Da questo momento l’Ambrogino d’oro è diventato un premio del peto, un insulto per tutta la città e per chi lo riceve».
Il premio Nobel per la letteratura Dario Fo sbotta alla notizia del veto sul nome di Enzo Biagi posto dal centrodestra milanese: «Che valore può avere una medaglia che non viene concessa ad una delle persone più degne e più civili che Milano abbia mai avuto in grembo»?
Appunto, lo chiedo a lei. Che valore può avere questa onoreficenza?
«Nessuno, è evidente. L’Ambrogino è diventato una vera e propria chiavica. Chi ha ricevuto la candidatura dovrebbe declinare cortesemente l’offerta. Io sono orgoglioso d’averlo rifiutato nel 1997 quando, dopo la vittoria del premio Nobel, la giunta Albertini me lo offrì per riparare ad una lunga serie di offese e di dimenticanze, quando ricevetti lettere di congratulazioni da moltissime persone, anche dal sindaco di Parigi, ma non da quello di Milano».
Oggi come allora, il centrodestra continua a fare degli Ambrogini una questione politica.
«Non mi stupisce. Il centrodestra si sente a disagio davanti a una figura come Enzo Biagi, che rappresenta quanto di più lontano dal mondo di Berlusconi e delle persone che lo circondano. Giustamente si sentono a disagio di fronte a un uomo come lui, ne hanno paura persino alla memoria. Anzi, soprattutto alla memoria, perchè il suo ricordo si fa sempre più pesante da sopportare».
Perchè?
«Biagi ha offeso il loro principe ed è stato punito per questo, tolto di mezzo dagli schermi televisivi».
E dopo anni quell’offesa non è stata perdonata?
«Proprio così. Ma la gente si ricorda i motivi della cacciata e ha smascherato le frottole sulla presunta liquidazione milionaria diffuse ad arte dopo l’editto bulgaro di Berlusconi. Biagi non è mai stato un uomo di sinistra, non ha mai indossato o cambiato una casacca politica, e non è mai stato un uomo veniale. Ma era un uomo libero ed onesto».
Per questo non gli sarà concesso l’ambrogino d’oro?
«Per questo. Biagi aveva il coraggio di dire la verità. Ma Berlusconi è sempre stato spietato contro quelli come lui, animati da coscienza civile e professionale».
A chi sta pensando?
«A Indro Montanelli e al suo brusco allontamento dal Giornale. Al principe non sono mai piaciuti quelli che non accettavano i suoi ordini in silenzio e gli rompevano le uova nel paniere».
Il sindaco Letizia Moratti ha sottolineato che Enzo Biagi ha ricevuto una medaglia in vita e l’onore dell’iscrizione al Famedio.
«Insomma, abbiamo già dato, meglio non esagerare. Eppure l’anno scorso non aveva detto che il riconoscimento a Biagi era doveroso ma che la candidatura alla memoria era giunta troppo tardi? Per spiegare una bugia ne dice una più grande e, come al solito, la pezza è peggio del buco che doveva coprire. La cosa più grave è la spudoratezza con cui gli allievi seguono il grande maestro: io non l’ho mai detto, ma se anche l’ho detto sono stato frainteso».
Luigina Venturelli da l'Unità