EINSTEIN L’AVEVA PREDETTO…

Einstein, ormai più di sessant’anni fa, diceva che la scienza nell’ultimo secolo ha premuto all’impazzata l’acceleratore sulla velocità di ricerca, scoperta e soprattutto riguardo alle nuove idee.

L’umanità ha capovolto il metodo e lo sviluppo, come in un ribaltone impazzito, al punto che chi non riesce a reggere il ritmo della innovazione e del nuovo concetto scientifico, si ritrova sbattuto fuori dall’orbita come un sasso buttato da un bimbo nello stagno: solo le rane si accorgono di quel lancio nell’acqua che cancella e spiana ogni identità superflua.

E’ qui che dobbiamo proprio ammettere che la constatazione di Einstein si sia rivelata in pieno; infatti, con velocità inaudita, in pochi anni si sono realizzate nuove macchine nate da concetti assolutamente fuori dal tempo che le precedono e le distanziano; soprattutto è il numero di queste novità che impressiona. In un tempo minimale di un secolo si sono succedute a tambur battente scoperte e invenzioni sconvolgenti: si è dato inizio con l’elettricità, che corre imprigionata dentro fili di rame; il telefono, e poi la radio; e quindi il radar, il motore a scoppio, i motori azionati da energie propellenti diverse; purtroppo si producono anche invenzioni orrende, come la bomba atomica e tutti i suoi derivati; ma per la gioia della nostra fantasia si inventano la fotografia e il cinema; e subito appresso la televisione, in bianco e nero e poi a colori, e i sistemi diversificati di comunicare voce e immagini; e senza respiro ecco il viaggio sulla Luna e il lancio dei satelliti intorno al nostro pianeta e più lontano, dentro l’Universo.

Insieme nascono la radiografia e la ripresa televisiva dentro il corpo umano.

Si realizzano progetti sempre più assurdi: non si scrive più a macchina, ma con un computer; il computer si trasforma in un congegno pensante attraverso il quale si comunica ad altre minute macchine della stessa razza. Perfino il telefono diventa un minuscolo robot che fotografa, fa riprese cinematografiche, si trasforma in televisione, elabora dati, acquisisce memorie d’ogni genere. E già c’è chi sta realizzando organi umani meccanici da sostituire a quelli naturali ma difettosi o non più funzionanti. E in questo straordinario clima sono nati, crescono, e si arricchiscono di conoscenza e sapere milioni di nuovi esseri umani, non solo nei Paesi evoluti, ma anche nei Paesi del Terzo Mondo, che non imparano soltanto la tecnologia e la sua applicazione, ma producono ed elaborano anche differenti concetti, modi di analizzare e giudicare il nuovo mondo che gli sta nascendo intorno.

Ma di questo ultimo fenomeno, sembra impossibile, molta parte dell’umanità non se ne rende conto. E’ come se milioni di individui vivessero in una entità parallela ma che non riesce a comunicare con tutto ciò che si muove e sviluppa nel presente e nel prossimo futuro.

Ed è veramente impressionante constatare che sono proprio coloro che detengono il potere economico e politico - e che dovrebbero gestire in modo appropriato e cosciente questo fenomenale tempo di evoluzione - che rimangono completamente fuori dal contesto del progresso e della trasformazione continua che si attua dinnanzi ai loro occhi opachi.

Essi son ben consci che causa i propellenti minerali, l’atmosfera si sta inquinando, e ci sono interi continenti un tempo rigogliosi ormai desertificati e le risorse energetiche vanno esaurendosi con grande rapidità; ma i nostri governanti e amministratori non pensano assolutamente a mettervi rimedio. “Piuttosto godiamoci quel che ci rimane e sfruttiamo al massimo questo profitto, vadano pure alla malora foreste, oceani e ghiacciai! La vita è una sola, la nostra! E di quella degli altri chi se ne frega!”.

E sono proprio loro che hanno creato i disastri economici per i quali sta pagando la popolazione di tutto il pianeta. E la chiamano New Economy! Milioni di disoccupati e cassintegrati, intere famiglie che sono alla fame, popoli che fuggono dalle proprie terre rimaste senza acqua e cibo, e nello stesso tempo gente che si arricchisce in modo smisurato e che crede che quella pacchia durerà in eterno, anzi più disperati ci sono, meglio è per loro.

Sono convinti che basti possedere i mezzi di informazione con la televisione e i programmi dei reality show per rendere abbioccati e beoti quei disperati. Ma poi all’istante in ogni nazione, dall’Africa all’Asia all’Europa, ecco spuntare una folla che riempie fino all’impossibile le piazze, che protesta senza batter ciglio davanti a poliziotti che sparano ad altezza uomo. E succede perfino che da noi in Italia si organizzino manifestazioni che non si vedevano da almeno quarant’anni. Gente che non getta bombe e nemmeno pietre, salvo qualche eccezione. E non sono contro la politica, tant’è che votano, perfino i referendum! E li vincono anche! “Ma come hanno fatto? Come si sono organizzati? Con che mezzi? - esclamano guardandosi attoniti l’un l’altro i padroni del Parlamento e delle Televisioni mentre contano increduli i voti perduti in pochi mesi - Attraverso quale mezzo hanno comunicato, si sono organizzati?”

Attraverso la rete appunto! I cellulari!

Ed ecco che per la prima volta i padroni del vapore economico e culturale rimangono basiti. Non hanno previsto nulla. E come mai? Perché non si sono preoccupati di qualcosa che si muoveva al di sopra delle loro teste, del loro cinico ma lento cervello. Non si sono accorti che esiste un linguaggio che non si serve delle cricche del gioco delle tangenti, delle raccomandazioni inter-partito e soprattutto che ancora non è merce da sfruttare, da vendere e in grado di corrompere. E’ per questo che ancora dopo questa débâcle che hanno appena subito, continuano imperterriti nel loro mercato di ricatti, corruzione, inciuci e truffalderie d’ogni genere.  

Einstein non era un uomo politico ma era solo il più grande scienziato del suo tempo, e se fosse ancora qui oggi, siamo sicuri che tirerebbe fuori un’altra profezia: “indignati, continuate con questo vostro ritmo. Non fermatevi a considerare con pietà questa razza di mercanti che come i ciechi di Aquisgrana continuano a muoversi tenendo una mano ognuno sulla spalla dell’altro e immancabilmente, soddisfatti di sé, vanno verso il baratro che si spalanca dinnanzi ai loro piedi!”

Dario Fo