[LIBRI] Le commedie di Dario Fo III

le commedie di Dario Fo- Grande pantomima con bandiere e pupazzi piccoli e medi
- L'operaio conosce 300 parole il padrone 1000 per questo lui è il padrone
- Legami pure che io spacco tutto lo stesso.

Questo volume presenta l'attività di Dario Fo dal 1968 al 1970. Si comincia con una commedia sul trasformismo italico, Grande pantomima con bandiere e pupazzi piccoli e medi, in cui più che mai Fo si rivolge al teatro popolare, tirando fuori i grandi pupazzi della tradizione siciliana. Si passa poi agli scatoloni che dominano la scena de L'operaio conosce 300 parole il padrone 1000 per questo lui è il padrone, da cui sbucano di volta in volta vittime di purghe staliniane e braccianti siciliani, Gramsci e Majakovskij, burocrati sovietici e gendarmi franchisti in serrati faccia a faccia e in una vorticosa contaminazione spazio-temporale. In Legami pure che tanto io spacco tutto lo stesso, la subordinazione alla macchina-mostro ingenera furia distruttrice; nel Funerale del padrone, infine, predominano il gusto della farsa e del grottesco in un fuoco d'artificio di trovate.

 

le commedie di Dario Fo

Le commedie di Dario Fo e Franca Rame
collana "Gli struzzi"
Anno: 1975

ISBN: 9788806427962

lingua: Italiano

pagg. 210


[LIBRI] L'osceno è sacro

l'osceno è sacroL’osceno, il triviale sono parte del valore lessicale di ogni popolo, ed esiste nella storia un «grande libro dello scurrile poetico», mai veramente considerato.

 

Isuoi autori hanno nomi a volte ignoti, altrevolte noti e celebrati: per esempio Shakespeare e Marlowe, che in scena e nella vita si esprimevano usando «parolacce». L’ebreo di Malta di Marlowe inveiva dando della «testa di fallo» ai suoipersecutori. Nel testo originale Amleto fa allusioni chiare al sesso femminile. Dialogando con Ofelia, sdraiato con lei presso il palco degli attori, le chiede:«Potrei distendermi col viso sul boschetto che tieni in grembo... o è già prenotato?».
Al limite dello sconcio le espressioni recitate da Molière nel Medico per forza e nel Don Giovanni. Per non parlare delle oscenità esibite da Ruzzante,dall’Aretino e da Giulio Cesare Croce il fabbro nel suo Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno. Ma è sorprendente scoprire come uno dei campioni del turpiloquio fosse Leonardo da Vinci, con una famosa tiritera sul fallo recitata in tutte le sue modulazioni. Riallacciandosi a una tradizione tanto illustre, Dario Fo racconta, da un’angolazione originale, le storie grandiosedei miti greci e romani, dell’Asinod’Oro e delle Mille e una notte, di Dante Alighieri e dei poeti di Provenza, della tradizione napoletana e di quella giullaresca medievale, e molte altre. E mette afuoco la sacralità dell’osceno e della buffoneria, da cui la sessualità esce giocosa e vitale, la donna rispettata e il male scongiurato.

 

l'osceno è sacro

L'osceno è sacro

con 133 disegni dell'autore

a cura di Franca Rame

Guanda, 2010

ISBN: 8860883687

293 pgg.


[AUDIO] La doppia vita di Dario Fo - intervista di Lina Simoneschi

C’è Dario Fo e Dario Fo. L’ uomo di teatro e Nobel per la letteratura che tutti conoscono, ma c’è anche un Dario Fo pittore molto meno noto. Eppure Fo si è diplomato all’Accademia delle belle Arti di Brera e la pittura lo ha seguito nel corso di tutta la sua vita, una vita “doppia” ma tutta dedicata alla cultura.

Il Max Museo di Chiasso propone una mostra – la prima antologica che gli è dedicata - intitolata “Dario Fo, la pittura di un narratore” ( aperta dal 23 settembre al 15 gennaio 2012). Vi troveranno posto 200 opere fra quadri, schizzi, disegni e bozzetti, per ripercorrere tutto il percorso artistico del Premio Nobel, dal periodo post-cubista ai disegni che ritraggono la moglie Franca Rame, ai lavori più recenti e sperimentali.

Lina Simoneschi lo ha incontrato e ha scoperto che Dario Fo ha iniziato a dipingere a soli cinque anni grazie ad uno zio svizzero, ma anche che ama talmente la pittura da definirsi “un pittore professionista che si è dedicato al teatro”.

 

Clicca sull'immagine per visitare il sito di RSI RETEDUE e ascoltare l'intervista...

fonte: retedue.rsi.ch


[STAMPA] "La pittura di un narratore" - Una personale sull'arte di Dario Fo

Chiasso, 13 settembre 2011  di Maria Luisa Prete

dario fo pittoreÈ stato presentato al centro svizzero di Milano il programma espositivo del Max, museo di Chiasso. Grande protagonista della stagione autunnale, presente anche alla conferenza stampa, il premio Nobel Dario Fo. Tra le grandi esposizioni, infatti, un posto di primo piano spetta alla Pittura di un narratore (dal 22 settembre al 15 gennaio 2012): un'importante antologica dell’autore, del quale vengono esposte oltre 200 opere, fra cui numerosi inediti. Opere a olio di grande formato, affiancate da studi in matita, bozzetti, disegni policromi, litografie, arazzi e collage – alcuni dei quali esposti per la prima volta – che permettono di comprendere l’articolata ricerca artistica e il pensiero del maestro Dario Fo nel corso di sessantacinque anni di intensa attività. Nella sala video del museo sono visibili dei filmati che propongono un percorso “ragionato” sul tema autobiografico riferito al particolare rapporto di Dario Fo con la pittura, riletto attraverso le sue rappresentazioni dedicate ad artisti quali Leonardo, Raffaello, Michelangniolo, Correggio, Caravaggio, i maestri del Duomo di Modena e, proposto per la prima volta al Max museo in questa chiave di lettura, dal regista Felice Cappa.

«Ho cominciato a dipingere proprio al confine, a 5 anni racconta Fo alla conferenza stampaospite a casa di uno zio acquisito che amava tantissimo la pittura, lui svizzero e la zia italiana, lo zio faceva il vigile e aveva una divisa bellissima. Mi fece un regalo fantastico: colori, carta e addirittura tavole, così iniziai a dipingere. Più tardi, quasi 10 anni dopo, ritornando in questo luogo, ho visto una decina di mie tavole appese al muro e ho visto un pittore. In poche parole, il fatto di tornare dove ho cominciato è sempre un brivido una emozione».
«In questa mostra c’è la storia della mia vita – ha aggiunto Fo – dal liceo, all’accademia, la pittura in Svizzera e in Francia. Nel dopoguerra non si aveva paura di cercare soluzioni nuove, di andare oltre certi confini, ci si muoveva, abbiamo dipinto in tutte le direzioni. Non era un dipingere per apparire diversi ma solo per sperimentare, per studiare e scoprire il significato del valore della pittura, della scenografia ecc. All’Accademia di Brera ho partecipato a lezioni di scenografia, scultura, le materie non erano staccate come oggi ma si faceva tutto assieme, negli anni ho cercato di salvare quell’idea di arti che si fondono e che ancora mi porto dietro. Pochi sanno che a Brera sono passati grandi pittori stranieri, oggi anche importanti, arrivati dalla Francia e dalla Spagna. Ho recitato i pezzi che prima ho dipinto. Io sono un pittore professionista che ha deciso di fare l’attore e il regista».

Fino al 15 gennaio 2012
Max museo, via Dante Alighieri 6, Chiasso
Info: 0041916825656; www.maxmuseo.ch

 

fonte: insideart.eu