DARIO FO - " FIRMO ARTICOLI CON VOI: PRONTO AD ANDARE IN CARCERE!"

«Sto guardando la tv, è incredibile quello che sta accadendo, quel che sta dicendo Berlusconi, quel che gli risponde la platea... cos’è che volevi?». Cos’è che volevamo da Dario Fo? Ecco, ci serviva un testimonial di lusso, qualcuno che coprisse con la sua autorevolezza internazionale tutto quello che faremo come giornalisti per forzare il blocco imposto dalla legge bavaglio. Disobbedienza civile, violare una legge fascista, rischiare direttamente, a questo siamo. «Ma aspetta, perché non siamo alle solite, te l’ho detto, strano, il teatro non è più lo stesso...».
Coraggio, che accade?
«Berlusconi non sta banalmente andando giù pesante con le parole, è oltre la pesantezza, oltre il copione, improvvisa sgangherando e la platea di confartigianato se n’è accorta. È abbastanza terribile, non era mai successo prima. Lui sta lì a cercare il plauso, il segno dell’incontro ma non lo trova, è un’esperienza angosciosa per un attore, deve esserlo anche di più per un politico. E non ci ha provato una volta sola, niente da fare non ci riesce».

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Sì, ma smettiamo: ascoltarti è peggio che vedere, niente di più inquietante di un flop in diretta raccontato da te...
«Lascia che dica: sembra un finale di partita, livido. Bersani ha fatto bene a rispondergli secco. Dunque, sì, accetto, firmo, sottoscrivo le cose a rischio. Non ti lasciano spazi, hanno imposto di nuovo la fiducia e vanno giù dritti. Quello che fa, il modo con cui smantella gli istituti del diritto in questo paese è illegale».

Ti farai carico allora di ciò che comporta questa assunzione di responsabilità?
«Tranquillamente. È una vita che siamo costretti a non accettare le indicazioni di percorso. E a risponderne, non sono nuovo a questo genere di resistenza, del resto l’unico modo per reagire è questa: disobbedire, la disobbedienza civile».

Dicevi che «conosci la strada»...
«Certo, sono già finito in galera giusto perché non accettavo le regole. Roba seria, c’era un prefetto di mezzo. Ma mi hanno dato ragione e hanno anche condannato chi mi ha arrestato perché era anticostituzionale quell’arresto».

Bravo: sembri sereno di fronte all’ipotesi di finire «dentro»...
«Cosa vuoi, alla mia età un po’ di galera ogni tanto fa bene. Anzi, farebbe bene a tanta gente che invece non ci va mai. Invece credo che se qualcuno ci andrà sarò ancora io. Non per far la vittima, ma non vedo nell’immediato un’ondata di coraggiosi pronti a farsi carico».

Amarezza? Sarcasmo?
«Mannò. Sai, non bisogna lasciarsi andare alla proiezione meravigliosa del popolo che si getta in avanti. E anche tra i politici diciamo che il coraggio non è, attualmente, la dote più in vista».

Capito: solo saggezza...
«Esatto. Qualcuno dirà: gli hanno dato il Nobel, cosa cavolo vuole adesso, anche la galera? Sai che ti dico? In una paese come il nostro, finire in cella è un onore. Se pensi che chi invece dovrebbe finir dentro è al potere. Ecco dove ci hanno sbattuti: questo è snobismo forte. Mi vien quasi da ridere, anzi rido. Ripenso a quel che ho visto in tv un attimo fa, a quello spettacolo agghiacciante, e sto parlando solo di uno schema teatrale. Scena rara e penso che solo una risata possa sciogliere il ghiaccio che riversa sulla platea, industriali e telespettatori. Solo che per ridere senza isterismi ci vuole una forza morale non consueta».

Ci risiamo: una risata vi seppellirà. Intanto ci viene niente da ridere e quel signore sta seppellendo democrazia e paese...
«Sì, sì, lo so. Mi dò un po’ di arie per via dell’età e di quel che ho visto e passato, di quel che so del teatro. Sai cos’è l’orizzonte? Ecco, non devi temere, la strada c’è sempre basta saperla vedere. Ora siamo al buio, concordo, siamo o dovremmo essere frastornati perché è così che ci vogliono. E un po’ lo siamo davvero. Ma conviene non perdere bussola e lucidità. Ricordandoci che dipende da noi, sempre da noi. Intanto, coviamo una immensa risata, servirà».

 

da L'Unità