Il Premio Nobel ci parla della nascita di Mistero Buffo, di fabulatori indios, di musica e del futuro dei giovani artisti.
Il 18 febbraio Dario Fo e Franca Rame riproporranno Mistero Buffo al Teatro Apollonio di Varese. Presentato per la prima volta nel 1969 è ritenuta una delle opere più importanti della cultura del ‘900. Non sto nemmeno a spiegarvi quanto è stato emozionante parlare con lui (infatti non lo faccio perché scadrei nel patetico) quindi passiamo senza indugi all’intervista.
Buonasera
Buonasera a lei, mi dica...
Mi dia del "tu" la prego, sono già abbastanza agitato...
...non devi, dimmi pure.
Mistero Buffo: come è stata la genesi dell’opera? Da dove è nata la “scintilla”? Partendo dallo studio dei Vangeli Apocrifi e della figura dei giullari cosa ha fatto scattare l’idea di uno spettacolo e come si è sviluppato il lavoro di ricerca e scrittura suo e di Franca?
E’ nato dallo studio delle giullarate e dalla lettura dei Vangeli Apocrifi ma non soltanto da questi ultimi, anche dalla ricerca sui Vangeli canonici che nel corso dei secoli sono stati mascherati e maltrattati da troppi personaggi, dai censori fino ai parroci – ho trovato che esiste una tradizione popolare nella pittura e nella letteratura medievale anche all’interno della Chiesa che è più vicina alle classi più umili ed è più gioiosa, fantastica, divertita, ironica. Scoprendo questa cosa mi sono detto: “bisogna che faccia qualcosa per portare in scena questi racconti!” Perché fanno parte della nostra tradizione popolare; volevo far si che un pubblico più ampio venisse a conoscere questa ricchezza immensa. Alcuni dei miei compagni di teatro mi dissero: “guarda che queste cose non interessano al pubblico”.
Ma non solo perché si è atei noi dobbiamo schiacciare e relegare questo patrimonio; era necessario informare e portare alla luce queste favole, queste storie – perché altrimenti siamo noi che perdiamo qualcosa di importante. Questa “religiosità popolare” fa parte della nostra cultura ed è importante che venga conosciuta da tutti anche da chi non ha a che vedere con la dottrina.
Il pubblico lo ha apprezzato e capito.
Religiosità medievale, racconti raccolti in altri paesi europei ma anche in Oriente o in Sudamerica… siamo andati a ripescare, con l’aiuto di Franca, il teatro greco o gli stessi discorsi nati all’interno della Chiesa ma che poi sono stati censurati e nascosti.
Mistero Buffo di anno in anno si è arricchito…
Sono più di 30 storie che fanno parte del repertorio enorme che negli anni è andato a costruirsi in Mistero Buffo. A Roma ricordo che facemmo per diversi giorni di fila lo spettacolo provando a recitare tutte le giullarate. Facevamo uno spettacolo differente ogni sera è stata un’impresa molto molto impegnativa.
Viaggiando abbiamo continuato a raccogliere storie, ad aggiungere e alla fine rispetto alla prima scrittura il testo si è decuplicato.
Religiosità medievale, racconti raccolti in altri paesi europei ma anche in Oriente o in Sudamerica… siamo andati a ripescare, con l’aiuto di Franca, il teatro greco o gli stessi discorsi nati all’interno della Chiesa ma che poi sono stati censurati e nascosti.
Noi siamo un Blog che parla di cultura e musica nera di blues, di jazz…
La mia musica allora! Ottimo!
Magari è un po’ azzardato ma ho sempre trovato delle forti assonanze tra il primo blues e Mistero Buffo… dai primi del ‘900 i neri americani a partire dalle worksongs (i canti di lavoro) passando dal blues pre-bellico fino alle rivisitazioni più recenti è pieno di metafore, di double-talks (doppi sensi, sottointesi), che nel passato i neri, dalle piantagioni in avanti inventavano e utilizzavano per comunicare tra loro ed evitare l’ira del padrone prima o quelle della censura poi. Gli esempi si sprecano e così il Grizzly malvagio è il padrone della fattoria, il parassita del cotone che distrugge i raccolti è la rivincita del povero sul possidente, l’anatra grigia che anche se uccisa e cucinata rompe i denti a chi la mangia è la resistenza del popolo nero senza contare i continui riferimenti al sesso mascherati da motori dell’auto, puntine del giradischi ...
Ci sono delle analogie con il Grammelot e con la figura del giullare medioevale secondo me. Che sia in slang popolare o in rime più erudite l’allegoria, il doppio senso, sono forme di resistenza o ribellione insite nell’uomo?
Certamente. la musica popolare, il teatro e le arti in generale hanno dei tratti comuni in culture e luoghi differenti, dall’Africa alle Americhe. Fa parte dell’essere umano e poi ci sono tutti i racconti tramandati oralmente che nei secoli si sono mescolati tra di loro e arricchiti.
Ho un aneddoto straordinario per esempio; Ero in Colombia a recitare Mistero Buffo e tra il pubblico c’era un ragazzo italiano che viveva in un paese su una montagna a 3000 metri; per loro 3000 metri sono una bazzecola ma pensa che noi recitavamo con la bombola d’ossigeno dietro le quinte, una cosa faticosissima; lui mi disse: “in paese da me c’è un cantastorie che racconta delle favole che assomigliano a Mistero Buffo, devi venire a sentirlo”; così con Franca e altri collaboratori ci siamo messi in viaggio; certo, partendo già dai 2000 metri ma comunque un bel viaggio. Arrivati in questo paese sperduto sulle Ande abbiamo incontrato questo fabulatore popolare che parlava una lingua incomprensibile per noi, un misto di indio e spagnolo; Aveva dei tamburi con cui si accompagnava e tra le storie che raccontava (avevamo un traduttore locale per fortuna) ce n’era una in particolare che mi sembrava di conoscere così gli dissi di continuare e alla fine mi accorsi che altro non era che “La Fame dello Zanni” che lui aveva ripreso e riadattato da un testo in del ‘700. Incredibile non trovi?
Oppure anche in Grecia o in Spagna è stato impressionante osservare confrontandosi col pubblico come ci fosse una base comune, come loro ascoltando Mistero Buffo si ricordassero e avessero dei rimandi alla propria tradizione. In Europa il romanico, le lingue romanze sono state un collante importantissimo.
E’ pazzesco e grottesco che a volte chi si dice attore non solo non conosca la tradizione del teatro ma anche la musica, le canzoni, la pittura e i romanzi della propria terra. Solo così si può partire e crescere.
Dario Fo, attore, regista, scrittore, autore musicale, cantante, musicista: come può un giovane artista in Italia promuoversi, trovare gli spazi per esprimersi e farne una professione? Su cosa puntare? Tenacia, talento, originalità o cos’altro?
Informarsi e studiare il passato, la storia è fondamentale. E’ pazzesco e grottesco che a volte chi si dice attore non solo non conosca la tradizione del teatro ma anche la musica, le canzoni, la pittura e i romanzi della propria terra. Solo così può partire e crescere; fare qualcosa di nuovo e non scimmiottare il già visto e il già sentito.
Che progetti per il futuro avete?
Tra poco inaugurerò una mostra di miei dipinti a Milano a Palazzo Reale. Ne abbiamo già fatte anche in Svizzera che mi hanno dato grandi soddisfazioni ma questa è un “colpo gobbo” diciamo perché sarà la più grande mai fatta… due - trecento quadri che si possono definire di pittura satirica. Sono dipinti e disegni fatti in tanti anni che hanno un forte spirito di denuncia ancora oggi e soprattutto oggi.
Mi stanno chiamando, devo andare…
Per me è stato un onore parlare con lei.
Ti ringrazio…
Sono io che la ringrazio.
Buonasera, grazie ancora.
fonte: bb-blues.com