[Interviste] Dario Fo interviene a "Ora tocca a noi" manifestazione di SEL

 

"Prima di tutto, a voi che siete presenti in piazza Navona, che mostrate una straordinaria voglia di agire, di essere vivi, faccio tutti i miei complimenti."

Inizia cosi’ il videomessaggio che il premio Nobel Dario Fo ha inviato ai partecipanti alla manifestazione nazionale di Sinistra Ecologia Liberta’, in corso a Roma in piazza Navona.

"E’ un momento duro, durissimo questo. - prosegue il premio Nobel – Stanno crollando tutti i i giochetti e i giochi pesanti che ha messo in piedi il governo e naturalmente tutta la classe che lo sostiene. Ed e’ straordinario che - davanti a situazioni come queste, che vedono franare speranze, che vedono persone disperate, che non arrivano davvero alla fine del mese, gente che non riesce nemmeno ad avere la possibilita’ di studiare, con le scuole ridotte certe volte e dei ruderi – ci sia sempre qualcuno che dice no; non cediamo, pensiamo, discutiamo, inventiamo qualche cosa, andiamo avanti, troviamo una soluzione. Ecco. A queste persone io faccio applausi infiniti.

Perche’ riuscire ad essere positivi in momenti come questo, bisogna avere una volonta’ di reagire straordinaria. E’ facile essere nello slancio quando il vento porta tranquillamente la barca. Ma non e’ facile quando sei controvento, quando ci sono tempeste come questa, quando vedi sopratutto la solitudine disperata della gente che non sa come risolvere, non dico il mese, ma la giornata. E’ bene vedere della gente che si muove, che agisce, che pensa, che vuole incontrarsi e sopratutto riuscire a voler trovare insime dal basso soluzioni nuove.

Certo oggi l’esempio che viene dalla politica e’ negativo.

E’ vecchio. E’ risolto con il solito tran tran che conosciamo da anni. E si risolve sempre con il rimandare, a sperare, e a promettere. A proiettare idee di cambiamento facili e poi ti accorgi – scusate il termine triviale – che sono solo dei bidoni immensi e della gente che e’ attaccata al proprio potere e pensa soltanto di tirare a campare, e a fare in modo che la danza, la gnaggnera come si dice, vada avanti tranquilla. Tutto rimanga cosi come e’, che non si muova niente e guai a chi respira.

Grazie. Grazie di avere questa rabbia. – conclude Fo – Una rabbia cosciente, non sgangherata, ma riflettente o meglio riflessiva come dicono i raffinati. Grazie ancora. Forza!!

Dario Fo

fonte: ilgiornaledipozzallo.net


DARIO FO, GLI SGHIGNAZZI (DIPINTI) DI UN NOBEL

AL MAX MUSEO DI CHIASSO UNA RASSEGNA CON QUADRI, ARAZZI, COLLAGE E BOZZETTI PER RACCONTARE LA PASSIONE SEGRETA DELL’ATTORE E SCRITTORE

 

Pittura messa in scena. Come definire, altrimenti, l’esposizione di 200 opere, che Chiasso dedica a Dario Fo? Una scelta di olî, arazzi, collage, bozzetti (a cura di Marco Biscione e Nicoletta Ossanna Cavadini) esemplifica 65 anni di attività di uno straordinario genio poliedrico.

In realtà, a Fo qualsiasi definizione va stretta. Autore teatrale? Non basta. Attore? Insufficiente. Pittore? Limitativo. Forse, la definizione che più si avvicina al personaggio è la motivazione dell’Accademia svedese per il premio Nobel (1997): «Seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi». Ci siamo: eccoci dinanzi a un giullare che si esprime con linguaggi diversi. La pittura, quindi, non è che uno di essi.

Ma vediamo come ci arriva, anche perché Fo non fa parte del mercato dell’arte: non è legato a gallerie o a gruppi di potere che fanno il buono o il cattivo tempo e impongono un artista come la marca di una mozzarella. «Gli autori negano che io sia un autore. Gli attori negano che io sia un attore. Nessuno mi vuole nella sua categoria. Mi tollerano solo gli scenografi» dice Fo. Sul versante figurativo, egli ha tutti i titoli per essere anche pittore; basta affidarsi alla sua biografia. Prima di iscriversi ad Architettura al Politecnico di Milano, Fo (Sangiano, Varese, 1926) si diploma a Brera. I suoi maestri? Funi, Carpi, Marino e Manzù. Da eclettico, ha cercato i suoi riferimenti in tutta la storia dell’arte: dalla primitiva a quella greco-romana al ‘400, ‘500, ‘600 italiano e così via, sino ai contemporanei. Che, nel caso specifico, si chiamano soprattutto Picasso e Chagall («Il gusto del volo fantastico, del paradossale, del surreale, dell’impossibile»). Contrariamente a Montale («Scrivo, e poi leggo i critici per sapere cosa volevo dire»), Fo non è un autore da interpretare. È abituato a spiegare tutto, a non lasciare zone d’ombra. Precisa: «Dipingere è come recitare. Quando scrivo un testo e, d’un tratto, mi rendo conto che i personaggi non “quagliano”, che manca loro vigore o ritmo, prendo carta e penna e comincio a disegnare le immagini con i personaggi che raccontano l’azione». Quindi, dipingere diventa una necessità («Raccontare attraverso le immagini»), una strada per arrivare al completamento di un’opera teatrale: caratterizzare meglio un personaggio, definire un fondale, impostare la regia.

Tutto ciò permette a Fo di creare scene e costumi anche per opere altrui. Basta ricordare la Storia di un soldato di Stravinsky o Il barbiere di Siviglia di Rossini. Continua il rapporto osmotico fra pittura e teatro: l’una alimenta l’altro e viceversa. Il mondo della scrittura trova, nella tavolozza, un altro motivo di esistenza. A colori.

 

Di Sebastiano Grasso, Corriere della sera,  2 ottobre 2011


[LIBRI] Il Mantegna Impossibile

il mantegna impossibileIn occasione del V centenario della morte di Andrea Mantegna (1506-2006), l’artista è stato celebrato con tre grandi mostre, inaugurate in contemporanea il 16 settembre 2006, in ognuna delle città dove il Mantegna ha vissuto e ha lasciato alcune delle sue opere più importanti: Padova, Verona e Mantova.
La figura di questo grande pittore, in assoluto uno dei maggiori di tutto il Quattrocento, ha colpito profondamente l’immaginazione di Dario Fo, che in occasione di queste celebrazioni ha voluto dedicare al maestro uno dei suoi spettacoli e una biografia a tutto tondo, condotta fuori dai canoni della storiografia d’arte “ufficiale” ma ricca di inedite notazioni sul suo profilo umano e psicologico e sul reale significato della sua pittura. Proseguendo nella sua lettura “controcorrente” delle pagine e delle figure più significative dell’arte italiana, il Premio Nobel per la letteratura, dopo i volumi dedicati a Ravenna, al Duomo di Modena e a Caravaggio, ha così individuato nell’opera del Mantegna i caratteri di una ispirazione grottesca e trasgressiva, capace di catapultare in ogni situazione, anche la più drammatica, una logica di sottile e ironica provocazione.
Una lettura, quella di Dario Fo, certamente insolita e originale, ma che corrobora le proprie tesi con spunti di sottile intelligenza critica e di toccante umanità.

SCHEDA TECNICA

il mantegna impossibileIl Mantegna Impossibile
Formato: cm 17 x 24
con 121 illustrazioni in bianco e nero e a colori
ISBN 88-8290-912-3
Volume in brossura con alette
pagg 192
Settembre 2006