Intervista su Peppino Impastato

Franca Rame e Dario Fo sostengono la candidatura di Rita Borsellino come Presidente della Regione Siciliana ed invitano ad aderire al Comitato Web con un'email a
[email protected] inoltre sostengono l'appello per intitolare un luogo alla memoria di Peppino
Impastato
aderendo al comitato con un'email a [email protected]

IL TESTO DELL’INTERVISTA A DARIO FO

Dopo le presentazioni ho cominciato a porre le domande al Maestro.

D. Del 9 maggio 1978, oltre al ritrovamento del corpo di Aldo Moro ricorda anche del barbaro assassinio di Peppino Impastato?

R. Certo che lo ricordo, poi ho visto anche il film che mi ha colpito parecchio.

D. Lei avrebbe creduto all'ipotesi subito prospettata di un attentato terroristico "suicida" di Peppino?

R. Certo che no. E' la solita infamità, la più banale e volgare forma di indicazione per lavarsi le mani, e infamare la mamoria di chi è stato ucciso mentre combatteva per la libertà e la giustizia.

D. Cosa pensa possa oggi insegnare ai giovani Peppino?

R. Lo straordinario valore del coraggio che va all'unisono con la dignità a costo di rimetterci la vita. Peppino era ben conscio che con quel suo comportamento, e soprattutto con lo smascheramento sostenuto da fatti inoppugnabili, rischiava di venire eliminato. Diventava una voce che sapeva farsi ascoltare.

Le sue denunce erano circostanziate e tiravano di mezzo personaggi ben conosciuti della mafia e soprattutto grazie alle denunce di Peppino, la gente si rendeva conto fino in fondo della responsabilità criminale di quei personaggi che si valevano di appoggi straordinari che coinvolgevano una ben localizzata classe politica, da sempre in combutta con cosa nostra.

L'avevano avvisato ma ha continuato, imperterrito proprio per rispondere a chi sperava che Peppino rientrasse come molti altri nella normalità del silenzio. Una risposta disperata a un incombere di infamie, violenze e assassini che inesorabilmente portavano a perdere ogni forma di civiltà.

Per questo Peppino è grande.
Se lo mettiamo in rapporto a quello che succede oggi dove troviamo un Casini, segretario di un partito democristiano, UDC, che esulta per la notizia che un suo protetto, certo Totò Cuffaro, governatore della Regione Sicilia, è stato condannato a soli cinque anni per favoreggiamento alla mafia e per alcune soffiate atte a salvare appartenenti a cosche mafiose, ci chiediamo dove sia finita la concezione di correttezza morale e politica, in Italia.

Se poi consideriamo che in seguito alle dimissioni presentate dal Cuffaro, lo stesso Casini al deposto governatore, condannato all’interdizione in perpetuo da ogni carica pubblica, ha offerto immediatamente di rientrare in politica come capolista dei candidati senatori del suo partito alle prossime elezioni, c’è letteralmente da strapparsi i capelli, anche quelli trapiantati da poco.

Lo stesso discorso vale per la vicenda Mastella, ma ormai è chiaro: certi partiti di un certo schieramento politico del nostro Paese pongono da anni in primo piano il potere quindi si preoccupano soprattutto di gestire le istituzioni e i posti di direzione e comando. Quello che conta è far eleggere assessori nei Comuni, primari negli ospedali e nelle cliniche, rettori magnifici nelle università, direttori generali nelle banche private e pubbliche, ecc., ecc..

Il primo articolo della Costituzione che recita “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro dove tutti i cittadini hanno uguali diritti e uguali doveri” è una boutade retorica ormai senza senso.

Per questo vanno tenuti vivi ad ogni costo il pensiero, l’azione e la memoria di un uomo come Peppino Impastato, nel tentativo di far rinascere nel nostro Paese una società davvero civile rispetto a quella che ci stanno lasciando i responsabili della politica e di tutti gli altri
poteri, delle ultime generazioni.

Dario Fo, intervistato da
Ettore Lomaglio Silvestri
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estratto da
"L'operaio conosce 300 parole, il padrone 1000: per questo è lui il padrone"

RAGAZZO: Michele lu Lanzone fatti furbo
lascia che corra l’acqua dove deve
non t’impicciare tu di ’sto disturbo
se per la valle l’acqua non si vede
il contadino già s’è rassegnato
tu statti bono o sei già sotterrato.

MADRE: (sedendosi si rivolge al pupazzo con grande debolezza, quasi sussurrando) Ti piace Cenzino ’sta canzoncina? Bella eh! È per tuo padre che l’hanno inventata... tutta per lui. Era importante tuo padre... accidenti se lo era! Quando passava lui si toglievano tutti il cappello i contadini... mica per soggezione... no, per rispetto, per considerazione... perchè era il più bravo, il più coraggioso sindacalista di tutta la vallata! (Alzandosi in piedi; all’unisono con il chitarrista, a tono spiegato)

Michele statti in salute
e mantieniti vivo.

Leggi qui il testo intero.


Pronto chi sparla?


Alle 23e30 dell'11 gennaio, Dario mi telefona e mi dice con voce preoccupata e "circospetta", come uno che teme di essere intercettato: "Ho ricevuto un fax... (pausa come cercasse le parole giuste...) uno strano fax..." "Chi l'ha inviato?" "Non so. (altra pausa...) Non ci sono numeri di telefono... né firma..." "Lo vedrò domani in ufficio... non ho il fax a casa. Ma che dice?" "E' meglio che tu lo legga subito, l'ho fatto ribattere. Lo mando per e-mail. Te lo spedisco."
Lo sento veramente agitato, preoccupata mi agito a mia volta. Pochi secondi ed ecco il documento nelle mie mani.
Leggo e rileggo e non credo ai miei occhi... ci penso su per un po'... e alla fine richiamo il mio legittimo: "Dario... ma perché mi fai 'sti scherzi a mezzanotte?" Scoppia in una gran risata: "Ci eri cascata, eh!" Ecco, Dario è imprevedibile... pensa, ragiona e "VEDE" (e aveva visto giusto!), e di botto si deve mettere a scrivere, a qualsiasi ora. Ha sempre posseduto questa "allarmante" veggenza. Un esempio tra i tanti? Nel 1964 scrisse "Settimo: ruba un po' meno!", una commedia su Tangentopoli, situazione venuta alla luce quasi trent'anni dopo, nel 1992. E nel 1974 con "Non si paga! Non si paga!" anticipò la spesa proletaria, avvenuta un anno dopo.

Lo scritto che mi ha inviato comincia così:

Ecco il documento della trascrizione di una conversazione telefonica segreta fra il Guardasigilli, Clemente Mastella, e l’ex premier, Silvio Berlusconi. La registrazione risale all'11 gennaio 2008, quattro giorni prima dell'arresto della Signora Mastella e di gran parte dei componenti dell'UDEUR.
Purtroppo si tratta di un frammento interrotto.

Clemente: Pronto? Con chi parlo?
Silvio: Un momento… dica lei prima con chi parlo io.
Clemente: Sei tu, Silvio?
Silvio: Dipende da chi parla. Chi sei tu? Dammi la parola d’ordine.
Clemente: C’è una parola d’ordine?
Silvio: Sì purtroppo ma anche se me la dici giusta non so se sei attendibile perché io per primo me la sono dimenticata. Ad ogni modo... chi sei?
C: Ma come? Non mi riconosci? Sono Clemente.
S: Clemente Mastella?
C: Sì, sono lui…
S: Ma sei pazzo a telefonarmi? Siamo sotto controllo… intercettati di sicuro!
C: Calmati, il mio telefono non lo è di certo. Non è un apparecchio di qua, è completamente fuori controllo. E, per quanto ne so, anche il tuo sfugge alle registrazioni.
S: Va bene, speriamo. Parliamo pure ma abbottonati, frasi generiche e allusive, nessun termine esplicito.
C: D’accordo. Attento, comincio: tanto per aprire avrei deciso di fare il botto.
S: Che botto?
C: Eh ma Silvio, se mi preghi di non essere esplicito e poi mi chiedi che significa fare il botto...! Scusa, qual è il tuo maggiore cruccio? La spallata, no?
S: Ah certo, che stupido! La spallata a Romano mortadella!
C: Ehi, non sbracare così piatto…
S: Ma Clemente, andiamo, non c’è niente di segreto, lo sanno tutti che è da due anni che aspetto ‘sto botto che lo sgnucchi a capofitto giù dal seggio… e non viene mai!
C: Ma si sa anche che con tutte le tue offerte di mercato, non sei mai riuscito a comprare un voto, a cominciare da quello del topolino…
S: Topolino?
C: Ma sì… il fognaro saltabecco!
S: Topolino fognaro saltabecco? Ah… ho capito, Dini.
C: Eh dai, Silvio, già che ci sei dà pure anche l’indirizzo di Lamberto, dove abita, e il codice del suo antifurto.
S: Ma dico, mi prendi per idiota? Non lo darei mai il suo codice... anche perché non lo conosco…
C: Meno male…
S: No, adesso che mi viene in mente ne conosco uno: 9A6B75, è quello fiscale.
C: Senti Silvio, ma mi stai a sfottere o sei impazzito?
S: Ma sì, facevo per gioco… così se ci stanno spiando si fanno anche loro quattro risate. Piuttosto, non tiriamola alla lunga… non ho ancora capito perché mi hai telefonato. Cosa sarebbe ‘sto botto?
C: Beh Silvio, adesso ti spiego, ma fai molta attenzione giacché ti parlerò per allegoria.
S: D’accordo, vai con l’allegoria. Io sono una forza a capire le allegorie. Io stesso sono un’allegoria.
C: Va bene, va bene, allora ascolta. Ho saputo per vie traverse che i giudici della Magna Grecia hanno deciso di tarantolarmi. E' chiaro?
S: Certo, certo, Clemente, i giudici della Magna Grecia tarantolano sempre.



C: Bene. E con me tutti i miei macedoni, compresa Penelope. In tutto siamo sotto le caudine in ventitre. Intendi?
S: La miseria cosa mi dici! Guarda, sono sconvolto. Ho capito tutto, però mi sfugge qualche particolare…
C: Dimmi…
S: Scusa, chi sono i giudici della Magna Grecia? E cosa significa tarantola? E Penelope chi è? Per non parlare dei macedoni e delle caudine… per il resto ho capito tutto.
C: Silvio, sei una frana. Allora attento. I giudici della Magna Grecia sono i Ceppaloni, o meglio i gip del tribunale campano, e tarantolare significa mettere sotto processo.
S: Ah beh, allora…
C: I macedoni sono i miei compagni di partito, tutti ventitre che dovranno passare sotto la forca caudina, cioè tutti per ora agli arresti domiciliari.
S: Ma quando?
C: E’ questione di qualche giorno e a tutti noi arriverà l’avviso di garanzia. Compreso a Penelope.
S: Anche Penelope!
C: E con una lista di accuse pesanti!
S: Penelope?
C: Sììì!
S: E chi è?
C: E' mia moglie!
S: Ma non si chiama Sandra? Ne hai un’altra? Ah! Ah! Ah! (Ride)Furbacchione! Hai capito il Mastella? Democristiano che va a protestare per i dico… e poi se la fa con due mogli.
C: Ma cos’hai capito, Silvio! Penelope è la moglie fedele per antonomasia, contornata dai proci che la vorrebbero impalmare… Mia moglie!
S: Impalmare? I froci? Per favore, piantiamola con ‘st’allegoria, mi sto scocciando, parla chiaro e chi se ne frega se ci spiano e capiscono tutto: voglio capire anch’io. Allora Clemente, dicevi che fra qualche giorno riceverai una tempesta di incriminazioni.
C: Oh finalmente! E a questo punto come me la cavo?


S: Beh, basta scagliarsi contro i giudici e accusarli di essere al servizio dei comunisti.
C: Ma io sono coi comunisti al governo! O meglio... li sopporto, siamo insieme.
S: E allora cosa pensi di fare?
C: Do le dimissioni da Ministro della Giustizia.
S: Accidenti che colpo! Ma ti conviene?
C: Certo che mi conviene. Ma questa è soltanto la prima mossa. Dicevo: tanto per cominciare, appena mi arriva l’avviso di incriminazione, do le dimissioni con dichiarazione in diretta al Senato. E qui mi scaglio contro i giudici accusandoli di fare un gioco basso per sputtanare la mia onorabilità di eccetera eccetera bla bla bla. Anzi, siccome so già che la prima botta arriverà contro Penelope, voglio dire, mia moglie, reciterò una sceneggiata di uomo sconvolto che per amore della propria sposa sacrifica la sua carriera e i suoi interessi politici, e si immola per lei sull’altare dell’amore.
S: Bravo! Bella questa ‘scelgo l’amore e non la politica!’ Bella frase, la adopererò nel mio discorso. Ma che figlio d’androcchia!
C: Puoi giurarlo, con questa mia tirata, caro Silvio, riceverò applausi come Giulio Cesare quando lo scannarono con trentacinque pugnalate, perché tutti i senatori presenti nell’emiciclo si sentiranno parte della stessa congrega, o meglio... della stessa casta!
S: Caspita che casta! Casta diva!
C: E' certo: guai a chi tocca i politici! I politici sono sacri e inviolabili! Ah ah ah (sghignazzo). Guarda, anche tu, Silvio, dovrai dichiararti subito solidale con il mio gesto di straordinaria lealtà verso il governo.
S: Vai tranquillo. Sai cosa ti dico? Te lo mando subito il mio applauso solidale.
C: No, aspetta che reciti il mio sermone, almeno.
S: Senz’altro, come vuoi Clemente. Certo che hai un nome che è proprio l’opposto del tuo essere. Ma dov’è la clemenza in te? Dovevano chiamarti orrendo... spietato... satanasso! E poi? Cosa combini?
C: Aspetto un paio di giorni e con un affondo da picador lancio il botto finale: pubblicamente annuncio che esco con tutti i miei seguaci del partito dal governo Prodi e dalla coalizione di centro sinistra. Vado al centro, sempre che tu, Silvio, mi assicuri un’accoglienza adeguata al mio sacrificio. Ma t'avverto: quando tu dirai che le porte sono aperte per me, io negherò. "Non mi interessa, io vado soltanto nel centro, se poi lì ci sei anche tu, ci incontriamo lì."
S: Ma cos’è una sceneggiata o stai parlando sul serio? Davvero fai saltare il governo di centro sinistra?
C: Certo, un tonfo della madonna!
S: Ma è splendido, è meraviglioso, domani vado dal Papa e gli bacio i piedi per ringraziarlo del miracolo.
C: No, calma... Il primo da ringraziare sono io! E appresso a me c’è anche Dini, il topino. Siamo in coppia in questo affare, come bibì e bibò! Anche lui ha la moglie inquisita, anzi, condannata per bancarotta fraudolenta.
S: Sì, sì, vi ringrazio! Sono di nuovo in sella, non so come dimostrarvi la mia gratitudine.
C: Te lo diremo noi, ci metteremo d’accordo al momento di formare il tuo nuovo governo.
S: Accidenti che coppia di voltagabbana! Fate quasi schifo!

C: Sì, siamo i meglio della zozza, i trasformisti più veloci del pianeta! E tu, Berlusca, preparati a mettere in piedi qualche altra legge delle tue, di quelle salvafurbi. Allegria! La festa comincia fra qualche giorno, spero di non scoppiare a ridere mentre recito la sceneggiata delle mie dimissioni. Se non resisto scoppio in lacrime, così trucco lo sghignazzo. Come diceva Andreotti: "Il potere logora solo chi non ce l’ha". E noi ne abbiamo a volontà. Alleluia.

Rassegna stampa dal Carnevale di Viareggio


XII tavole per sostenere le famiglie

Evento del tutto eccezionale!!!!

Dario si è occupato di una giovane stilista, di grande creatività e gusto, nostra cara amica Gentucca Bini.

Nella scorsa stagione, Dario ha allestito la scenografia della sfilata di Gentucca con grandi dipinti del Mantegna, e curato la regia, davvero insolita, che vedeva indossatrici e indossatori sfilare saltando, ballando, ridendo... un gran successo!

Rifacendosi agli abiti della sfilata, davvero inconsueti e pieni di festosità, ha disegnato 12 bozzetti che ha poi elaborato per tradurli in altrettante incisioni litografiche a colori.

Le 12 tavole in esacromia impresse su carta a mano intonsa rosaspina di Fabriano, sono raccolte in una cartella e numerate da 1 a 100.

Dario ha pensato di metterle in vendita per raccogliere fondi coi quali sostenere i militari colpiti dall’uranio impoverito e le loro famiglie.

Il prezzo che abbiamo deciso per ciascuna cartella, contenente le 12 tavole, è di 250 €, pur consci che il loro effettivo valore sia da ritenersi assai superiore.

Chi è interessato a contribuire a questa iniziativa, può inviare una e mail al seguente indirizzo: [email protected]

UniCredit Banca MILANO PORTA ROMANA C

Corso di Porta Romana 132
Milano (MI)
Conto corrente n° 4968564 ABI CAB 1612 CIN E L’IBAN IT 35 E 0200801612000004968564 INTESTATO A COMITATO IL NOBEL DEI DISABILI

(URANIO E DISABILI HANNO UN UNICO CONTO)

Un bacio a tutti

Franca





Commento alla critica di Ugo Volli - La Repubblica 31.12.07

"Sottopaga! Non si paga!" di Dario Fo con Marina Massironi, Antonio Catania, Marina De Juli, Renato Marchetti, Sergio Valastro.

Come diceva Edoardo: “Gli esami non cessano mai”. E c’è da aggiungere: “Anche le bocciature”. Dico questo a proposito della critica scritta da Ugo Volli sulla Repubblica di qualche giorno fa, dedicata a me e allo spettacolo messo in scena a Rubiera, presso Modena, da una compagnia di giovani attori per la quale ho curato anche la regia. Il titolo della commedia è “Sotto paga! Non si paga!”. Il testo tratta di situazioni politico sociali attuali in forma satirico grottesca.

Come ci hanno insegnato Aristofane, Rabelais e Ruzzante, per fare satira bisogna attingere al presente partendo dal tragico.
E noi appunto nei giorni nostri viviamo addirittura nel ripetersi di fatti tragici oltre ogni misura. A proposito del “ripetersi”, il testo originale su cui abbiamo lavorato è stato da noi scritto (da Franca ed io) la bellezza di trentatre anni fa e messo in scena alla Palazzina Liberty di Milano.

Ebbe molto successo, tanto che recitammo lo spettacolo per due stagioni consecutive. Qualche anno dopo il testo di “Non si paga!” venne tradotto in molte lingue e allestito dai più importanti teatri d’Europa e del mondo, più di duecento compagnie.
Ultimamente abbiamo avuto occasione di assistere a una ripresa televisiva di quegli allestimenti e abbiamo subito esclamato: “Ma è tutto di un’attualità sconcertante! Sembra completamente scritto ai nostri giorni”. Anzi, situazioni che allora apparivano surreali e frutto di un’iperbole forzata, oggi si rivelano fatti del tutto normali.

Qui per Gianbattista Vico sarebbe una pacchia: i corsi e ricorsi storici si riproducono fino alla follia. Così abbiamo deciso di allestire di nuovo, qui in Italia, il “Non si paga!”: abbiamo trovato un impresario entusiasta dell’idea, una compagnia di giovani attori di notevole talento scenico con la quale abbiamo dato inizio alle prove.

Al debutto il pubblico per tre repliche consecutive ci ha decretato un’accoglienza festosa e un giudizio del tutto positivo. Molti spettatori, specie quelli di una certa età, commentavano: “Sembra impossibile che l’abbiate già messo in scena trentatre anni fa! Ci sono fatti di cui abbiamo letto appena in questi giorni sui quotidiani, gli stessi discorsi dei politici, le stesse ruberie di quel tempo, gli stessi bassi intrallazzi sia dei partiti che degli imprenditori,

e in mezzo i poveri cristi che crepano sul lavoro per poter campare, gettati fuori casa perché non ce la fanno a pagare il mutuo delle banche a strozzo!”.
Credevamo di aver fatto centro e invece ecco che Ugo Volli titola il suo articolo di forte stroncatura, sentenziando: “Caro Fo, il mondo cambia” e quasi aggiunge: ‘anche se tu non te ne sei accorto.’ Ma di noi due, caro Volli, chi non se n’è accorto?

In che senso il mondo è cambiato? In meglio? Ne sei sicuro?
Noi si denunciava allora l’arraffo spietato dei produttori e del mercato che impunemente aumentava i prezzi delle merci… eravamo nel ’75. Oggi, nel 2008, ci ritroviamo un’altra volta allo stesso punto, anzi peggio: in trentadue anni il costo della spesa è addirittura triplicato, mentre la paga è rimasta più o meno la stessa, e in certi casi il potere d’acquisto è letteralmente crollato.

E’ tutta colpa del petrolio che aumenta? E’ vero che stiamo sorpassando il picco del prezzo massimo al barile (115 dollari): i produttori ci dicono che la responsabilità è delle guerre.
Ma chi fa le guerre e produce stragi? Com’è che i conflitti avvengono sempre ed esclusivamente in paesi e territori dove si innalzano pompe per l’estrazione del greggio?
Chi provoca quelle guerre? E chi le finanzia? Vuoi vedere che forse ci sono di mezzo le sette sorelle e perfino Bush e la sua famiglia?

Inoltre, voglio ricordarti caro Ugo, che nel 1975 esisteva appena il problema dello smog e dell’inquinamento atmosferico… non parliamo del surriscaldamento globale! In quei tempi era ancora roba da fantascienza! Ma ecco che oggi siamo arrivati all’inquinamento più disastroso: morire di smog è quasi una routine. Così, dove si innalzano le raffinerie, operai e abitanti della zona sono vittime preannunciate, sempre in maggior numero.

Le discariche che invadono i territori o intere regioni, come Napoli e dintorni, allora non erano ancora apparse all’orizzonte: oggi la mondezza ci sovrasta e la camorra annusa felice. Stiamo battendo tutti i record, a partire dalle stragi degli operai: più di settemila in cinque anni, i giovani costretti nel precariato, i lavoratori in nero, la scuola in crisi, in crisi di credibilità verso la gente i partiti della sinistra che continuano a danzare il più pericoloso gioco dei compromessi: sulla legge che riguarda il conflitto d’interessi è meglio non insistere troppo, e l’abolizione delle altre leggi vergogna, promesse nell’ultimo programma di governo: tutto accantonato!

Non parliamo per carità nemmeno delle basi americane e delle servitù militari: ogive atomiche immagazzinate qua e là in bunker più o meno segreti. Non stiamo a far questioni. Non mugugniamo nemmeno sui cento caccia di attacco per il valore di centinaia di migliaia di dollari già prenotati dal nostro Ministero della guerra… pardon!... della pace!

E Volli dichiara che noi nel denunciare questa caterva di truffalderie politiche ci comportiamo da terroristi e preistorici! I personaggi di questa commedia satirica sono lavoratori delusi e preoccupati come la gente normale che teme ogni giorno di perdere il lavoro e di finire dentro il labirinto dell’indigenza cronica, nelle mense dei poveri e dei senza tetto: questi personaggi, maschi e femmine, discutono appassionati sul da farsi.

Dicono che bisogna organizzarsi anche al di fuori dei partiti, avere il coraggio di agire in prima persona senza delegare costantemente ad altri: si discute della partecipazione collettiva, di società civile, di azione non violenta ma attiva.
Nello spettacolo le scene di scontri con le forze dell’ordine sono sempre subite, mai provocate, non c’è mai nessuna incitazione alla violenza.

Ma per Volli, lo ripetiamo, il nostro linguaggio è un relitto verbale delle Br. Addirittura!
Devo dire la verità: ho preso molto sul serio questo attacco. Mi sono detto: “Per Dio, Volli mi ha sempre trattato con rispetto, mai da mentecatto fanatico…che gli è preso? Forse gli è sfuggito che proprio in questi ultimi mesi in Europa, da Parigi a Berlino e perfino in Russia sono di nuovo andate in scena rappresentazioni di questa commedia, alcune perfino in Cina, India e Giappone, riscuotendo successi straordinari”.

Mi sono chiesto: “Vuoi vedere che registi, attori di questi paesi appartengono tutti a gruppi di terroristi? Ma gli spettatori che li applaudono, a loro volta, fanno parte di movimenti sovversivi fanatici organizzati? Tutti fuori di testa?”.
Pensandoci bene, mi viene il dubbio che, in questo caso, l’unico completamente fuori di testa sia solo l’amico Volli.

Dario Fo


Un addio sofferto

Franca Rame rassegna le dimissioni dal Senato

devono ancora essere accettate "ma voglio che il concetto sia preciso: finché sarò in Senato, fino all'ultima ora difenderò questo mio governo".

"Sono nella commissione Uranio impoverito, ho fatto un grosso lavoro di diffusione [...] Ho presentato un ddl dove chiedevo che i funzionari pubblici condannati penalmente venissero licenziati [...] Ho promosso il progetto 10 leggi per cambiare l'Italia e 4 di queste sono già passate [...]"

ma in 19 mesi non è stato possibile legiferare su "conflitto si interessi, falso in bilancio, Rai, antitrust..."

Intervista a Franca Rame "il Manifesto" 3 gennaio 2008
Intervista a Franca Rame "La Stampa" 3 gennaio 2008

Sulla finanziaria dal Blog di Jacopo Fo:
La finanziaria vara il finanziamento al 100% di impianti eolici e biomasse