LA PROSTATA IDRAULICA DI BERLUSCONI E LA LOTTA DI CLASSE PER DIFENDERE GLI EVASORI

Ciò che fa incazzare più di ogni altra cosa, in questa finanziaria massacra-soliti-noti é che, nella sua follia, obbedisce a una logica granitica: premiare gli evasori e tutelare i già garantiti.

La prostata idraulica di Berlusconi e la bava di quel che resta di Umberto Bossi hanno metaforicamente imposto il diktat delirante che tutela le pensioni dei garantiti, e le rendite in nero dei privilegiati che vivranno sulle spalle dei giovani. Il dogma anti-patrimoniale é costruito per continuare a tutelare il nocciolo duro degli evasori, che non pagano due volte e che possono continuare a maramaldeggiare, con la tracciabilitá a 3000 euro (cioè il diritto a lucrare in nero) come gli pare e piace. Gli evasori modello se ne restano nascosti lì, nel mare delle dichiarazioni truffa da venti-trentamila euro, ma poi hanno il panfilo in leasing intestato a una società di comodo.

É bello vedere che la lotta di classe non é morta, e che questa finanziaria ne é un episodio importante. La ruga di Berlusconi, ieri, diceva questo. Far pagare tutti tranne la tribù Arcoriana e poi sperare persino di passare alla storia come “quello che ha salvato il paese“. Illuso. Diceva che non avrebbe messo le mani nelle tasche degli italiani, ha letteralmente rapinato i Tfr di chi ha lavorato una vita. In compenso, visto che di lotta di classe si tratta, ha inserito la norma salva-Fiat. Il Berlusconismo chiude il suo ciclo nel ridicolo

 

Luca Talese da Il Fatto


LA PALAZZINA LIBERTY, DOVE DARIO FO E FRANCA RAME RECITAVANO, DIVENTA UN PARCO. SENZA PERCHE'..

Dalla collinetta artificiale che si eleva di pochi metri appena superato l’ingresso di NordEst, puntando lo sguardo verso Sud oggi si vedono solo alberi: olmi, betulle, aceri e ippocastani che nascondono completamente alla vista l’architettura della Palazzina Liberty. Da quello stesso punto di osservazione nella primavera del 1974 si osservava una folla di migliaia di persone che fra arbusti allora stenti rivolgeva lo sguardo verso il palco improvvisato da Dario Fo, che con Franca Rame e la loro cooperativa Nuova Scena appena sfrattata da un capannone di via Colletta si preparavano a rappresentare Mistero Buffo. La Palazzina Liberty era stata occupata, il Comune la reclamava ma la gente del quartiere che la vedeva abbandonata da anni solidarizzava con gli attori. In un giorno si raccoglievano 12mila firme per lasciare che fossero loro a occuparsene. E di gente, sul pratone spelacchiato, ce n’era tanta, abbastanza da occupare tutti i 74mila metri quadrati di quel parco nato quasi per caso.

LE ALTRE PUNTATE Porta Venezia

Oggi si chiama parco Vittorio Formentano ma che sia stato tardivamente intitolato al fondatore dell’Avis lo sanno in pochi. Per tutti è il Parco di Largo Marinai d’Italia, perché lì c’è la fontana che Milano ha voluto intitolare a tutti i caduti della Marina. Scelta singolare, in una città che con la marineria in generale ha un rapporto “diportistico” e neanche molto apprezzato nelle macchiette del “milanese al mare”. E infatti quell’Onda della Vittoria realizzata da Francesco Somaini su progetto architettonico di Luigi Caccia Dominioni va rimessa periodicamente in funzione perché alzi i suoi zampilli anziché trasformarsi in una piccola discarica a cielo aperto come è spesso accaduto da quando fu inaugurata nel ’69.

Incuria imperdonabile, a vedere il parco com’è oggi, ma forse motivata dalla scarsa “nobiltà” dell’area. Proprio lì dove i falsi ormeggi delimitano la vasca dell’Onda c’era infatti l’ingresso del Verziere, il mercato della frutta e della verdura arrivato in corso XXII Marzo dopo una lunga peregrinazione iniziata nel ’600 alle spalle del Duomo e poi migrata in piazza Fontana e di lì in Santo Stefano, prima di approdare al Verziere sotto la sua colonna. Soluzione anch’essa provvisoria, giacché nel 1911 il Comune decide un nuovo spostamento nell’area fuori le mura spagnole che era stata il campo fortificato delle truppe di Radetzky. Quello stesso anno è stata ultimata a poche centinaia di metri la stazione di Porta Vittoria oltre i cui binari si stendeva un’altra grande area dove allestire i mercati delle carni e dei pesci. È allora che “il Verziere” diventa “Mercato ortofrutticolo”, anche se nelle carovane facchini che ne affollano gli oltre 300 banchi fin dalle due del mattino lavorano sempre i “verzeratt”.

Milano è governata dai liberali dopo due sindacature radicali, mentre si annuncia la stagione dei socialisti Caldara e Filippetti. ma l’idea di una gestione diversa da quella pubblica non li sfiora nemmeno. E infatti sono gli architetti e gli ingegneri del Comune a costruire l’intera struttura, nello stile Liberty ultra economico che ancora si riconosce nelle strutture superstiti di via Bezzecca e dell’ex macello di viale Molise. E, naturalmente, nella Palazzina Liberty, realizzata nel 1908 dall’architetto Alberto Migliorini per farne il centro delle contrattazioni del nascente Ortomercato. Un’architettura segregata dietro alte mura fino al 1965, quando per il Verziere inizia l’ultimo trasloco verso l’attuale sede di via Lombroso.

È solo allora che comincia la storia di Largo Marinai d’Italia, che a sorpresa il Comune decide di trasformare in un parco. A difendere la scelta verde c’era Filippo Hazon, assessore democristiano all’Urbanistica, che chiedeva che al centro del nuovo parco ci fosse solo una chiesetta. Non fu accontentato, ma mentre le ruspe cominciavano le demolizioni Italia Nostra per prima si accorse della Palazzina. Due anni dopo lo fece anche la Sovrintendenza, che la salvò dai picconi anche se nessuno sapeva bene cosa farsene. E il quartiere che si era finalmente liberato dalle urla dei facchini e dal traffico che riforniva il più grande mercato del Nord cominciava a protestare per l’abbandono dell’area dove i rifiuti, lasciati a marcire già dalla notte del 30 luglio 1965 quando il Verziere chiuse ufficialmente, costringevano a periodiche disinfestazioni.

Dieci anni dopo, l’occupazione, che proseguirà a fasi alterne fra grandi e piccoli spettacoli e accese polemiche politiche fino al ’79: ultimo atto una puntigliosa nota spese inviata a sindaco e prefetto per documentare i lavori di manutenzione effettuati. Chissà se è mai stata liquidata? Il tempo passa e gli alberi crescono fino a disegnare un vero parco. A quel punto che gli si dà il nome (1987) e compaiono all’ingresso di Sud Ovest i due giovani abbracciati, dell'artista italoungherese Eva Olàh, unica donna ad avere un'opera esposta nei musei vaticani (oltre che in Duomo di Milano).

Sono passati quasi quarant'anni perché il parco trovasse una sua fisionomia e si restaurasse davvero la Palazzina Liberty per farla divenire sede della Banda Civica, della Casa della Poesia, mentre l’Orchestra da Camera di Milano vi tiene alcuni concerti. Ma è raro trovarne le porte aperte, se non per incongrui incontri politicoculturali, e le tag ne sfregiano le bianche superfici, muta testimonianza di una vecchia Milano che quella nuova non sa ancora metabolizzare. Sullo sfondo, il bosco di gru nato sull’area dell’ex stazione Vittoria e ancor più oltre la replica degradata dell’Ortofrutta nell’ex Macello, di cui di nuovo non si sa cosa fare.

 

da Repubblica

[VIDEO] Dario Fo e Franca Rame - Carosello "Recoaro"

Titolo: Rinfreschiamoci le idee
Cliente: terme di Recoaro
Prodotto: Acqua minerale Lora
Produzione: Derby film
Anni di messa in onda: 1962 (Cicli 2,3)
Autori, realizzatori:
Dario Fò (Regista sceneggiatore)
Osvaldo Langini (Registi)
Guglielmo Zucconi, Umberto Simonetta (Sceneggiatori)
Lucio Pirovano (Produttore)
Attori: Dario Fò, Franca Rame, Luigi Pistilli, Piero Nuti
 


LA MARCOLFA: SI RIDE CON IL NUOVO SPETTACOLO DI DARIO FO!

Una farsa assolutamente comica, costruita con un meccanismo e uno stile fantasioso e imprevedibile, come solo il genio di Dario Fo riesce a creare. E’ “La Marcolfa”, la commedia che andrà in scena in prima nazionale, dal 22 al 24 luglio, al Festival di Borgio Verezzi. Ad interpretarla saranno Carlo Simoni, che cura anche la regia dello spettacolo, e Antonio Salines, qui in una particolarissima e divertente parte en travesti. Carlo Simoni ha voluto, infatti, Salines per il ruolo della Marcolfa: vestito da donna, sciatta, stanca e rassegnata nella prima parte, si trasforma in modo credibilmente ridicolo e farsesco in donna piacente e corteggiata nella seconda. Insieme ai due protagonisti reciteranno Antonio Conte, Arcangelo Iannace, Antea Magaldi e Cristina Sarti.

Nella commedia si muovono sei personaggi: tre coppie di diversa età e condizione, che nel corso degli eventi si scompongono per ritrovarsi solo alla fine e nello stesso modo in cui erano partite. Carlo Simoni è il Marchese, un uomo fatuo, bugiardo e pieno di debiti, vessato e rincorso dai creditori; Cristina Sarti è la giovane principessa che spasima per lui, ma che alla falsa confessione del Marchese di appartenere alla carboneria contro il governo austriaco fugge sconvolta; Antonio Conte è Giuseppe, il fattore, pronto a fare a fette il Marchese se non salderà i suoi debiti; Antea Magaldi è Teresa, la fidanzata del fattore, che in realtà ama il Marchese; Arcangelo Iannace è il vecchio garzone Francesco, costretto a dormire dentro l’armadio perché gli hanno sequestrato il letto; e infine c’è lei, la Marcolfa, la fida e paziente governante del Marchese interpretata da Salines.

Sul palco i sei si incrociano e si scontrano come invasati, girano a vuoto, entrando ed uscendo freneticamente da ogni malcapitata e assurda situazione, finché un evento non provoca il capovolgimento dei ruoli: la Marcolfa vince alla lotteria. Una vincita enorme, che risolverebbe i problemi di tutti. La farsa prende il volo: il fattore ed il Marchese iniziano un pressante corteggiamento della donna, arrivando a sfidarsi in un finto duello e provocando nella vecchia il risveglio della sopita femminilità.

“Nella mia regia rispetterò le indicazioni di Dario Fo. – dice Carlo Simoni – La scena è ambientata alla fine dell’Ottocento in una sala del castello del Marchese di Trerate, nome simbolico di un uomo decaduto economicamente e pieno di debiti. La sala è fatiscente ed ovunque regna il disordine e la polvere. Tutto ciò che un tempo aveva un aspetto aristocratico ed elegante è ora logoro e consunto. Troneggia nella stanza un grande armadio, luogo di rifugio e nascondiglio protettivo dove di volta in volta tutti i personaggi, secondo le loro diverse necessità e problematiche, corrono a nascondersi. In un ambiente fantasticamente realistico, gli accadimenti nella loro imprevedibilità risulteranno ancora più godibili e divertenti. Tutto quello che utilizzerò per lo spettacolo sarà indispensabile. La scena, i costumi, l’attrezzeria: tutto l’arredamento è funzionale e necessario allo sviluppo scenico. Non c’è niente di superfluo o che non sia utile alla necessità espressiva”.

I biglietti sono disponibili in prevendita al Teatro Gassman (tel. 019/610.167, [email protected]). Le sere di spettacolo possono essere acquistati dalle 20,30 anche al botteghino di piazza Gramsci a Verezzi (inizio spettacolo ore 21,30). Per l’occasione sarà attivo un servizio gratuito di bus navetta (partenza parcheggio Teatro Gassman a Borgio ore 19,15 – 19,45 – 20,10 – 20,30, ritorno a fine spettacolo da piazza Gramsci a Verezzi).


[STAMPA] Intervista di Dario Fo a Radio Babboleo

12 luglio 2011 - ore 14:43

"Berlusconi adesso deve vendere tutti i giocatori del Milan all'Inter, perchè non ce la fa a pagare il debito...".

E' una delle battute del premio nobel Dario Fo - in una lunga intervista a Zona Mista su Radio Babboleo News - nel giorno del raduno dei rossoneri, in cui era molto attesa la presenza di Silvio Berlusconi. Sarebbero state le sue prime dichiarazioni ufficiali dopo la sentenza sul lodo Mondadori, che condanna la Fininvest al pagamento di 560 milioni al gruppo De Benedetti. Il blitz al raduno è stato però annullato, ufficialmente per il lutto dopo la morte di un soldato italiano in Afghanistan. Il premio nobel Dario Fo ha parlato - oggi a Radio Babboleo News - non solo di sport, ma anche di teatro e, naturalmente, impegno politico.

Riascolta il suo intervento sul sito di Radio Babboleo.

fonte: babboleo.it


[LIBRI] LA BIBBIA DEI VILLANI

 

Esistono Bibbie degli imperatori, splendidamente miniate, ed esistono, meno appariscenti e meno note, ma non meno preziose, Bibbie dei villani. Sono le Bibbie dei contadini, dei piccoli mercanti e degli artigiani, insomma del popolo minuto, che la tradizione orale e scritta di ogni regione d’Italia ci ha tramandato, e che Dario Fo e Franca Rame hanno scoperto in anni di ricerche sulle tradizioni popolari, ricreato sulla scena e ora riproposto, in una versione inedita, in questo libro.

In queste Bibbie, commosse e piene di risate, Dio è gioia ma anche sofferenza, godimento e pianto, sorriso e sghignazzo: il Dio dei villani discute con gli animali e con gli umani, certe volte anche li aggredisce; l’Altissimo, essendo il padre delle sue creature, ha i loro stessi pregi e i loro stessi difetti, persino la gelosia, la paura di rimanere solo, la malinconia. E poi, altro fatto straordinario, egli non è solo maschio, ma anche femmina, cioè madre, una tradizione che viene da tempi lontani, dalla Grecia arcaica.

La Bibbia dei villani di Dario Fo segue liberamente la successione «biblica», dall’Antico al Nuovo Testamento, dalla Genesi ai Vangeli canonici e apocrifi, con prologhi che introducono i vari racconti scritti nel volgare di lingue diverse con versione italiana a fronte. Ne viene fuori una storia di meraviglie e di storture, di miracoli e di stragi, di crudeltà e di tenerezza, di follie di potenti e onnipotenti e di saggezza popolare, dove il Signore parla attraverso l’energia e la concretezza dei villani.

 

La Bibbia dei Villani

A cura di Franca Rame, con 66 disegni di Dario Fo 
Guanda Pagg. 288
la trovate su commercioetico.it