Il Teatro di Dario Fo e Franca Rame

Il teatro di Dario Fo e Franca Rame

[VIDEO] Dario Fo in "The story of John Horse, a black Seminole indian"

Hollywood films on american indians always tell us of indians been defeated. In this video Dario Fo tell us a different story never been told before. The story is the one about the epic John Horse, who fought against the American troops during the second Seminole war (1835-1842). Dubbing Mario Pirovano.

 

Hai amici anglofoni? Segnala loro questo video, grazie!


[VIDEO] Dario Fo e Franca Rame in " Trasmissione Forzata" 1988

Dario Fo e Franca Rame tornano in TV nel 1988, un quarto di secolo dopo essere stati cacciati da “Canzonissima”, e ne mimano l’occupazione con una compagnia di teatranti, fra i quali Enzo Jannacci, per riprendere il discorso da dove l’avevano forzatamente interrotto.

Una miniopera nella trasmissione in puro stile Fo-Rame, comica, grottesca, ironica. Il video della prima parte...

"Trasmissione Forzata 1" e "Trasmissione Forzata 2" in dvd e libro li trovate su CommercioEtico.it

I video da Youtube
Trasmissione Forzata - prima parte

Trasmissione Forzata - seconda parte

Trasmissione Forzata - terza parte

Trasmissione Forzata - quarta parte

Trasmissione Forzata - quinta parte


Dario e Franca: CHE MALE TI FO?

“Il grottesco avanza, basti pensare al ministro Gelmini che si dice soddisfatta della nuova legge per cultura e scuola perché seppellisce il 68”. Ma per Dario Fo si tratta di “una imbecillità incredibile, come se fosse facile eliminare uno dei fatti più grandi della cultura europea: il movimento studentesco, la presa di coscienza delle donne e quindi degli uomini, la dignità del lavoro, i diritti umani, il divorzio, l’aborto. Il ’68 è stato una rivoluzione fondamentale, il centro focale dell’Europa”. 84 anni, Nobel per la letteratura nel ’97, Fo scalpita da ragazzino e s’indigna da saggio, soprattutto, freme per ritornare in scena con Franca Rame e il suo cavallo di battaglia: Mistero buffo è sul palco del Teatro Nuovo di San Babila a Milano, fino al 16 gennaio (biglietti 22 ).

41 anni dopo, dunque, Mistero buffo torna a teatro.

L’abbiamo deciso con Franca, le uniche volte che ci capitava di riportarlo in scena era durante le manifestazioni in fabbriche occupate o in via di smantellamento, per tirare su un po’ di fondi a favore degli operai oppure durante le lotte degli studenti in Sicilia, Calabria, Puglia, Roma, Milano, dove ora stiamo facendo qualcosa al Politecnico. Ci siamo chiesti, non è il caso di provare dopo 41 anni a rimetterlo in piedi? In molti l’hanno dimenticato, altri non l’hanno mai visto se non in homevideo.

Come è nato e cresciuto?

E’ nato a cavallo fra anni ’60 e ’70, la prima esibizione è stata nel ‘68 a Porta Romana. C’era tensione, momenti di grande entusiasmo e clima di lotta, anche molto dura. Per la prima volta accanto al mondo operaio entravano in campo gli studenti, consci di essere pure loro degli sfruttati. Si è sviluppato progressivamente, abbiamo incominciato a prendere dal teatro satirico e grottesco, con andamenti erotici. In breve, scurrilità civile, e poi spettacoli legati a storie non solo italiane.

Tantissimo materiale, ogni sera sarà uno spettacolo diverso?

Ogni sera ci sarà qualcosa di nuovo, perché ci diverte la reazione del pubblico. Io e Franca abbiamo superato gli 80: se gli spettatori hanno la nostra stessa età, la memoria frana, come possono ricordare tutto? Viceversa, i giovani lo conoscono tramite cassette e dvd: puoi trovare 15enni che lo recitano a memoria.

Ma qualcosa è cambiato.

Vecchi pezzi hanno acquisito un’attualità impressionante, viceversa, momenti tragici della storia di 50 anni fa, già ricordati per la loro efferatezza, oggi sono diventati grotteschi, sarcastici. Comicità e tragedia stanno l’una dentro l’altra: non a caso, Aristofane prendeva spunti tragici per la commedia. Cose che facevano scalpore 40 anni fa oggi passano inosservate: Berlusconi e le leggi inventate, le ruberie e le frodi, ministri costretti a lasciare lo scranno perché impelagati in truffalderie infinite. Ai tempi della Dc, sarebbe stato uno scandalo enorme, disgustoso, per non parlare di Mani Pulite, quando saltò il tappo e insieme il governo. Al contrario, oggi tutto si ripete ma non succede niente: la colpa è dei giudici aggressivi, che perseguitano e non lasciano lavorare in pace Berlusconi.

Reazioni?

Il grande pubblico dice: “Ma, sì, lasciamolo fare. E’ normale che si debba distrarre; imperatori e non, rubano tutti, l’importante è che sia disponibile con noi”. Poveri illusi, Berlusconi e gli altri sono spiritosi, ma non ti lasciano vivere, ti annegano, come dimostrano i contratti Fiat, veri e propri atti di sciacallaggio industriale.

Qual è il problema?

La cultura della disinformazione, l’addormentamento della coscienza, far credere che il mondo sia fatto di lotteria e colpi gobbi, con la speranza che un giorno tocchi a te e ti cambi la vita. Il sogno è un uomo ricco e felice, capace di lavorarsi bene le leggi e avere i santi in Paradiso: la corruzione e l’accettazione della corruzione sono una follia culturale.

E la sinistra?

La sinistra è drogata, imbesuita dalla situazione politica: troppi si sono assuefatti a conciliare, addomesticare e medicare, sperando di avere aggiustamenti per tutti. Si lavano le mani, fanno come Pilato, non si prendono responsabilità, stanno a vedere, con una parola d’ordine: “io non c’entro”.

La speranza sono gli studenti?

Sono un fatto collettivo, la loro cocciutaggine è giusta, da applausi.

Oltre a loro, il vuoto?

No, ci sono uomini su cui puntare. Vendola è una persona di tutto rispetto, con un seguito importante. E Di Pietro sballa, scentra, sceglie con superficialità i suoi aiuti e collaboratori, che poi si scopre essere degli infami, dei baluba che corrompono e si fanno corrompere. Ma anche lui ha delle cose positive, non è da buttare. Ma il problema non è individuare un uomo, ma una forma ideale di società.

Mistero buffo allude ai nuovi potenti?

Senza alcuno sforzo, perché quando in scena è la storia di un potente che compie gesta tracotanti subito la gente lo becca, indovina che quello è uguale e preciso a… C’è una tale effervescenza in giro che per intendere bastano solo poche indicazioni. D’altronde, i giullari per evitare la censura si rifacevano a persone ed eventi antichi: i nostri testi funzionavano a meraviglia 40 anni fa e così oggi. L’infamia, l’ipocrisia, il trucco e la truffalderia del potere sono gli stessi, non c’è sforzo di attualizzazione.

Non è che rimpiange il passato, la Dc?

Per carità, non rimpiango né Andreotti né Fanfani: abbiamo lottato contro la censura, subivamo violenza, i teatri venivano bruciati, quando parlavo di mafia venivo insultato e mi facevano capire che sarebbe andata male anche fisicamente. Non è cambiato nulla, salvo che oggi il potere è più spudorato.

Anche nell’America di Obama?

Obama sta portando avanti un lavoro duro e difficile, perché l’opposizione è spietata e usa tutti i mezzi. Bush l’ha messo in trappola, lasciandogli un’orrenda macchina da sfasciare: l’aggressione criminale condotta nel Medio Oriente. Ma Obama riesce ancora a farcela, speriamo non vada di nuovo al potere la destra, che ha la colpa di tutto, a partire dalla crisi economica.

Potenti per potenti, di papi ne ha passati in rassegna tanti, da Paolo VI a Wojtyla.

Oggi tocca a Ratzinger. Con piccole indicazioni, squarcerò il velo sullo Ior, perché le parole di Ratzinger (le norme antiriciclaggio europee imposte alla banca della Santa Sede, ndr) non fanno altro che levare di mezzo un ulteriore scandalo, perché nella Chiesa ormai ce n’è uno a settimana, compresi quelli sessuali. Si cerca di tamponare, ma sui fianchi ci sono ferite terribili.

Teatro a parte, che cosa si augura per il 2011?

Mi aspetto una presa di coscienza della nazione intera: spero che i soliti felici e contenti, con il cervello imbottito di ipocrisie e imbecillità, si sveglino e partecipino alla vita civile. Hanno la testa dentro la sabbia, è ora che la tirino fuori.

Federico Pontiggia - Il Fatto Quotidiano,05 gennaio 2011 - http://diksa53.blogspot.com/2011/01/dario-fo-il-ritorno-di-mistero-buffo...


Torniamo alle origini coi testi ritrovati

Un «Mistero buffo» integrale per Fo e Rame, a 41 anni dalla «prima» in un'aula della Statale occupata Il Mistero primo, glorioso e scandaloso, risale ormai a 40 anni fa.

«Quarantuno per la precisione», puntualizza Dario Fo, autore e interprete di quel capolavoro del nostro teatro, inscalfibile dal tempo, destinato a rinascere in mille vite, venir reinterpretato e applaudito in tutto il mondo. «La "prima" assoluta avvenne nel 1969, in un'aula dell'Università Statale - ricorda il gran giullare premio Nobel -. Ero a un'assemblea degli studenti, tutti seduti per terra a discutere ore e ore. Finché, forse non potendone più, mi invitarono: dai Dario, adesso tocca a te, facci qualcosa... E io, che avevo appena studiato alcuni testi tratti dalla letteratura popolare medievale e dai Vangeli gnostici, per un'ora e mezzo andai a ruota libera, mescolando con il mio grammelot, sacro e profano, cronaca e storia, satira e poesia».«Mistero Buffo» nacque così: in un'università occupata, tra giovani decisi a cambiare lo stato delle cose. Uno sfondo non troppo diverso da quello di oggi. «Direi praticamente uguale. Quello che sta accadendo nei vari atenei d'Italia mi fa fare un salto a rovescio nel tempo, mi dà speranza di un nuovo movimento. Forse più rigoroso e consapevole di allora», augura Fo. Per tutti loro, per i ragazzi di 40 anni fa e per quelli di oggi, che magari quel leggendario spettacolo non hanno mai visto, Dario torna a proporlo, con Franca Rame, da domani al 16 gennaio al Teatro Nuovo in quella prima, originaria, versione. Che comprendeva già brani leggendari come «Bonifacio VIII», «Le nozze di Cana», «La resurrezione di Lazzaro», ma anche tante altre magnifiche storie, via via accantonate, integrate, sostituite... Una geniale struttura, aperta a infinite aggiunte e variazioni. «Ormai il "corpus" del Mistero conta una cinquantina di testi... Mettendo a posto il nostro archivio, Franca e io ci siamo resi conto di quanti di questi siano stati "dimenticati", mai più recitati, magari da 30 anni...» Per esempio? «Per esempio "Il cieco e lo storpio", un testo di commovente drammaticità. Per esempio l'esilarante "L'angelo e l'ubriaco"...». Sia nel primo, sia nel secondo, Fo interpreterà entrambi i ruoli. Una prova di bravura doppia emulata da Franca in un altro raro brano, «Lenona e la giovane prostituta». «Il bello è che ogni sera cambieremo il repertorio e, naturalmente, anche i nostri commenti di cronaca. Con quello che sta succedendo, il difficile sarà solo starci dietro», ride Dario, già pregustando tremendi sberleffi a papi, imperatori e vassalli. A proposito di papi, come si è trasformato nel tempo Bonifacio VIII, personaggio cardine del monologo forse più celebre del Mistero? «Direi che è diventato più complesso e divertente ancora. Bonifax ormai è la summa di tutti i papi che ha attraversato: da Paolo VI fino a Benedetto XVI. Certo, l'apporto migliore forse gliel'ha dato Wojtyla. Pontefice atletico, sportivo, che sciava e andava in bicicletta. Pedalando l'ho fatto volare fino in cielo... Ma anche papa Ratzinger non scherza. Virare il grammelot nel suo tedesco curiale è uno spasso». Scherzando con i santi e visto che siamo ancora in clima festivo, Fo annuncia il regalo più bello di questo Natale. «Un gruppo di scienziati dell'osservatorio astronomico Montanari di Cavezzo, vicino a Modena, ha scoperto due nuovi asteroidi. E li hanno battezzati con i nostri nomi, Dario Fo e Franca Rame. Così adesso, quando guardo il cielo, so che lassù, da qualche parte, ci siamo anche noi».

Giuseppina Manin – dal Corriere della Sera, 03 gennaio 2011


Mistero Buffo (dalle origini) - Dario Fo e Franca Rame in scena al Teatro Nuovo di Milano

dal 4 al 16 gennaio al Teatro Nuovo di Milano

 

Esattamente 41 anni fa andavamo in scena qui a Milano con Mistero Buffo. Era il 1969. Recitavamo in un capannone di una piccola fabbrica dismessa dalle parti di Porta Romana che noi avevamo trasformato in una sala di teatro con il nostro gruppo.

In quell’occasione Franca ed io ci alternavamo sul palcoscenico eseguendo monologhi di tradizione popolare, tratti da giullarate e fabliaux del medioevo, non solo italiane, ma provenienti da tutta Europa. Lo spettacolo ottenne grande successo e venne replicato centinaia di volte nel nostro teatro di via Colletta, in palazzetti dello sport, chiese sconsacrate, locali cinematografici, in balere e perfino in teatri normali. Mistero Buffo cercava di dimostrare che esiste un teatro popolare di grande valore, nient’affatto succube o derivato da testi della tradizione erudita, espressione della cultura dominante.

In quell’occasione ci si sentiva ripetere a tormentone: «Non esiste una forma espressiva popolare autonoma perché l’unica cultura autentica e di pregio è quella espressa dal potere dominante. L’altra, quella cosiddetta popolare, in verità è solo risultato di scopiazzature.» Insomma: gli unici poeti validi sono quelli dalle corti dei principi e dell’alta borghesia. Fu proprio in quel tempo che scoprimmo dei ricercatori di grande valore che ci davano ragione, a cominciare da Pitrè, Toschi e De Bartholomeis, Tullio de Mauro e Gianfranco Folena, il quale nel suo saggio “Il Linguaggio del caos” ci dedicava uno straordinario capitolo (“Le lingue della commedia e la commedia delle lingue”) nel quale, fra l’altro, diceva: «l’interlingua teatrale di Fo non richiede dal pubblico per essere intesa specifiche competenze dialettali perché la mimica, il lazzo, l’onomatopea compensano l’apparente arbitrarietà linguistica e la carenza semantica e perché Fo, grandissimo mimo, padroneggia da maestro le tecniche del discorso e della narrativa popolare. [...] Se volete godervi per esteso il significato di giullare, se pur tradotto nel nostro tempo, andate ad assistere a qualche brano di Mistero Buffo messo in scena da Franca Rame e Dario Fo. Lì potrete ottenere un’idea del tutto credibile di cosa fosse il teatro satirico dei giullari medioevali.»

Debuttando anche fuori dall’Italia dall’Inghilterra alla Spagna, per poi arrivare in Grecia e in Russia, rintracciavamo brani del tutto sconosciuti raccolti da ricercatori di Paesi e culture diverse. Noi li si metteva in scena quasi a soggetto. Il testo definitivo lo si stendeva solo dopo averlo recitato per mesi interi. Ritrovammo canovacci rappresentati secoli fa dai comici dell’arte, soprattutto in Francia, brani recitati da Arlecchino e da altre maschere, e in seguito a un nostro viaggio in Cina riuscimmo ad arricchire il nostro repertorio anche della “Storia della tigre”.

Così, ad un certo punto, ci accorgemmo recitando a Roma nello chapiteau di un circo viaggiante che raccoglieva più di 2000 persone che la mole del testo di Mistero Buffo si era ormai decuplicato. Per riuscire a misurarne la dimensione decidemmo di recitare ogni sera uno spettacolo con testi completamente differenti. Così si giunse a mettere in scena la bellezza di sei “Misteri Buffi”.

Ma se dovessimo oggi ripetere lo stesso esperimento, siamo certi che la sequenza delle nostre esibizioni raggiungerebbe il numero di dieci e più testi autonomi. Oggi, dopo quasi mezzo secolo, torniamo in scena, di nuovo a Milano, con una selezione di questo nostro spettacolo “dei primordi”. Non ci è stato facile decidere quali testi privilegiare. Siamo sicuri che durante queste due settimane di teatro, nelle varie serate inseriremo qua e là altri testi e soprattutto andremo recitando all’improvviso in modo a dir poco esagerato.

Ma dovete capire: per noi recitare non è solo un mestiere, ma è anche e soprattutto un divertimento. Che raggiunge il massimo del piacere quando riusciamo a inventarci nuove situazioni e buttare all’aria convenzioni e regole. Speriamo di comunicarvi questo nostro spasso e di riuscire a sorprendervi, farvi ridere e magari pensare.


Caravaggio al tempo di Caravaggio

Un'opera di e con Dario Fo e Franca Rame portata in scena in occasione della “Mostra Impossibile” di Caravaggio realizzata congiuntamente dalla Rai e dalla Regione Campania. La lettura rovescia molti schemi acquisiti della storia dell’arte inquadrando con vivezza il più grande pittore del Seicento italiano nel suo tempo, un secolo cupo di violenze e lotte politiche, il cui l’arte si intreccia alla religione e al pensiero senza disdegnare la cruda verità della vita reale.

Prima parte

Seconda parte

Il DVD con l'opera completa lo trovate su commercioetico.it