Il calco di un teschio di elefante non è la più strana scenografia capitata in uno spettacolo di Dario Fo. Poi, sullo schermo in fondo, un dipinto che ricrea gli affreschi primitivi della grotta dei Trois Freres, nello stile inconfondibile e cromaticamente fauve di Fo.
Siamo al Museo di Storia naturale di Milano. Non lo sapevate? C’è un tesoro nel cuore del parco di Porta Venezia, fatto di diorami e animali impagliati, dove si può scoprire la meraviglia dei ragazzini e dove si può accedere ad un mondo di scienza e di storia della curiosità umana. La serie di conferenze e lezioni che quest’anno il museo ha organizzato è dedicata alla storia delle esplorazioni.
Se il tema oggi, nell’epoca dei satelliti e di Google Maps, può apparire obsoleto, basti pensare al contrasto con l’hic sunt leones delle vecchie mappe: non serve arrivare al Medioevo, se pensiamo che nell’800 l’africa era ancora terra selvaggia e l’Oceania una novità. La curiosità è la vera risorsa del sapere: senza curiosità non c’è scoperta. E non esiste scoperta senza una apertura mentale vera. Ci sono voluti secoli perchè la Chiesa, solo pochi anni fa, ammettesse che Galileo e il sistema eliocentrico non fossero un clamoroso assalto eretico alla bibbia. La Chiesa ha capito... in soli trecento anni.
Ci vorranno tre secoli anche per ammettere che la storia di Adamo ed Eva modellati dal fango è solo una storiella?
Sì, perchè solo pochi mesi fa il museo di storia naturale ha subito un assalto da fondamentalisti cattolici che hanno fracassato delle vetrine per contrastare la brutalità delle teorie eretico-darwiniane mostrate –e dimostrate- in questi ultimi anni.
Scagliandosi a difesa delle teorie innocenti e contro questi roghi culturali dei giorni nostri, il 13 febbraio Dario Fo è intervenuto a concludere il ciclo di lezioni con un suo sorprendente: “Dio è nero”: con il suo caratteristico spirito irriverente, il nobel ha mescolato ironicamente le ultime scoperte evoluzioniste con le teorie creazioniste del 10.000 a.C. dell’antico testamento.
E tra un lazzo e una battuta, Dario Fo smantella le cronologie vetero-testamentarie, sottolinea i conflitti etici che si presenterebbero nella lettura letterale della bibbia, nomina esempi di evoluzione di animali avvenute nella nostra epoca. Non trascura l’aspetto del patriarcato: la storia dei due protoplasti con la mela rappresenta proprio la prima e la più evidente prova del ruolo subalterno e malefico della donna rispetto all’uomo.
Un pubblico quanto mai misto ha partecipato all’evento: scienziati, curiosi, anziani e bambini. E proprio questi ultimi sembrano i veri proprietari di questo museo, restituendo alle ossa fossili e agli animali impagliati la vitalità della scoperta sensazionale.
Eppure, annota Fo, questo museo è destinato a continui agguati: danneggiato gravemente durante la seconda guerra mondiale (insieme all’accademia di Brera ed altri numerosi centri della cultura milanesi), ignorato oggi dai sostegni economici comunali e nazionali, al punto che attualmente mancano perfino i denari per pagare gli stipendi ai dipendenti.
La vera grande reazione alla stasi è la partecipazione attiva personale: non pensiamo di fare retorica consigliandovi una visita a questo luogo davvero magico, perchè la vera evoluzione, anche quella culturale, segna le sue tappe in ogni generazione.
(giselda palombi)
Info sul museo:
il Museo è in Corso Venezia, 55
Orari: martedì-domenica 9.00-17.30;
Chiusura: lunedì, 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre
Ingresso a pagamento:
Biglietto intero € 3,00;
Biglietto ridotto € 1,50.