UN PREMIER CONFUSO

 

Ieri Berlusconi, interrogato a Bruxelles in merito all’opinione che avesse su Mubarak, presidente fortemente contestato dal popolo egiziano, ha dichiarato: «Tutto l’Occidente, Stati Uniti in testa, sa che Mubarak è un uomo saggio.»

Per favore bisogna al più presto raggiungere il nostro Capo del Governo perché lo si avverta che “saggio” non vuol dire “criminale”. Soprattutto non significa: colui che dovendo governare democraticamente una nazione si preoccupa di organizzare una polizia di assassini che aggrediscono coloro che non sono d’accordo col regime e si serve di organismi segreti perché arrestino i dissidenti, li torturino, li tengano in carcere per poi ammazzarli senza manco uno straccio di processo. Ancora Berlusconi ha dichiarato che si augura per l’Egitto una soluzione di continuità nella transizione. Anche in questo caso Berlusconi dimostra di non avere proprio le idee chiare sul valore dei termini: rendersi responsabile di una vera e propria strage dei trecento giovani manifestanti massacrati inermi dai suoi reparti speciali, non ha niente a che fare con il termine “transizione pacifica”. E, soprattutto, non significa avvalersi di uomini delle Forze dell’Ordine travestiti con abiti borghesi che, sparando all’impazzata tra la folla, producono altri morti al grido di: “Mubarak è nostro padre, e non si deve cacciare!”

Certo è comprensibile che le grida di “vattene,vattene!” lanciate dalla folla nella grande Piazza del Cairo devono aver prodotto intensi brividi a Berlusconi, soprattutto all’idea che in conseguenza di quelle urla il Presidente Mubarak giunga a chiedere protezione proprio a lui, all’amico Silvio e gli chieda di venir ospitato in una delle sue ville, magari quella di Arcore.

E inoltre di certo la confusione che sta invadendo il cervello di Berlusconi è la coscienza che quelle grida si stiano ormai ripetendo in quasi tutti i paesi del Nord Africa e pure di fronte a casa nostra, nell’Albania, in un clima di ribellione davvero terrificante. Uno dietro l’altro tutti i Paesi della costa africana del Mediterraneo, per non parlare Medio Oriente, stanno esplodendo contro i propri governi: Tunisia, Algeria, Egitto, Yemen, tutte nazioni governate da personaggi dispotici dove i ricchi sono pochi nababbi e la popolazione si trova a patire povertà indegna. Ebbene Berlusconi ha sempre dimostrato di tenere un rapporto di stima e amicizia con quei regimi. Alcuni di questi hanno visto i loro capintesta fuggire portandosi via come i ladroni di Alì Babà tonnellate d’oro.

Di certo il nostro Presidente del Consiglio non ha senso alcuno di opportunità: si sceglie sempre i peggiori amici sulla piazza a partire da Putin detto l’ammazzareporter, per finire col Presidente della Libia, Gheddafi, tutti dittatori che rischiano nel clima che sta venendo avanti dei loro Regni, delle loro terre che non porta loro niente di buono. Berlusconi di certo teme di vedersi arrivare da un giorno all’altro proprio Gheddafi con tutte le sue truppe cammellate che pianta le tende davanti alla Fontana di Trevi e grida: «Silvio, amico mio! Sono qua per fare un mercato: vendimi più donne che puoi e per ognuna avrai tre cammelli!»

 

Da Il Fatto Quotidiano 06/02/11 Dario Fo