La gente è esasperata è un segnale per la sinistra
Dario Fo è uno dei testimonial, insieme a sua moglie Franca Rame, della manifestazione «No B Day» di sabato 5.
Sarà in piazza sabato?
«Io e Franca ci saremo senz’altro. Faremoquesto viaggio Milano-Roma e ritorno in giornata perché, nonostante i tanti impegni, lo crediamo importante».
Quali motivi vi hanno convinto ad aderire?
«La ragione è chiara. Viviamo un momento difficile. C’è molta confusione, agitata per creare un clima di rissa».
Si riferisce all’alta tensione sulla giustizia?
«Quello è il fatto più rilevante. Ma dietro ci sono problemi di crisi economica, lavoro, licenziamenti, mancanza di prospettive e, direi, di speranza. C’è ungoverno che si interessa solo di salvare Berlusconi dai processi anziché gestire un Paese».
È normale un Parlamento che da mesi discute, apertamente e quasi esclusivamente, di processi brevi e prescrizioni allargate?
«Lo fa perché al premier piovono addosso processi. Lui si lamenta come se fossero organizzati dai giudici, mentre ha commesso molti atti che li originano. Non è che la magistratura lo abbia incastrato: ci sono 10mila motivi per aprire inchieste a suo carico. E ogni giorno saltano fuori nuove furberie. Del resto, uno che vive con una trentina di avvocati, molti dei quali parlamentari, non è un collezionista: prevede quello che gli capiterà».
C’è chi obietta che il «No B Day» è una manifestazione contro qualcuno.
«È contro un sistema di governare l’Italia. Da questo clima non si vede via d’uscita. Noi viaggiamo spesso all’estero e siamo imbarazzati dalle domandeche ci rivolgono nei dibattiti. Siamo stati in Danimarca: appena si nomina Berlusconi si sentono sghignazzi terribili. Si è creata un’idea dell’Italia davvero orrenda ».
Il premier le direbbe che è lei facendo queste osservazioni a essere anti- italiano...
«C’è poco da fare. La nostra non è più la patria del Rinascimento, dell’Umanesimo, degli straordinari movimenti culturali che hanno determinato la fama dell’Italia. Ora lo sputtanamento è totale».
Secondo lei, se la manifestazione avrà successo, potrà influenzare questa atmosfera politica o rimarrà comunque una protesta fine a se stessa?
«Dipende. Ci sono state manifestazioni che hanno addirittura segnato un periodo storico poiché si è assistito aun risveglio politico e culturale ».
Le sembra che in questo momento storico ci siano le condizioni?
«Eh, sarebbe un segnale molto importante per la sinistra. Se la manifestazione riuscirà, il Pd dovrà prenderne atto. Se non lo farà e andrà avanti con il suo programma come nulla fosse commetterà un errore politico molto grave».
Se ne deduce che, secondo lei, avrebbe dovuto aderire all’iniziativa?
«Sì, già la mancata adesione è stata un errore. Si pensa di risolvere le cose con abilità, astuzia. Ma non è il tempo nè il luogo per compromessi. Il Pd ha la preoccupazione di non spaventare la gente,ma la gente è già spaventata dal clima che sente intorno».
Questa giornata è cresciuta con il passaparola. Significa che gli italiani hanno voglia di esprimersi in piazza?
«Nonostante un sistema dei media controllato da Berlusconi, la gente si è svegliata dallo stordimento. È al limite della sopportazione. Qui alla periferia di Milano occupano le fabbriche: dire che sono disperati è dire niente. E se porti le persone alla disperazione, devi aspettarti reazioni non controllate».
Di che genere?
«Dico che bisogna evitare i moti di rabbia di un popolo. Il governo dice che non c’è la crisi, non c’è la mafia. Ma queste cose c’è chi le prova sulla propria pelle tutti i giorni».
Il colore della manifestazione è il viola. Lei lo indosserà?
«No. Per noi del teatro il viola non porta bene: se entri in scena così, gridano. Io odio queste manie, ma proprio per questo non mi interessa portare un colore come riconoscimento ».
da L'Unità, 1 dicembre 2009