LA PALAZZINA LIBERTY, DOVE DARIO FO E FRANCA RAME RECITAVANO, DIVENTA UN PARCO. SENZA PERCHE'..

Dalla collinetta artificiale che si eleva di pochi metri appena superato l’ingresso di NordEst, puntando lo sguardo verso Sud oggi si vedono solo alberi: olmi, betulle, aceri e ippocastani che nascondono completamente alla vista l’architettura della Palazzina Liberty. Da quello stesso punto di osservazione nella primavera del 1974 si osservava una folla di migliaia di persone che fra arbusti allora stenti rivolgeva lo sguardo verso il palco improvvisato da Dario Fo, che con Franca Rame e la loro cooperativa Nuova Scena appena sfrattata da un capannone di via Colletta si preparavano a rappresentare Mistero Buffo. La Palazzina Liberty era stata occupata, il Comune la reclamava ma la gente del quartiere che la vedeva abbandonata da anni solidarizzava con gli attori. In un giorno si raccoglievano 12mila firme per lasciare che fossero loro a occuparsene. E di gente, sul pratone spelacchiato, ce n’era tanta, abbastanza da occupare tutti i 74mila metri quadrati di quel parco nato quasi per caso.

LE ALTRE PUNTATE Porta Venezia

Oggi si chiama parco Vittorio Formentano ma che sia stato tardivamente intitolato al fondatore dell’Avis lo sanno in pochi. Per tutti è il Parco di Largo Marinai d’Italia, perché lì c’è la fontana che Milano ha voluto intitolare a tutti i caduti della Marina. Scelta singolare, in una città che con la marineria in generale ha un rapporto “diportistico” e neanche molto apprezzato nelle macchiette del “milanese al mare”. E infatti quell’Onda della Vittoria realizzata da Francesco Somaini su progetto architettonico di Luigi Caccia Dominioni va rimessa periodicamente in funzione perché alzi i suoi zampilli anziché trasformarsi in una piccola discarica a cielo aperto come è spesso accaduto da quando fu inaugurata nel ’69.

Incuria imperdonabile, a vedere il parco com’è oggi, ma forse motivata dalla scarsa “nobiltà” dell’area. Proprio lì dove i falsi ormeggi delimitano la vasca dell’Onda c’era infatti l’ingresso del Verziere, il mercato della frutta e della verdura arrivato in corso XXII Marzo dopo una lunga peregrinazione iniziata nel ’600 alle spalle del Duomo e poi migrata in piazza Fontana e di lì in Santo Stefano, prima di approdare al Verziere sotto la sua colonna. Soluzione anch’essa provvisoria, giacché nel 1911 il Comune decide un nuovo spostamento nell’area fuori le mura spagnole che era stata il campo fortificato delle truppe di Radetzky. Quello stesso anno è stata ultimata a poche centinaia di metri la stazione di Porta Vittoria oltre i cui binari si stendeva un’altra grande area dove allestire i mercati delle carni e dei pesci. È allora che “il Verziere” diventa “Mercato ortofrutticolo”, anche se nelle carovane facchini che ne affollano gli oltre 300 banchi fin dalle due del mattino lavorano sempre i “verzeratt”.

Milano è governata dai liberali dopo due sindacature radicali, mentre si annuncia la stagione dei socialisti Caldara e Filippetti. ma l’idea di una gestione diversa da quella pubblica non li sfiora nemmeno. E infatti sono gli architetti e gli ingegneri del Comune a costruire l’intera struttura, nello stile Liberty ultra economico che ancora si riconosce nelle strutture superstiti di via Bezzecca e dell’ex macello di viale Molise. E, naturalmente, nella Palazzina Liberty, realizzata nel 1908 dall’architetto Alberto Migliorini per farne il centro delle contrattazioni del nascente Ortomercato. Un’architettura segregata dietro alte mura fino al 1965, quando per il Verziere inizia l’ultimo trasloco verso l’attuale sede di via Lombroso.

È solo allora che comincia la storia di Largo Marinai d’Italia, che a sorpresa il Comune decide di trasformare in un parco. A difendere la scelta verde c’era Filippo Hazon, assessore democristiano all’Urbanistica, che chiedeva che al centro del nuovo parco ci fosse solo una chiesetta. Non fu accontentato, ma mentre le ruspe cominciavano le demolizioni Italia Nostra per prima si accorse della Palazzina. Due anni dopo lo fece anche la Sovrintendenza, che la salvò dai picconi anche se nessuno sapeva bene cosa farsene. E il quartiere che si era finalmente liberato dalle urla dei facchini e dal traffico che riforniva il più grande mercato del Nord cominciava a protestare per l’abbandono dell’area dove i rifiuti, lasciati a marcire già dalla notte del 30 luglio 1965 quando il Verziere chiuse ufficialmente, costringevano a periodiche disinfestazioni.

Dieci anni dopo, l’occupazione, che proseguirà a fasi alterne fra grandi e piccoli spettacoli e accese polemiche politiche fino al ’79: ultimo atto una puntigliosa nota spese inviata a sindaco e prefetto per documentare i lavori di manutenzione effettuati. Chissà se è mai stata liquidata? Il tempo passa e gli alberi crescono fino a disegnare un vero parco. A quel punto che gli si dà il nome (1987) e compaiono all’ingresso di Sud Ovest i due giovani abbracciati, dell'artista italoungherese Eva Olàh, unica donna ad avere un'opera esposta nei musei vaticani (oltre che in Duomo di Milano).

Sono passati quasi quarant'anni perché il parco trovasse una sua fisionomia e si restaurasse davvero la Palazzina Liberty per farla divenire sede della Banda Civica, della Casa della Poesia, mentre l’Orchestra da Camera di Milano vi tiene alcuni concerti. Ma è raro trovarne le porte aperte, se non per incongrui incontri politicoculturali, e le tag ne sfregiano le bianche superfici, muta testimonianza di una vecchia Milano che quella nuova non sa ancora metabolizzare. Sullo sfondo, il bosco di gru nato sull’area dell’ex stazione Vittoria e ancor più oltre la replica degradata dell’Ortofrutta nell’ex Macello, di cui di nuovo non si sa cosa fare.

 

da Repubblica