Non sentite l'odore del fumo ? E' il titolo di un vecchio libro di Danilo Dolci che metteva in guardia dai pericoli del ritorno della barbarie nazifascista.L'acre odore di fumo nero non si sentiva così forte dall'inizio degli anni '70, dai tempi in cui nacque la strategia della tensione, che iniziò con la strage di Piazza Fontana e che aveva un solo obiettivo, spezzare con la violenza l'ascesa politica della classe operaia dopo l'autunno caldo del 1969. Le aggressioni di Berlusconi alla costituzione antifascista, a partire dall'articolo 41, e il ricatto inaccettabile di Marchionne ai lavoratori di Pomigliano d'Arco, sono fatti inquietanti da non sottovalutare, che parlano della volontà delle classi dominanti di sovvertire le regole della Repubblica che sono da intralcio ai progetti autoritari della borghesia italiana, finalizzata ad ridistribuzione della ricchezza ancor più a favore dell'oligarchia finanziaria e industriale del nostro paese. D'altronde il fascismo, nella sua concretezza storica, non fu altro che lo strumento illegale e violento con cui agrari e industriali schiacciarono le lotte operaie e contadine del 1919-'20, periodo storicamente ricordato come biennio rosso. Siamo lì. Le differenze ci sono, nei mezzi, per ora.
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Ci sono perché la possibilità che la oligarchia capitalista e la sua rappresentanza politica odierna, diano vita ad una svolta reazionaria è stata spianata loro sia dai governi di centro sinistra con personaggi come Amato, D'Alema, Prodi, Padoa Schioppa, Treu, solo per citarne alcuni (anch'essi protagonisti di lunghe stagioni di precarizzazioni del lavoro e privatizzazioni), che non hanno fatto altro che sterrare la strada asfaltata da Berlusconi e dai suoi camerati; sia da sindacati confederali che hanno concertato in nome del mercato ogni sorta di richiesta padronale.
Dal 1980 ad oggi ne hanno fatte di tutti i colori e si sono mangiati tante delle conquiste operaie ottenute con il ciclo di lotte degli anni '70, dalla scala mobile al diritto di sciopero. Ora siamo all'affondo, senza che ad opporsi vi sia un partito dei ceti poveri, senza che a resistere vi sia un sindacato generale della classe dei lavoratori.
Se riflettiamo sui due fatti simbolo di questi giorni, l'aggressione Berlusconiana alle garanzie sociali contenute nella costituzione, cancellando l'esplicito riferimento all'articolo 41, dove è scritto che l'attività economica privata "non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza , alla libertà, alla dignità umana" , e il ricatto di Marchionne, il nuovo Valletta della FIAT, attraverso il quale il diritto individuale di aderire a uno sciopero, sancito dall'articolo 40 della Costituzione, diviene oggetto di provvedimento disciplinare fino al licenziamento, ci rendiamo conto che siamo ad un passaggio di una gravità senza precedenti.
Non che non fosse evidente da anni che la globalizzazione capitalista stesse facendo piazza pulita di ciò che rimaneva dei diritti dei lavoratori, ormai è da tempo che i padroni non chiudono più solo perché sono in crisi, ma anche se guadagnano e molto, smantellano tutto per andarsene dove guadagno più, potendo sfruttare il lavoro ad un costo inferiore, lasciando i lavoratori per strada alla fame.
Del compromesso costituzionale del 1948 vogliono cancellare tutto ciò che riguarda le tutele sociali e i diritti dei lavoratori, dello Statuto dei Lavoratori vogliono cancellare tutto.
Fermarli non sarà facile, quello che si può e si deve fare, pur nell' assoluta indipendenza di giudizio politico, di autonoma collocazione e organizzazione politica, è unire le forze per la massima resistenza possibile.
Ci sono forze politiche, sindacali, disposte a dare vita a un Movimento di Resistenza che abbia la forza reale di far pagare ai padroni la crisi, di far rimangiare a Berlusconi i suoi tentativi reazionari ? Se ci sono si facciano avanti, è ora !
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