[STAMPA] Capitale Europea della Cultura 2019 Dario Fo: «Ravenna città straordinaria»

RAVENNA. « Bisogna ricordare ai cittadini di Ravenna che la storia della loro città è straordinaria, ma loro non hanno coscienza della sua importanza per l’umanità, e vivono come se abitassero in un qualsiasi centro sconosciuto. Se chi abita questa città non ha coscienza, poi è difficile coinvolgere e convincere quelli che vengono dall’esterno».

Dario Fo, protagonista assoluto del teatro italiano, commediografo, regista, scrittore, insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1997, ha ricevuto nel 1999 la cittadinanza onoraria di Ravenna per il suo rapporto «costante e fecondo» con la città.

Maestro, Ravenna ha qualche possibilità di diventare la capitale europea della cultura nel 2019?
«Tutto dipende da come si riesce ad impostare l’operazione. Ravenna parte con un grande vantaggio su quasi tutte le città in lizza, può esibire una cultura, possiede dei monumenti unici e irripetibili, e non bisogna mai dimenticare che Ravenna è stata capitale dell’Impero d’Occidente e d’Oriente per lungo tempo, ha avuto come fondatori addirittura imperatori romani di grande intelligenza e cultura. E’ poi una città importante sul piano del mercato, della navigazione e anche delle industrie. Ma certo è che la voce maggiore è senz’altro quella dei grandi momenti culturali. Devo dire, per quello che ho vissuto in Ravenna, vi sono delle situazioni negative, per esempio quella di aver trasportato l’Accademia del mosaico fuori della città, in una condizione ormai quasi inesistente, abbandonata a sé. C’è stata molta disattenzione. Io adoro Ravenna, ho scritto anche il testo La vera storia di Ravenna, che è ancora in libreria adesso dopo tanti anni, dopo tre edizioni e tanta vendita». 

Se lei fosse il sindaco di Ravenna, cosa farebbe?
«Non conosco quello che ha fatto l’attuale sindaco, magari anche cose stupende. Io cercherei di coinvolgere profondamente le accademie, i teatri, soprattutto i giovani, le scuole da quelle elementari fino all’università. Proprio nel tempo dell’edizione de La vera storia di Ravenna, siamo andati avanti a raccontare le vicende di Ravenna attraverso un film, coinvolgendo i ragazzini e le scuole. E’ stato un lavoro straordinario sull’impianto di questa città antica e attuale: era talmente vasto l’argomento che abbiamo dovuto dividerlo in due sezioni. Ma il dvd non è stato ancora programmato. Basterebbe quel documento a produrre un notevole aiuto alla scalata che il Comune e i ravennati stanno cercando di realizzare».

Simone Ortolani

fonte: corriereromagna.it


TERRA PROMESSA DI MARCO BALIANI, FELICE CAPPA E MARIA MAGLIETTA QUESTO SABATO SU RAI5 E IN STREAMING SU rai.it

Questo sabato 15 ottobre, su Rai5 alle ore 22, e in diretta streaming su www.rai.it (visibile ovunque, sia nelle regioni dove non c'è ancora il digitale terrestre sia all'estero) va in onda la versione televisiva di Terra promessa di Marco Baliani, Felice Cappa, Maria Maglietta: lo spettacolo è stato presentato con successo ai festival di Spoleto e Taormina la scorsa estate e sarà in tournée per tutta la stagione. Ecco una breve nota che accompagna lo spettacolo.

L’Italia di oggi è un paese pieno di contraddizioni.
È un paese di migranti che respinge gli immigrati. È un paese che si mette alla finestra a guardare i giovani partire. È un paese che risponde a una crisi profonda con l’astrazione di parole vuote e inefficaci.
L’Italia è un paese spaccato in due da una politica che sottolinea i contrasti e non li risolve: un paese che ha due anime, un Nord e un Sud che non sanno dialogare e che si allontanano in una deriva che coinvolge entrambi.
Quando è nata la frattura che attraversa il nostro paese? Quali sono le origini di una ferita che sanguina da così tanto tempo?
La “questione meridionale” affonda le radici in un terreno antico, antico quanto l’Italia: nell’anno dei festeggiamenti per i 150 anni dell’unità, è giusto ricordare dunque che molte delle fratture che attraversano il nostro paese sono ferite che risalgono proprio al processo di unificazione. All’Italia serve oggi un racconto, un racconto che metta in evidenza luci e ombre di un periodo storico in cui sono nate incomprensioni non ancora risolte e che pesano inevitabilmente su un paese che non è pacificato.
In Terra promessa. Briganti e migranti questo racconto prende forma: la storia del brigante lucano Carmine Crocco diventa infatti pretesto per riflettere sulla vita di tanti contadini del Sud, ma anche del Nord Italia, le cui vicende forniscono una chiave per interpretare la storia recente del nostro paese. Gli eredi di quei cafoni colonizzati e poi sradicati sono, oggi, gli operai della Fiat che proprio in Basilicata ha costruito lo stabilimento più efficiente e alienante d'Europa
In scena c'è Marco Baliani, a ripercorrere gli eventi, a ricostruire le circostanze e a illuminare i luoghi che i protagonisti di quelle vicende hanno consegnato alla storia. La regia, tra cinema e teatro, è di Felice Cappa. Ad accompagnare le parole del narratore in scena, compaiono, su schermi sovrapposti, come apparizioni fantasmatiche, altri personaggi, un contadino, una popolana, un barone e un soldato piemontese, a comporre un mosaico di racconti fatto di voci e punti di vista differenti. La narrazione vive all’interno di una speciale scatola luminosa, che racchiude il narratore e la sua storia in un caleidoscopio di immagini proiettate. Brevi squarci di vita, memorie di luoghi, riflessioni si amalgamano in uno spezzato affresco che regala allo spettatore una prospettiva rara da cui osservare questo spaccato di storia e meditare sul presente.

TERRA PROMESSA
Briganti e migranti

uno spettacolo di Marco Baliani, Felice Cappa e Maria Maglietta
con Marco Baliani
e con la partecipazione in video di Salvo Arena, Naike Anna Silipo, Aldo Ottobrino, Michele Sinisi
regia di Felice Cappa
drammaturgia di Maria Maglietta
musiche di Mirto Baliani
impianto scenico di Valentina Tescari
assistente alla scene Virginia Forlani
video design di Matteo Massocco
fotografia di Valeria Palermo
riprese video di Andrea Nobile
Steadicam e flyght jib Stefano Stefanelli
programmazione video e luci Mauro Melloni
fonico Mario Berciga
direttore tecnico Amerigo Varesi
aiuto regia Anna Banfi
delegato di produzione Lidia Gavana
un progetto di Change Performing Arts
produzione di CRT Artificio


[VIDEO] Buonasera con Franca Rame

"Buonasera con..." era un programma trasmesso da Rai2 dal 1978 al 1981.
Inizialmente presentato da Maria Giovanna Elmi, era un "programma-contenitore" che trasmetteva cartoni animati e telefilm. Dal 1979 venne affidato ad un conduttore diverso ogni due mesi e fu diviso in due parti: nella prima il conduttore intratteneva il pubblico con un piccolo spettacolo di varietà, nella seconda veniva trasmessa un telefilm o un cartone animato. Tra i conduttori vi furono Franco Franchi, Mario Carotenuto, Renato Rascel, Memo Remigi, Silvan, il Quartetto Cetra, Carlo Dapporto, Rita Pavone, Macario, Tino Scotti, Rossano Brazzi e Peppino De Filippo e soprattutto Franca Rame.

Da "Buonasera con Franca Rame" una canzone che rimane nei ricordi di molti...

Una foto di Franca Rame nel ruolo di "Francaccia", durante la trasmissione... 

Buona Sera con Franca Rame


[STAMPA] Dario Fo e Franca Rame - Ospiti il 20 ottobre dell'Università La Sapienza di Roma

Il premio Nobel Dario Fo e Franca Rame saranno gli ospiti d'onore della manifestazione organizzata dalla Dott.ssa Marisa Pizza per la presentazione di ECLAP che avrà luogo a Roma giovedì 20 ottobre 2011, grazie al Centro Teatro Ateneo della Sapienza Università di Roma e con la collaborazione dell’Università degli Studi di Firenze (coordinatore di ECLAP), della Compagnia Teatrale Fo-Rame e della Fondazione Rinascimento Digitale e del MIBAC- Direzione Generale per lo Spettacolo dal vivo.

ECLAP è il nuovo archivio online delle arti dello spettacolo in Europa, co-finanziato dal Programma ICT- PSP CIP della Commissione europea: per la prima volta, le collezioni dei più importanti istituti e archivi europei delle arti dello spettacolo - prime fra tutte, in Italia, quella di Dario Fo e Franca Rame e quella del Centro Teatro Ateneo - saranno accessibili online attraverso un portale dedicato e attraverso EUROPEANA, la biblioteca digitale europea, con la traduzione dei metadati nelle maggiori lingue.

Nel corso dell’evento, il secondo di un ciclo di appuntamenti internazionali previsti da ECLAP, Dario Fo e Franca Rame presenteranno il loro archivio, in cui sono conservati documenti, video, immagini e testi di oltre 50 anni di attività della Compagnia Teatrale Dario Fo e Franca Rame. I materiali saranno messi a disposizione di ECLAP e confluiranno in Europeana. “Aderendo a ECLAP – sottolinea Dario Fo – intendiamo sostenerne il programma di conservazione valorizzazione e uso sociale del patrimonio artistico, reso possibile da un portale unico di accesso delle arti performative con diffusione nella Digital Library di Europeana”. Esiste, infatti, un ricco patrimonio di film, registrazioni, audiovisivi, immagini, schizzi, bozzetti, molti dei quali sono conservati in archivi e luoghi separati sparsi in tutta Europa che altrimenti rischierebbe di andare disperso.

 

11 ottobre 2011 Roma fonte: ustation.it


[STAMPA] Dario Fo: “Tutti dobbiamo darci da fare”

‘Ricucire l’Italia’: in ventimila a Milano Dario Fo: “Tutti dobbiamo darci da fare”
Personalità della cultura, politici, giornalisti e società civile 'in piazza' per l'evento. Il sindaco Pisapia: "Il berlusconismo sta finendo, vinceremo di nuovo". Saviano: "E' il momento di osare di più"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 8 ottobre 2011

manifestazione milano dario fo “E’arrivato il momento in cui tutti ci dobbiamo dare da fare per il bene della collettività”: l’appello del premio Nobel Dario Fo è forse la sintesi più riuscita di “Ricucire l’Italia” , la manifestazione organizzata da ‘Libertà e Giustizia‘ all’Arco della pace di Milano. Sole, vento, tante personalità sul palco, quasi 25mila persone ad ascoltare gli interventi: sono gli ingredienti di un successo che sembra essere la seconda tappa di quanto avvenuto a febbraio scorso, quando l’associazione chiese pubblicamente le dimissioni di Berlusconi. Dai 10mila del Palasharp ai 25mila di oggi il passo è breve. “Le piazze si riempiono quando non sono i partiti a chiamarle” ha detto il vicedirettore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, che ha interpretato in tal maniera la voglia di cambiamento proveniente dalla base del Paese.
“Proviamo scandalo per ciò che traspare dalle stanze del governo, ma ci pare anche più gravemente offensivo del pudore politico un Parlamento che, in maggioranza, continua a sostenerlo, al di là di ogni dignità personale dei suoi membri”: è ciò che ha scritto, invece, il presidente emerito della Corte Costituzionale, Gustavo Zagrebelsky nell’appello in apertura dell’evento. Su intercettazioni e legge bavaglio, ha aggiunto: “In democrazia è importante conoscere anche ciò che non è penalmente rilevante”. Gli ha fatto eco Marco Travaglio, che ha ricordato come il bavaglio non sia una creatura solo di centrodestra, visto che tutto l’arco parlamentare lo ha voluto, tranne qualche rara eccezione. Per il giornalista, inoltre, non ci si può fidare di una maggioranza che parla della possibilità di inserire l’ennesima sanatoria nel dl sviluppo dopo averne fatti già 18 in pochi anni.
Ad aprire le danze è stata Sandra Bonsanti, presidente dell’associazione organizzatrice, che dopo aver citato Primo Levi e Don Ciotti, chiesto un minuto di silenzio per le donne di Barletta e detto che “la società civile vuole pesare” (“non voteremo chi vota la legge bavaglio”), ha letto un messaggio inviato per l’occasione da Umberto Eco. “In questo spaventoso declino della vita politica italiana facciamo sentire la voce di una società civile ancora sana, così da far capire anche all’estero che l’Italia vera siamo noi” ha scritto il professore.
Numerose le personalità alternatesi sul palco, con Luisella Costamagna a coordinarne gli interventi. Presenti gli storici Paul Ginsborg e Salvatore Veca, gli ex magistrati Bruno Tinti e Giuliano Turone, il sociologo Marco Revelli, il presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia, Claudio Fava di ‘Libera’, il segretario della Fnsi Franco Siddi, i costituzionalisti Lorenza Carlassare e Valerio Onida, i giornalisti Michele Serra, Lirio Abbate e, come detto, Marco Travaglio, più tutta una serie di altri ospiti di rilievo.
Dopo l’intervento di Sandra Bonsanti, il primo a parlare è stato il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che dal palco si è detto sicuro della imminente fine politica di Berlusconi e della sua coalizione. “Milano è la città da cui è partito il cambiamento dell’Italia – ha detto il primo cittadino – . Al Palasharp – ha ricordato – io avevo lanciato una sfida a Berlusconi, dicendovi ‘la prossima volta sarò il vostro sindaco’. Abbiamo vinto a maggio scorso e vinceremo la prossima volta, che sono convinto sarà presto”. Successivamente, Pisapia ha parlato della manovra finanziaria e delle conseguenze funeste che essa ha avuto e continuerà ad avere nelle politiche degli enti locali, collegando i due aspetti. “Il governo ha capito che dalle città si sta alzando un vento nuovo, perciò con la manovra penalizza le risorse locali per frenare il cambiamento, ma il vento nuovo continuerà ad alzarsi” ha detto il sindaco, che poi ha lasciato spazio al primo frammento del videomessaggio inviato dallo scrittore Roberto Saviano.
L’autore di Gomorra ha rivendicato il “diritto alla felicità” che “non può che avvenire in una società di diritto”. Poi ha parlato del crollo di Barletta e della morte delle operaie senza contratto. “Il lavoro nero sta proteggendo l’Italia dalla crisi spesso i padroni sono ex lavoratori in nero a loro volta che vivono in queste condizioni – ha detto Saviano - . Trovarsi insieme è un modo di non perdere la speranza, di resistere all’idea che il talento non serva nulla, che vale una segnalazione. Se ragioniamo così hanno già vinto loro, chi è in questo momento al governo, cerca di far passare l’adagio che siamo tutti uguali e che chi critica è ipocrita, perché si comporta nello stesso modo e vuole solo la nostra poltrona”. Come si risponde a tutto questo? Per Saviano non ci sono dubbi: “Trovando la possibilità di coinvolgere le persone in un grande progetto di riforme per cambiare passo e superare questa realtà ossidata”. Questo, per lo scrittore “è il momento di osare di più”.

 

Simile il pensiero del premio Nobel Dario Fo, secondo cui nella contingenza “tutti devono darsi da fare in prima persona. Serve una partecipazione straordinaria, bisogna discutere, litigare e cercare di venire avanti avendo come obiettivo gli interessi della collettività. Ognuno si deve interessare ai problemi degli altri: non per curiosità, ma per amore verso gli altri”. Lo storico inglese Paul Ginsborg, invece, ha offerto una visione ‘altra’ della fine di Silvio Berlusconi, che “non è crollato, è un uomo molto tenace e determinato. E’ stato sottovalutato mille volte, ma è un uomo che combatte fino alla fine”. “Questo è un regime – ha continuato Ginsborg – tante volte il Corriere della sera e anche nel centrosinistra ci hanno deriso per averlo detto. In realtà questo è un regime caratterizzato da un conflitto d’interessi patologico che deforma la democrazia, ma è difficile che riesca ad andare oltre il 2013. Neanche Houdini-Berlusconi può fare così tanto”. Ginsborg, poi, ha parlato da una prospettiva ‘internazionale’ sulla situazione italiana: “In Europa ci si chiede come mai non riuscite a liberarvi di Berlusconi – ha detto -. E’ una cosa difficile da spiegare. Ma certo con una maggioranza in Parlamento, Napolitano non può sciogliere le Camere”. La situazione, a sentire Ginsborg, “fa malissimo all’immagine dell’Italia, anche sui mercati finanziari”. Tra i tanti interventi, da segnalare lo sguardo al futuro del presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia, secondo cui la situazione è ormai intollerabile. “Non basta più pensare solo alla fine di questo governo, bisogna anche pensare a che cosa faremo dopo. La maschera è caduta, non possiamo aspettare un 25 luglio che non sappiamo se ci sarà” ha detto Smuraglia. Piazza piena, impegno civile, idee per il futuro e lotta per la libertà d’informazione nel presente: il messaggio di ‘Ricucire l’Italia” è chiaro; l’intervento di chiusura di Gustavo Zagrebelsky lo riassume al meglio: “Non ci dicano che questa nostra piazza è una piazza antipolitica o apolitica – ha detto il presidente emerito della Corte Costituzionale – . E’ una piazza prepolitica, perché da qui parte una domanda ai nostri partiti politici di riferimento, quali che essi siano, affinché recuperino la loro funzione politica”. La ricetta di Zagrebelsky è una sola: “abbandonare le divisioni di tipo personale, le correnti e trovare l’unità attorno a qualche grande idea politica, senza programmi elettorali di ottanta pagine. Si rendano conto che ciò di cui abbiamo bisogno è la loro presenza. E si rendano conto che, se questo vuoto non viene colmato rapidamente, è in discussione la democrazia”. Come dire: una piazza per la democrazia.

 

fonte: ilfattoquotidiano.it


[VIDEO] Passaparola. Essere presenti fino all'impossibile - Dario Fo

Dario Fo: "Siamo in uno stato tragico davvero. C'è una crisi che si sviluppa in forme drammatiche. A parte quello che è successo in questi giorni nel sud, con queste quattro donne schiacciate dentro una palazzina. Con una ragazzina, la figlia del padrone, addirittura. Queste donne che si scopre che lavoravano per una miseria.
C'è la situazione del governo: il governo che da un giorno all'altro sembra proprio andare giù. Ci sono quelli che avvertono: tutte le agenzie, gli uomini politici, stranieri, poi c'è perfino il Vescovo, il Cardinale, il Papa. Tutti che avvertono: "guardate che non si va avanti."

Mi fa venire in mente subito un film che ho visto tanto tempo fa, Buster Keaton, uno dei pochi film dove c'era un sonoro. C'erano delle urla, dei suoni, esplosioni, musica. Si svolgeva tutto con un sacco di clown dentro un palazzo, uno stanzone enorme. Si capiva dal movimento, dalla pantomima, che si trattava di un governo. Un governo dove tutti quanti stavano litigando: si facevano cattiverie, insulti, si prendevano a schiaffi - da clown naturalmente - e nel mezzo c'era una statua. La statua indicava la presenza straordinaria del Presidente della Repubblica, di cui si trattava in quel momento. Si davano insulti e soprattutto c'erano grandi rumori. A un certo punto ci si accorge che la statua barcolla, allora tutti smettono di litigare tra loro e accorrono per tenerla su e si mettono uno sulla spalla dell'altro per prendere le scale e montano su per tenerla. La testa si sta distaccando, la rimettono, la riavvitano, poi scendono piano, piano e si mettono di nuovo seduti e cercano di non fare rumore perché hanno capito che il rumore, l'urlo, le parole gridate, le bestemmie determinano questo trillare e questo movimento. Parlano piano, poi si dimenticano del pericolo che cada questa statua che è emblematica del potere, soprattutto si sente che se crolla quella statua, crollano tutti. Ecco che a un certo punto si mettono a urlare di nuovo, ma poi fanno silenzio perché c'è questo muoversi della statua che addirittura si agita e ecco che di colpo fanno silenzio e parlano piano, piano e ce ne è uno che starnuta e lo azzittiscono subito. Un altro che ha un colpo di tosse, un altro che ha paura della statua che gli cada addosso, si mette a urlare: “Fermo!”, lo tappano, lo buttano per terra e poi si mettono intorno alla statua e la statua sta su, piano, piano andiamocene, vanno fuori, piano, piano, escono e quando stanno per uscire, “CRÀ!”, di nuovo la statua si muove. Qualcuno si muove per tenerla su, niente, cade, cade, cade, via tutti escono, escono, escono e comincia a muoversi anche il palazzo, il palazzo crolla, escono appena, appena, appena un pelo escono “WAAA!” tutto quanto crolla il palazzo con la statua di mezzo. Questi che si sono appena salvati cominciano a piangere, disperati: "cosa succede? Noi?" Scoppia una grande risata, si guardano e ci sono di dietro a loro centinaia, migliaia, una folle enorme di gente che applaude e grida: “Oh, finalmente era ora, era ora!”

Anche noi aspettiamo quell'“era ora”, ma credo che non basti aspettare così alla finestra che ognuno di noi deve fare il proprio mestiere e in questo caso il proprio dovere per meglio dire è informare, essere presenti, partecipare, non aspettare che gli altri risolvano i problemi e che ci diano il via e soprattutto evitare i silenzi, i rimandi di certi politici e mettersi in testa che solo una presenza intensa ha la possibilità di risolvere in problema, essere presenti fino all'impossibile, questo è il nostro dovere!"