso nome, Licio Gelli. Come chiamare Goering a difendere gli ebrei.

A fronte di queste minacce, a fronte dell'incitamento a usare i manganelli contro i nostri figli che lottano per il loro futuro sarebbe una colpa ben più grave delle tante che già ci portiamo addosso per avere consegnato loro questo paese quello di restare inerti, di approvare a parole la loro rivolta ma delegare solo a loro questa lotta.

Lo abbiamo già fatto in troppe altre occasioni con dei magistrati, con dei poliziotti, con dei giornalisti, con tante altre vittime del potere costretti, anche per colpa nostra, a diventare degli eroi.

E' un dovere imprescindibile per noi scendere in prima linea e offire le nostre fronti, i nostri corpi, a quei manganelli che vorrebbero colpire i nostri giovani.
Siamo noi ad esserci meritato questo paese, non loro.


Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950

Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.

Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito.

Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime...

Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali.

C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata.

Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private.

Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato.

E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.

Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private.

Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico.
Questo è il punto.
Dare alle scuole private denaro pubblico"


ACCADDE DOMANI: SE DA NOI FINISSE COME IN EGITTO

Chi l’avrebbe mai detto che i moti d’Africa e il ribaltone politico iniziato nei paesi della costa mediterranea, sarebbe sfociato in un cataclisma a effetto domino del genere? Eppure è successo: ci troviamo alla metà del 2012, soltanto un anno e mezzo dopo la prima grande ribellione avvenuta in Tunisia, con la cosiddetta “Rivolta del Pane”: migliaia di cittadini di tutte le classi sociali hanno manifestato per settimane. Ci sono stati numerosi morti e feriti. Subito appresso è esplosa la rivolta in Algeria, altri morti, altri feriti, poi a catena l’Egitto, Iran, Libia, Bahrain e Yemen e anche se apparentemente sembrava non entrarci nulla con le rivolte d’Africa, anche l’Albania. C’è un fatto molto curioso da sottolineare: tutti i presidenti, in verità bisognerebbe chiamarli dittatori, che uno dietro l’altro si son trovati scacciati dal potere o costretti a fuggire con tutta la famiglia, affaticati nei loro gesti dal peso di lingotti d’oro rubati negli anni, risultano amici carissimi quasi fraterni di Berlusconi. Tutti costoro sono stati per anni pubblicamente sostenuti e difesi, abbracciati, baciati davanti alle telecamere dal nostro Presidente del Consiglio e nel momento stesso in cui la popolazione urlava “vattene” egli, Berlusconi, ha dichiarato che quei tiranni erano da ritenersi saggi e onesti governanti. Nello stesso istante centinaia di cittadini venivano falciati e trucidati dalla polizia organizzata dai sommi rais in questione. Queste rivolte a valanga sono, nella cultura islamica, segni di una tragica profezia che si va immancabilmente realizzando per tutti coloro che hanno fatto parte di questa corvé di sostegno reciproco. Ma Berlusconi non lo sapeva, altrimenti avrebbe cominciato a farsela addosso fin da allora. Appresso, nella primavera del 2011, cioè circa un anno fa, esplode la cosiddetta diaspora dei disperati: prima mille al giorno sono i profughi che sbarcano a Lampedusa e su altre coste della Sicilia, Calabria, Puglia eccetera. Il numero aumenta quadruplicando ogni settimana finché si raggiunge una vera e propria invasione con centinaia di migliaia di disperati che si rovesciano sulle coste di tutta la penisola. La polizia italiana, così come la Marina e le Forze armate non sanno come arginare quella frana. Qualche scellerato del Governo ordina un atto spietato di repressione: morti a volontà, più di un cittadino italiano reagisce indignato a quella strage, e molti dei soldati e marinai si rifiutano di eseguire. Anche la polizia è allo sbando, il Governo ordina lo stato di emergenza. La destra e in particolare alcuni gruppi di scalmanati fascio-razzisti arrivano ad attaccare il palazzo del Governo colpevole di non prendere decisioni drastiche. Nelle città si assiste a scontri senza quartiere. L’esercito si rifiuta di prender parte a quella buriana senza senso, ma intervengono i corpi speciali e di nuovo sono scontri sanguinosi. Il Governo si sfascia, molti senatori e deputati si dimettono seguiti dalla gran parte dei ministri e sottosegretari e a questo punto sorpassiamo tutti i vari stadi della rivolta e arriviamo al momento in cui si forma un governo popolare, al quale partecipano molti cittadini che niente hanno a che vedere coi governi e coi rispettivi partiti. Si indice un grande referendum col quale si chiede di cancellare tutte le leggi, i decreti ad personam istituiti per favorire il presidente del Consiglio nei suoi processi. Il referendum ha un enorme successo ed ecco che in poche settimane vengono annullati, in quanto ritenuti anticostituzionali, il lodo Alfano, la Cirami, la legge Gasparri e tutte le varie leggi-scudo imposte dal Governo Berlusconi. Inoltre questa legge è decretata retroattiva, per cui tutti i processi annullati per decorrenza dei termini e prescrizione, per archiviazione e amnistia vengono immediatamente riaperti. Si evince che Berlusconi dovrà presenziare ad almeno tre diverse sedute ogni settimana per cinque anni consecutivi. Ma ecco che ci si rende conto all’immediata che Berlusconi non c’è, non si trova: ogni cittadino è coinvolto nella caccia al Presidente nascosto. Vengono coinvolti anche i bambini e le suore, che si dimostrano le più accanite fra tutti i segugi. Nella caccia viene trovato Gasparri rintanato in un centro di prima accoglienza a Lampedusa e con lui c’è anche Maroni; in un convento di trappisti viene scoperto La Russa; Brunetta e Bondi vengono rintracciati in una comunità di recupero per tossicodipendenti, la Santanchè e la Meloni sono rintracciate in un circo equestre nelle vesti di domatrici di iene, e finalmente anche Berlusconi viene ritrovato... a giocare a carte con altri vecchi in un circolo dell’Arci alla Bovisa. Ha inizio il primo processo, ma non si trovano i suoi avvocati: né Ghedini, né Longo, né Pecorella, e perfino Previti non si fa trovare. Gli incaricati dell’arma dei carabinieri si danno subito alla ricerca. I legali dell’ex presidente deposto sono tutti fuggiti all’estero, più di cinquanta avvocati che all’unisono si rifiutano di difendere il Cavaliere, anche per la ragione che un ordine della Finanza ha bloccato tutti gli averi del loro assistito e i beni privati, anche quelli a nome dei figli e parenti più o meno prossimi. Moltissimi sono i cittadini che vogliono assistere a quel giudizio. I responsabili del Palazzo di Giustizia hanno ritenuto di trasferire il processo al palazzetto dello sport, ma ecco che alla prima seduta la presenza della folla risulta incontenibile, quindi il processo verrà ripreso e riproiettato a reti unificate in Italia e all’estero. Berlusconi ha battuto tutti i record di popolarità, per non parlare degli indici d’ascolto. Peccato che non potrà godere delle quote pubblicitarie!

Da Il Fatto Quotidiano, 20/02/11, Dario Fo


Un giorno al Museo

 

Il calco di un teschio di elefante non è la più strana scenografia capitata in uno spettacolo di Dario Fo. Poi, sullo schermo in fondo, un dipinto che ricrea gli affreschi primitivi della grotta dei Trois Freres, nello stile inconfondibile e cromaticamente fauve di Fo.

Siamo al Museo di Storia naturale di Milano. Non lo sapevate?  C’è un tesoro nel cuore del parco di Porta Venezia, fatto di diorami e animali impagliati, dove si può scoprire la meraviglia dei ragazzini e dove si può accedere ad un mondo di scienza e di storia della curiosità umana. La serie di conferenze e lezioni che quest’anno il museo ha organizzato è dedicata alla storia delle esplorazioni.

Se il tema oggi, nell’epoca dei satelliti e di Google Maps, può apparire obsoleto, basti pensare al contrasto con l’hic sunt leones delle vecchie mappe: non serve arrivare al Medioevo, se pensiamo che nell’800 l’africa era ancora terra selvaggia e l’Oceania una novità. La curiosità è la vera risorsa del sapere: senza curiosità non c’è scoperta. E non esiste scoperta senza una apertura mentale vera. Ci sono voluti secoli perchè la Chiesa, solo pochi anni fa, ammettesse che Galileo e il sistema eliocentrico non fossero un clamoroso assalto eretico alla bibbia. La Chiesa ha capito... in soli trecento anni.

Ci vorranno tre secoli anche per ammettere che la storia di Adamo ed Eva modellati dal fango è solo una storiella?

Sì, perchè solo pochi mesi fa il museo di storia naturale ha subito un assalto da fondamentalisti cattolici che hanno fracassato delle vetrine per contrastare la brutalità delle teorie eretico-darwiniane mostrate –e dimostrate- in questi ultimi anni.

Scagliandosi a difesa delle teorie innocenti e contro questi roghi culturali dei giorni nostri, il 13 febbraio Dario Fo è intervenuto a concludere il ciclo di lezioni con un suo sorprendente: “Dio è nero”: con il suo caratteristico spirito irriverente, il nobel ha mescolato ironicamente le ultime scoperte evoluzioniste con le teorie creazioniste del 10.000 a.C. dell’antico testamento. 

E tra un lazzo e una battuta, Dario Fo smantella le cronologie vetero-testamentarie,  sottolinea i conflitti etici che si presenterebbero nella lettura letterale della bibbia, nomina esempi di evoluzione di animali avvenute nella nostra epoca. Non trascura l’aspetto del patriarcato: la storia dei due protoplasti con la mela rappresenta proprio la prima e la più evidente prova del ruolo subalterno e malefico della donna rispetto all’uomo.

Un pubblico quanto mai misto ha partecipato all’evento: scienziati, curiosi, anziani e bambini. E proprio questi ultimi sembrano i veri proprietari di questo museo, restituendo alle ossa fossili e agli animali impagliati la vitalità della scoperta sensazionale.

Eppure, annota Fo, questo museo è destinato a continui agguati: danneggiato gravemente durante la seconda guerra mondiale (insieme all’accademia di Brera ed altri numerosi centri della cultura milanesi), ignorato oggi dai sostegni economici comunali e nazionali, al punto che attualmente mancano perfino i denari per pagare gli stipendi ai dipendenti. 

La vera grande reazione alla stasi è la partecipazione attiva personale: non pensiamo di fare retorica consigliandovi una visita a questo luogo davvero magico, perchè la vera evoluzione, anche quella culturale, segna le sue tappe in ogni generazione.

(giselda palombi)

 

Info sul museo:

il Museo è in Corso Venezia, 55

 

Orari: martedì-domenica 9.00-17.30;

Chiusura: lunedì, 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre

 

Ingresso a pagamento:

Biglietto intero € 3,00; 

Biglietto ridotto € 1,50. 


UN PREMIER CONFUSO

 

Ieri Berlusconi, interrogato a Bruxelles in merito all’opinione che avesse su Mubarak, presidente fortemente contestato dal popolo egiziano, ha dichiarato: «Tutto l’Occidente, Stati Uniti in testa, sa che Mubarak è un uomo saggio.»

Per favore bisogna al più presto raggiungere il nostro Capo del Governo perché lo si avverta che “saggio” non vuol dire “criminale”. Soprattutto non significa: colui che dovendo governare democraticamente una nazione si preoccupa di organizzare una polizia di assassini che aggrediscono coloro che non sono d’accordo col regime e si serve di organismi segreti perché arrestino i dissidenti, li torturino, li tengano in carcere per poi ammazzarli senza manco uno straccio di processo. Ancora Berlusconi ha dichiarato che si augura per l’Egitto una soluzione di continuità nella transizione. Anche in questo caso Berlusconi dimostra di non avere proprio le idee chiare sul valore dei termini: rendersi responsabile di una vera e propria strage dei trecento giovani manifestanti massacrati inermi dai suoi reparti speciali, non ha niente a che fare con il termine “transizione pacifica”. E, soprattutto, non significa avvalersi di uomini delle Forze dell’Ordine travestiti con abiti borghesi che, sparando all’impazzata tra la folla, producono altri morti al grido di: “Mubarak è nostro padre, e non si deve cacciare!”

Certo è comprensibile che le grida di “vattene,vattene!” lanciate dalla folla nella grande Piazza del Cairo devono aver prodotto intensi brividi a Berlusconi, soprattutto all’idea che in conseguenza di quelle urla il Presidente Mubarak giunga a chiedere protezione proprio a lui, all’amico Silvio e gli chieda di venir ospitato in una delle sue ville, magari quella di Arcore.

E inoltre di certo la confusione che sta invadendo il cervello di Berlusconi è la coscienza che quelle grida si stiano ormai ripetendo in quasi tutti i paesi del Nord Africa e pure di fronte a casa nostra, nell’Albania, in un clima di ribellione davvero terrificante. Uno dietro l’altro tutti i Paesi della costa africana del Mediterraneo, per non parlare Medio Oriente, stanno esplodendo contro i propri governi: Tunisia, Algeria, Egitto, Yemen, tutte nazioni governate da personaggi dispotici dove i ricchi sono pochi nababbi e la popolazione si trova a patire povertà indegna. Ebbene Berlusconi ha sempre dimostrato di tenere un rapporto di stima e amicizia con quei regimi. Alcuni di questi hanno visto i loro capintesta fuggire portandosi via come i ladroni di Alì Babà tonnellate d’oro.

Di certo il nostro Presidente del Consiglio non ha senso alcuno di opportunità: si sceglie sempre i peggiori amici sulla piazza a partire da Putin detto l’ammazzareporter, per finire col Presidente della Libia, Gheddafi, tutti dittatori che rischiano nel clima che sta venendo avanti dei loro Regni, delle loro terre che non porta loro niente di buono. Berlusconi di certo teme di vedersi arrivare da un giorno all’altro proprio Gheddafi con tutte le sue truppe cammellate che pianta le tende davanti alla Fontana di Trevi e grida: «Silvio, amico mio! Sono qua per fare un mercato: vendimi più donne che puoi e per ognuna avrai tre cammelli!»

 

Da Il Fatto Quotidiano 06/02/11 Dario Fo


TIMES INVENTA UN GIOCO SULLE STUPIDAGGINI QUOTIDIANE DI BERLUSCONI

Il Times di Londra ha pubblicato oggi all'interno del suo inserto un "giochino" dedicato alle ultime vicende di Silvio Berlusconi: il «Berlusconi Headline Generator». Ovvero una griglia di quattro colonne con otto caselle ciascuna all'interno delle quali si trova una frase. Basta legarle a caso, da sinistra verso destra, per ottenere un titolo di giornale sensazionale.

«Le notizie su Silvio Berlusconi - spiega il quotidiano britannico - sono tra le più ricercate sul sito internet del Times: non una sorpresa visto il suo stile di vita. Si va dalle accuse di feste priapiche ai racconti di barzellette spinte narrate ai colleghi del G8». Segue il racconto della lite con Gad Lerner all'Infedele. «Con ogni probabilità le notizie di grande effetto continueranno, ma nel raro caso vi sia un rallentamento nel notiziario su Silvio, divertitevi con il nostro Berlusconi Headline Generator».

Ecco allora che tra i titoli assurdi che possono risultare dalla combinazione delle caselle spunta «Il primo ministro italiano scherza sul fatto d'invitare Barack Obama a un bunga bunga», «Il fondatore di Forza Italia ha offerto milioni di euro al Papa per rapporti piccanti», «Il Cavaliere ammette di aver chiesto ai leader del G8 di mangiare il suo criceto».