Intervista su Peppino Impastato

Franca Rame e Dario Fo sostengono la candidatura di Rita Borsellino come Presidente della Regione Siciliana ed invitano ad aderire al Comitato Web con un'email a
[email protected] inoltre sostengono l'appello per intitolare un luogo alla memoria di Peppino
Impastato
aderendo al comitato con un'email a [email protected]

IL TESTO DELL’INTERVISTA A DARIO FO

Dopo le presentazioni ho cominciato a porre le domande al Maestro.

D. Del 9 maggio 1978, oltre al ritrovamento del corpo di Aldo Moro ricorda anche del barbaro assassinio di Peppino Impastato?

R. Certo che lo ricordo, poi ho visto anche il film che mi ha colpito parecchio.

D. Lei avrebbe creduto all'ipotesi subito prospettata di un attentato terroristico "suicida" di Peppino?

R. Certo che no. E' la solita infamità, la più banale e volgare forma di indicazione per lavarsi le mani, e infamare la mamoria di chi è stato ucciso mentre combatteva per la libertà e la giustizia.

D. Cosa pensa possa oggi insegnare ai giovani Peppino?

R. Lo straordinario valore del coraggio che va all'unisono con la dignità a costo di rimetterci la vita. Peppino era ben conscio che con quel suo comportamento, e soprattutto con lo smascheramento sostenuto da fatti inoppugnabili, rischiava di venire eliminato. Diventava una voce che sapeva farsi ascoltare.

Le sue denunce erano circostanziate e tiravano di mezzo personaggi ben conosciuti della mafia e soprattutto grazie alle denunce di Peppino, la gente si rendeva conto fino in fondo della responsabilità criminale di quei personaggi che si valevano di appoggi straordinari che coinvolgevano una ben localizzata classe politica, da sempre in combutta con cosa nostra.

L'avevano avvisato ma ha continuato, imperterrito proprio per rispondere a chi sperava che Peppino rientrasse come molti altri nella normalità del silenzio. Una risposta disperata a un incombere di infamie, violenze e assassini che inesorabilmente portavano a perdere ogni forma di civiltà.

Per questo Peppino è grande.
Se lo mettiamo in rapporto a quello che succede oggi dove troviamo un Casini, segretario di un partito democristiano, UDC, che esulta per la notizia che un suo protetto, certo Totò Cuffaro, governatore della Regione Sicilia, è stato condannato a soli cinque anni per favoreggiamento alla mafia e per alcune soffiate atte a salvare appartenenti a cosche mafiose, ci chiediamo dove sia finita la concezione di correttezza morale e politica, in Italia.

Se poi consideriamo che in seguito alle dimissioni presentate dal Cuffaro, lo stesso Casini al deposto governatore, condannato all’interdizione in perpetuo da ogni carica pubblica, ha offerto immediatamente di rientrare in politica come capolista dei candidati senatori del suo partito alle prossime elezioni, c’è letteralmente da strapparsi i capelli, anche quelli trapiantati da poco.

Lo stesso discorso vale per la vicenda Mastella, ma ormai è chiaro: certi partiti di un certo schieramento politico del nostro Paese pongono da anni in primo piano il potere quindi si preoccupano soprattutto di gestire le istituzioni e i posti di direzione e comando. Quello che conta è far eleggere assessori nei Comuni, primari negli ospedali e nelle cliniche, rettori magnifici nelle università, direttori generali nelle banche private e pubbliche, ecc., ecc..

Il primo articolo della Costituzione che recita “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro dove tutti i cittadini hanno uguali diritti e uguali doveri” è una boutade retorica ormai senza senso.

Per questo vanno tenuti vivi ad ogni costo il pensiero, l’azione e la memoria di un uomo come Peppino Impastato, nel tentativo di far rinascere nel nostro Paese una società davvero civile rispetto a quella che ci stanno lasciando i responsabili della politica e di tutti gli altri
poteri, delle ultime generazioni.

Dario Fo, intervistato da
Ettore Lomaglio Silvestri
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estratto da
"L'operaio conosce 300 parole, il padrone 1000: per questo è lui il padrone"

RAGAZZO: Michele lu Lanzone fatti furbo
lascia che corra l’acqua dove deve
non t’impicciare tu di ’sto disturbo
se per la valle l’acqua non si vede
il contadino già s’è rassegnato
tu statti bono o sei già sotterrato.

MADRE: (sedendosi si rivolge al pupazzo con grande debolezza, quasi sussurrando) Ti piace Cenzino ’sta canzoncina? Bella eh! È per tuo padre che l’hanno inventata... tutta per lui. Era importante tuo padre... accidenti se lo era! Quando passava lui si toglievano tutti il cappello i contadini... mica per soggezione... no, per rispetto, per considerazione... perchè era il più bravo, il più coraggioso sindacalista di tutta la vallata! (Alzandosi in piedi; all’unisono con il chitarrista, a tono spiegato)

Michele statti in salute
e mantieniti vivo.

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