Un «Mistero buffo» integrale per Fo e Rame, a 41 anni dalla «prima» in un'aula della Statale occupata Il Mistero primo, glorioso e scandaloso, risale ormai a 40 anni fa.
«Quarantuno per la precisione», puntualizza Dario Fo, autore e interprete di quel capolavoro del nostro teatro, inscalfibile dal tempo, destinato a rinascere in mille vite, venir reinterpretato e applaudito in tutto il mondo. «La "prima" assoluta avvenne nel 1969, in un'aula dell'Università Statale - ricorda il gran giullare premio Nobel -. Ero a un'assemblea degli studenti, tutti seduti per terra a discutere ore e ore. Finché, forse non potendone più, mi invitarono: dai Dario, adesso tocca a te, facci qualcosa... E io, che avevo appena studiato alcuni testi tratti dalla letteratura popolare medievale e dai Vangeli gnostici, per un'ora e mezzo andai a ruota libera, mescolando con il mio grammelot, sacro e profano, cronaca e storia, satira e poesia».«Mistero Buffo» nacque così: in un'università occupata, tra giovani decisi a cambiare lo stato delle cose. Uno sfondo non troppo diverso da quello di oggi. «Direi praticamente uguale. Quello che sta accadendo nei vari atenei d'Italia mi fa fare un salto a rovescio nel tempo, mi dà speranza di un nuovo movimento. Forse più rigoroso e consapevole di allora», augura Fo. Per tutti loro, per i ragazzi di 40 anni fa e per quelli di oggi, che magari quel leggendario spettacolo non hanno mai visto, Dario torna a proporlo, con Franca Rame, da domani al 16 gennaio al Teatro Nuovo in quella prima, originaria, versione. Che comprendeva già brani leggendari come «Bonifacio VIII», «Le nozze di Cana», «La resurrezione di Lazzaro», ma anche tante altre magnifiche storie, via via accantonate, integrate, sostituite... Una geniale struttura, aperta a infinite aggiunte e variazioni. «Ormai il "corpus" del Mistero conta una cinquantina di testi... Mettendo a posto il nostro archivio, Franca e io ci siamo resi conto di quanti di questi siano stati "dimenticati", mai più recitati, magari da 30 anni...» Per esempio? «Per esempio "Il cieco e lo storpio", un testo di commovente drammaticità. Per esempio l'esilarante "L'angelo e l'ubriaco"...». Sia nel primo, sia nel secondo, Fo interpreterà entrambi i ruoli. Una prova di bravura doppia emulata da Franca in un altro raro brano, «Lenona e la giovane prostituta». «Il bello è che ogni sera cambieremo il repertorio e, naturalmente, anche i nostri commenti di cronaca. Con quello che sta succedendo, il difficile sarà solo starci dietro», ride Dario, già pregustando tremendi sberleffi a papi, imperatori e vassalli. A proposito di papi, come si è trasformato nel tempo Bonifacio VIII, personaggio cardine del monologo forse più celebre del Mistero? «Direi che è diventato più complesso e divertente ancora. Bonifax ormai è la summa di tutti i papi che ha attraversato: da Paolo VI fino a Benedetto XVI. Certo, l'apporto migliore forse gliel'ha dato Wojtyla. Pontefice atletico, sportivo, che sciava e andava in bicicletta. Pedalando l'ho fatto volare fino in cielo... Ma anche papa Ratzinger non scherza. Virare il grammelot nel suo tedesco curiale è uno spasso». Scherzando con i santi e visto che siamo ancora in clima festivo, Fo annuncia il regalo più bello di questo Natale. «Un gruppo di scienziati dell'osservatorio astronomico Montanari di Cavezzo, vicino a Modena, ha scoperto due nuovi asteroidi. E li hanno battezzati con i nostri nomi, Dario Fo e Franca Rame. Così adesso, quando guardo il cielo, so che lassù, da qualche parte, ci siamo anche noi».
Giuseppina Manin – dal Corriere della Sera, 03 gennaio 2011