[STAMPA] Sanremo: Dario Fo, apprezzo gesto Celentano

Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Apprezzo il gesto di Celentano e lo condivido. Anche io quando presi il Nobel utilizzai il premio in denaro per fondare 'Nobel per i disabili', il progetto che si occupa di sostenere associazioni di volontariato con medicinali e pulmini attrezzati per il trasporto di persone con handicap". Cosi' il premio Nobel per la Letteratura, Dario Fo, commenta all'Adnkronos la decisione di Adriano Celentano di destinare il cachet per la sua partecipazione a Sanremo in beneficenza.

"Conosco Celentano da moltissimi anni e sono sicuro che avra' predisposto tutto per fare le cose per bene. Ne conosco l'umanita' e la buona fede. E questa e' l'unica cosa che conta. Il resto lo lascio ai pessimisti, che sono gli stessi che non muovono un dito per nessuno", aggiunge Fo. "Ecco perche' mi piace parlare di partecipazione, non di beneficenza. Tutta la gente che ha un minimo legame sociale dovrebbe preoccuparsi di chi ha bisogno di essere aiutato", conclude l'attore e drammaturgo.

(31 gennaio 2012 ore 19.32)

fonte: genova.repubblica.it


[VIDEO] Dario Fo e la Comédie Française

"Le Médecin malgré lui" à la Comédie Française
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Molière mis en scène par Dario Fo à la Comédie Française
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[STAMPA] Giullarate antiche con ironia moderna

Dario Fo e Franca Rame di nuovo insieme sul palco del teatro Obihall di Firenze, per riproporre una singolare versione del loro Mistero Buffo, lo spettacolo che coinvolge il pubblico in un grottesco alternarsi di suoni e ritmi di antichi dialetti.

Le parole non servono quando due artisti del calibro di Dario Fo e Franca Rame si muovono sotto la luce di due riflettori a dipingere con ironia le antiche vicende tratte dai testi sacri e dalla storia del cattolicesimo, con immancabili collegamenti ai fatti d’attualità politica e sociale. Non serve capire alla lettera cosa gli attori dicono, basta lasciarsi trascinare dal tempo sostenuto di quel grammelot, con cui lo spettacolo recupera lo stile teatrale dei giullari medioevali.

Come due artisti senza remore, Dario Fo e Franca Rame interpretano quattro monologhi alternandosi sul palco con rispetto e ammirazione. La moltiplicazione dei pani e dei pesci e la Resurrezione di Lazzaro, la Genesi, Bonifacio VIII e Maria alla Croce sono i quattro episodi che costituiscono il canovaccio su cui si sviluppa l’improvvisazione di Dario Fo, che è capace di coniugare la finzione della sua pantomima, la concentrazione nella sua dialettica e la spontaneità del suo parlare con il pubblico. Il teatro si riduce, così, a una piccola stanza dove, al centro, si trova l’attore che racconta buffamente il miracolo dei pani farciti di pesce, prima di calarsi nel ruolo del venale guardiano del cimitero e degli altri personaggi che accettano scommesse sulla resurrezione di Lazzaro.

Per tutto lo spettacolo la recitazione di Dario Fo è quasi confidenziale sino a giungere al suo apice artistico nella mimica di Bonifacio VIII, che canta e parla in un antico dialetto provenzale dell’anno Mille. Lo spettacolo è compensato, per l’altra metà, dalle interpretazioni più intime, e allo stesso modo penetranti, di Franca Rame. Se inizialmente l’artista, nelle vesti di Eva, racconta un sagace e allusivo incontro con Adamo, nell’ultima parte incanta il pubblico, che resta in silenzio fino alla fine del suo brano, Maria alla Croce. Franca Rame presta la voce al tormento e al dolore di Maria che non può più aiutare il figlio a non soffrire e urla contro l’arcangelo Gabriele, traditore per non aver preannunciato questa tragica morte. Una riflessione profonda che, dopo tante battute e forti risate, conclude Mistero Buffo, apprezzato con commozione da tutto il pubblico e che si rivela, ancora una volta, un successo – dopo quarantadue anni dalla prima di Milano, nel 1969.

Franca Rame confessa in chiusura: «Abbiamo 167 anni e andiamo ancora in giro come due sciagurati…» e poi, mano nella mano, tutti e due salutano il teatro con l’umiltà degli artisti di talento.

 

fonte: persinsala.it