QUEL COMUNISTA DI SANT'AMBROGIO [DAL TESTO DELL'OPERA DI DARIO FO]

Ambrogio, indignato, approfitta del grande exultet prepasquale e nel bel mezzo del rito sale sull’ambone e scandendo le parole si rivolge ai fedeli che affollano la Basilica. DARIO: L’argomento che sto per affrontare coinvolge soprattutto i maggiori che fra di voi mi ascoltano. Più precisamente, me la prenderò coi latifondisti e i grandi imprenditori, mancherò di riconoscenza proprio verso loro che hanno appoggiato me e i miei seguaci qui presenti, quando nella lotta per il possesso delle Basiliche, ci hanno sovvenzionato con denari, vettovaglie, e indumenti acciocché si riuscisse a resistere.

 

A questo proposito prenderò abbrivio da una parabola narrata da Cristo, eccovela: “Un proprietario di terre nel raccogliere i frutti della semina, scopre con compiaciuta sorpresa che il grano da stipare è di gran lunga più abbondante degli altri anni, al punto che, una volta riempiti i granai, si ritrova con mucchi di frumento che non sa dove sistemare. I figli suoi lo consigliano: “Questa, padre, è un’ottima occasione per aiutare i poveri senza lavoro né terra, distribuiamone una parte a loro!” il padre si rizza all’impiedi urlando “No, neanche per sogno, nemmeno una libra per quei morti di fame! Preferisco piuttosto distruggere tutto il raccolto che mi avanza!”

Ma ora ascoltate il commento di Gesù a proposito di questa parabola: “Quel raccolto è davvero eccezionale. Ma è tutto dono del Signore? No, tutto quel grano è un tesoro solo se chi l’ha ricevuto ora lo spartisce con i disperati. Ogni bene è fecondo solo se non lo si trasforma in avido accumulo di guadagno’. “Aprite anche i granai della giustizia per essere il pane dei poveri, la vita dei bisognosi, l’occhio dei ciechi, il padre degli orfani”. “Voi pensate solo a rivestire le vostre pareti con lastre di pietre raffinate e a spogliare gli uomini, e avete pure l’impudenza di dichiarare che lo fate per il loro bene. Ricco signore, non t’accorgi che davanti alla tua porta c’è un uomo nudo, e tu sei tutto assorto a scegliere i marmi che dovranno ricoprire i muri. Quell’uomo chiede del pane e intanto il tuo cavallo mastica un morso d’oro. Tu vai in visibilio contemplando i tuoi arredi preziosi, e quell’uomo nudo trema di freddo di fronte a te e tu non lo degni di uno sguardo, non l’hai nemmeno riconosciuto. Sappi che ogni uomo affamato e senz’abito che viene alla tua porta è Gesù; ogni disperato è Gesù. E lo incontrerai il giorno in cui si chiuderà il tempo del mondo e lui, quello stesso uomo, verrà ad aprirti e ti chiederà: “Mi riconosci?”.
Voi, ricchi, dite: “C’è sempre tempo per pentirsi e pagare i debiti”. Ma non c’è peggior menzogna. Ricchi, non vi è nulla nella vostra attività di uomini che possa piacere a Dio. Anche se tenete appesa una croce sopra il letto e disponete di una cappella dove pregare soli e assistere alla messa. Voi vi stringete ai vostri beni, gridando “È mio!”. No, nulla è vostro su questa terra. Il proprietario è solo il Creatore; quello che credete di possedere è solo momentaneamente vostro, e serve per render palese la vostra ingordigia. Distribuitene, finché siete in tempo, ai disperati, ai derubati dalla vostra insolente avidità. Nessun lascito sostanzioso alla chiesa e al suo clero vi salverà, voi disprezzate tanto gli schiavi e li considerate esseri inferiori, e non è colpa completamente vostra giacchè vi hanno insegnato che anche dopo la morte la loro anima resterà quella di uno schiavo.
No! Voi siete gli schiavi, anche nell’anima vostra, voi che vi abbrancate ai vostri beni come la tigna al grano!” e chiude ripetendo un’affermazione che ben conosciamo: “Solo il furto ha fatto nascere la proprietà privata”.