L’apocalisse rimandata
ovvero
Benvenuta la catastrofe!
di Dario Fo
"La Terra possiede risorse sufficienti per provvedere ai bisogni di tutti, ma non all’avidita’ di alcuni.”
GANDHI
Ogni tanto, su quotidiani e riviste scientifiche, si legge di convegni che si svolgono in centri diversi dell’Asia e dell’Europa ai quali, oltre a rappresentanti dei massimi Stati e governi, partecipano geologi, astrofisici e ricercatori tra cui diversi premi Nobel.
Si propongono regole e programmi per migliorare la condizione del pianeta ma, immancabilmente, puntuali gli Stati Uniti, l’Australia, Cina, Giappone e altri importanti paesi dell’Onu non offrono la propria adesione; per di piu’ ci sembra che il dramma dell’inarrestabile surriscaldamento terracqueo non sollevi timori e preoccupazioni eccessivi nella gran parte della popolazione del pianeta, ma esiste un certo numero di cittadini per i quali al contrario il problema sta diventando una disperata ossessione.
Io personalmente, lo devo ammettere, faccio parte da tempo di quest’ultima tormentata categoria.
Non perdo occasione, appena incontro qualcuno, sia maschio che femmina, sia giovane che anziano, di sollevare il problema e di tentare il loro coinvolgimento col classico approccio: “Ha notato? Non c’e’ proprio piu’ stagione… un momento si scoppia dal caldo… all’istante c’e’ tempesta, grandine e perfino neve nella quale affondano immense regioni dallo Stato di New York fino al Canada, e l’intera Cina.”
I piu’ scantonano, ma se l’interlocutore abbocca e’ spacciato! Gli tengo una concione sugli effetti dell’inquinamento da stordirlo…
Ci provo anche in taxi col conducente e perfino in autobus sia con i passeggeri sia con il responsabile che controlla i biglietti! Non parliamo poi di quando mi ritrovo a viaggiare in treno… guai se qualcuno mi chiede di essere fotografato con me mostrando il cellulare! Lo faccio subito accomodare nella poltrona vicino, se non c’e’ posto lo prendo addirittura sulle ginocchia, e qui al par d’un ragno, inizio a tesser la tela. Qualcuno, pur di salvarsi dall’aggancio, scende qualche fermata prima!
Un giorno sull’aereo Palermo-Milano, ho agganciato una bellissima signora, anziana ma di un’eleganza raffinata… sembrava uscita da una sequenza del Gattopardo di Visconti. Appena ho accennato al disastro atmosferico, mi ha afferrato una mano e accarezzandola mi ha supplicato: “Oh si’, me ne parli…! Mi interessa moltissimo.”
Ho iniziato la mia lezione con entusiasmo: “Vede, il problema e’ complesso e articolato. Ormai non c’e’ quasi piu’ nessuno che non ammetta la responsabilita’ dell’uomo riguardo alla condizione del pianeta e al suo surriscaldamento. Ma esplode una feroce diatriba appena si comincia a discutere del come salvare la Terra e ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica… tonnellate di gas tossico che letteralmente intasano l’atmosfera.”
La signora mi seguiva come incantata, io incalzavo: “Sorgono tre categorie di pensiero. C’e’ chi dice ‘Basta diminuire per gradi ma drasticamente l’uso dei motori a scoppio con propellente fossile… Eliminare le vecchie caldaie per il riscaldamento delle case e degli uffici e installare nuovi impianti di eolico, solare… E perche’ no?, anche nucleare.”
La signora ha un sussulto. “Certo - la tranquillizzo schioccandole un piccolo bacio sulla fronte - non si preoccupi… Oggi come oggi, riprendere col nucleare e’ una soluzione improponibile! A parte la produzione di scorie radioattive che tuttora non sappiamo dove e come sistemare… sto parlando delle centinaia di migliaia di tonnellate che l’America e l’Europa, Russia compresa, hanno prodotto dall’inizio del nucleare e che non siamo ancora riusciti a smaltire, se non collocandole in luoghi e spazi provvisori come lo Stato dello Utah, che e’ diventata un’orrenda discarica di morte, operazione con un costo all’infinito di miliardi di dollari. Ma lo sa che per riuscire a produrre energia pulita sufficiente per il 50 per cento del fabbisogno globale dovremmo costruire una centrale nucleare alla settimana per i prossimi 63 anni?” (*Jeremy Rifkin, Repubblica 22 settembre 2007).
La signora, con un sorriso dolcissimo stampato in viso, accenna a un abbraccio poi si ricompone imbarazzata.
“Quindi non ci resta - incalzo io - che scegliere le cosiddette energie eco-compatibili che produrrebbero elettricita’, e altre energie accettabili ma in grado purtroppo di soddisfare solo una percentuale minima del nostro fabbisogno.”
“E quindi? - mi chiede la deliziosa creatura che ormai pende letteralmente dalle mie labbra - E allora?”
“Se l’intiera umanita’, i governi, i produttori, gli Stati, non s’impegnano in un’azione stravolgente, creando nuovi sistemi produttivi potenti e non inquinanti, siamo alla fine.”
La signora, con un’espressione addolorata implora: “Oh… salvaci!” E si butta fra le mie braccia.
“Faremo l’impossibile… - balbetto, leggermente imbarazzato per quell’approccio appassionato, ma poi mi riprendo - vede signora, dando per certo il cambio di rotta definitivo dei Paesi occidentali altamente industrializzati e all’avanguardia, il problema saranno poi i Paesi orientali emergenti, che vogliono assolutamente raggiungere il nostro livello di vita e di ammodernamento tecnologico, quindi si rifiutano di aborrire i propellenti fossili.”
“Oh, che ambiziosi!” esclama la dama.
“Non dimentichiamo che la Cina sta superando ormai i due miliardi di abitanti e che l’India sta raggiungendo a sua volta il miliardo… forse l’ha superato, e poi c’e’ l’Indonesia… e via dicendo…”
La signora, sconvolta, si stringe sempre piu’ a me tremante, e mi inonda di lacrime.
Non posso fare a meno di tranquillizzarla “Ma vedra’ che si trovera’ il modo di uscire indenni da questa tragedia.”
Giungiamo a Milano.
“La prego, parli con i miei figli. Sarei felicissima di poter vivere con lei.”
Dal fondo del corridoio appaiono un medico e un infermiere; caricano su una sedia a rotelle la signora che non abbandona mai la mia mano.
“Grazie di avermi regalato questo stupendo viaggio - dice mentre la legano alla poltrona mobile, poi aggiunge - lei dovrebbe fare l’attore.”
Il medico si rivolge a me e chiede: “Non l’ha importunata, spero? Purtroppo, ogni tanto, esce letteralmente di senno.”
La signora e’ gia’ in fondo al corridoio e, rivolgendosi al suo accompagnatore, esclama: “Che bella storia mi ha raccontato quel signore. Era cosi’ romantica! Mi ha fatto piangere… Peccato non sapere come finisce.”
E’ proprio vero: il mestiere del divulgatore scientifico e’ carico di insidie e delusioni!
Un uomo preistorico camminava spedito nella tundra.
Incappo’ in un mammut e gli ando’ a sbatter contro.
Indispettito grido’: “Ma con tutta la piana che hai a disposizione, proprio di qui dovevi passare?”
E se ne ando’ imprecando.
Quel primitivo non era un temerario, era soltanto cieco!
In questo periodo ho scoperto il significato profondo del termine oberato… mi ritrovo a essere un oberato totale, aggredito ogni giorno da impegni che si sovrappongono. Sono costretto a declinare diecine di richieste, sia di spettacoli che di conferenze per non parlare dei meeting politico-culturali, ma appena mi giunge l’espressione disastro ambientale, effetto serra, scatto come un grillo esaltato: “Eccomi! Quand’e’ il convegno? Ah, e’ un simposio? Si’, senz’altro, non manchero’.”
L’altro giorno avevo accettato perfino di partecipare a un programma televisivo condotto da Giuliano Ferrara. Il tema, neanche a dirlo, era: Chi crede al disastro atmosferico?
Avevo assistito qualche settimana prima a una trasmissione analoga sullo stesso tema gestita sempre da Ferrara, che esibiva in merito uno scetticismo sconcertante. Ironizzava su inchieste molto serie che affrontavano il tema del pericolo ambientale condotte da scienziati di gran valore, come si trattasse di bufale da venditore ambulante. Il suo leit motiv si limitava a due o tre argomenti: “Ma esiste davvero questo pericolo ambientale? Gli uragani e le stragi dello tsunami sono conseguenza dell’inquinamento o fenomeni occasionali che qualcuno ha interesse a trasformare in cataclismi apocalittici sui quali pompare e vendere libri, documentari e perfino film fantascientifici a gogo’?” E concludeva “Si sa, il disastro fa sempre cassetta!”
Con lui, su un piano meno strafottente ma ugualmente carico di negazionismo scettico, c’era anche il fratello di Prodi, laureato in Fisica e direttore niente meno che del dipartimento di scienze dell’atmosfera dell’Istituto Isac-CNR.
Anche in quest’ultima occasione lo scienziato faceva parte degli invitati, ma Ferrara non esibiva la sua normale sicurezza spacca tutto… anzi, come mi sono affacciato allo studio televisivo si e’ levato per salutarmi allargando le braccia festoso, ma non ce l’ha fatta: si trovava letteralmente incastrato tra la poltrona e la scrivania. Anche il fratello di Prodi, il professore in Fisica, faticava a porsi in piedi.
Ho notato che era fortemente ingrassato rispetto all’ultima trasmissione. Ferrara era del suo grasso normale, invece. Ma no, mi sbagliavo. Guardando meglio il conduttore, mi resi conto che il suo ventre stava invadendo l’intiero piano del tavolo davanti a se’, strabordava con tutto il corpo.
“Ma che succede…” dissi preoccupato. Giuliano singhiozzo’, e copiose lacrime gli sgorgarono dai grandi occhi.
“Non so che mi stia capitando - mormorava - e’ dal giorno dell’ultima trasmissione sull’ambiente che entrambi -indicava il fratello di Prodi - siamo stati colpiti da questa maledizione: ci gonfiamo a vista d’occhio…”
“E’ terribile - commentai a mia volta - ma, scusate se mi permetto: non sara’ a causa del frottolame denigratorio che vi lasciate sfuggire?”
I due si guardarono l’un l’altro con un’espressione che non prometteva nulla di buono, poi all’improvviso in coro esplosero: “Si’, abbiam proprio questo dubbio. Per essere sinceri noi non crediamo a cio’ che andiamo sostenendo sul negazionismo scettico, ce lo siamo un po’ manipolato in negativo. Ma i medici psichiatro-dietologi che abbiamo interpellato* dicono che, a proposito del grasso psicotico, una simile causa diagnostica e’ improbabile, anzi assurda. Pero’ il fatto e’ che dal giorno in cui abbiamo incominciato a trattare in forma grottesca il problema del surriscaldamento terracqueo, ci stiamo dilatando come mongolfiere.”
“Ma scusate, non potete rimanere cosi’ inerti. Bisogna chiedere aiuto.”
“E’ vero, aiutaci tu!”
“Tanto per cominciare, bisogna portarvi fuori da ‘sta trappola. Qui dentro vi sta mancando lo spazio.”
“Hai ragione, ma come facciamo a uscire, le porte sono ormai diventate troppo strette per noi.”
Con uno zompo mi affaccio alla porta e urlo: “Chiamate degli operai! Bisogna sfondare la parete! Presto! Subito!”
Nessuno si fa vivo, ma una voce dall’alto della scala grida: “Tutti i tecnici e gli operai sono fuggiti per via dello tsunami!”
“Lo tsunami? In televisione? Ma dov’e’?”
“Guarda fuori dalla finestra! Si vedono onde grandi come palazzi, fra poco l’uragano sfondera’ anche qui.”
“Dario, aiuto! Portaci fuori da ‘sta trappola!” mi implorano Prodi e Ferrara sempre piu’ incastrati.
“Scusate ma… m’e’ venuto in mente di un appuntamento, devo proprio lasciarvi, mi spiace. Spero di rivedervi!”
Faccio per avvicinarmi alla porta… ma arriva un’ondata terribile che squarcia ogni parete. Mi trovo trascinato dall’uragano. Mi escono bollicine dal naso e dalla bocca in quantita’. Risalgo, spunto con la testa fuori dall’acqua… e’ tutto calmo.
Ferrara e il professore emergono a loro volta galleggiando come due grandi boe. Sbattono braccia e gambe ridendo: “Siamo salvi! Si galleggia. Non si potrebbe avere un paio di remi?”
Ma all’improvviso tutti e due emettono un gemito lacerante: “Ahhh! Stiamo sgonfiandoci! - urlano - Aiuto!”
E’ vero, come palloni aerostatici sforacchiati si rimpiccioliscono velocemente poi un piccolo scoppio… e spariscono emettendo il loro ultimo grido: “Abolite l’abortoooo! Il feto e’ vivo e anche l’embrione, per non parlare degli spermatozoiiiii!”.
All’istante mi risveglio. Mi ritrovo seduto su una poltrona dove mi ero addormentato. Meno male, era solo un brutto sogno o, meglio, un incubo terribile.
Secondo l’ultima profezia di Nostradamus l’Apocalisse avverra’ il 12 marzo 2012.
Speriamo non piova!
Guardate voi gli scherzi folli che produce l’ossessione dell’imminente cataclisma e soprattutto il rendersi conto che alla gente manca assolutamente la consapevolezza della tragica situazione che stiamo vivendo.
In verita’ negli ultimi mesi qualcosa sta cambiando, perfino Bush, figlio, nipote e amico di petrolieri e petroliere a sua volta, ha dovuto cambiare atteggiamento1: il Pentagono, meglio, uno dei piu’ autorevoli generali del Pentagono, ha pubblicamente dichiarato con risolutezza, documentando ogni affermazione, che la guerra contro l’Iraq e’ stata organizzata nell’intento di bloccare il progetto di Saddam Hussein che, ancora alleato degli Stati Uniti, aveva deciso di dirottare i maggiori oleodotti del Paese verso l’Asia, invece che a vantaggio del Kuwait, deposito assoluto del mercato americano.
Inoltre gli scettici sono rimasti completamente spiazzati dalla notizia secondo cui la Exxon Mobil ha offerto 10.000 dollari, evidentemente pro capite, a un certo numero di climatologi ed economisti che si son prestati a offrire notizie positive riguardo la salute del pianeta.
Non solo: la Royal Society ha accusato la stessa Exxon Mobil di aver distribuito 2,9 milioni di dollari alle lobby anti ambientaliste perche’ minimizzassero i rischi legati al cambiamento climatico. Ma la gente, i governi, le aziende di tutto il mondo non si limitano piu’ a dibattere dell’emergenza ambientale, stanno passando all’azione… un po’ in ritardo, ma si muovono.
Schwarzeggener, governatore della California, ha assicurato che ridurra’ dell’80%, da qui al 2050, i livelli di emissione di anidride carbonica rispetto agli anni Novanta.
“Frottole! - lo contesta Samuelson del Washington Post - Questo programma non sara’ mai realizzabile, al massimo la California riuscira’ a limitarne l’aumento di pochi punti percentuali.”
A ogni modo la California, bisogna riconoscerlo, ha proibito la costruzione di nuovi impianti energetici alimentati a carbone.
L’Unione Europea ha annunciato che tagliera’ le proprie emissioni di gas serra del 20% entro il 2020, aumentando al contempo del 20% la produzione di energia solare e di altre forme di energia sostenibile.
David King, Consigliere Capo Scientifico del Regno Unito, su L’Espresso del 27 settembre2, ha ribadito: “Ci troviamo in grave ritardo: continuando a usare petrolio a questo ritmo, ci occorreranno almeno 25 anni e forse piu’ per disabituare la nostra civilta’ a utilizzare i combustibili fossili; gli oceani immagazzinano il calore per secoli e l’anidride carbonica resta nell’atmosfera per decenni.”
Da una vignetta di Altan: “Scusi signore, se proprio ci tiene a infilare quel suo parapioggia fra i miei glutei, le spiace chiuderlo, almeno!?”
Ma con che razza di politici ritardati e criminali abbiamo a che fare? Possibile che non siano in grado di capire la terribile situazione? A questo proposito il nostro governo, in Italia, ha mostrato un programma serio e fattibile, o naviga sperando in Dio?
Non c’e’ da scherzare.
Perfino il Papa, piu’ di cinque mesi fa, ha denunciato, al termine di un’omelia contro l’egoismo brutale della classe imprenditoriale: “Il capitalismo e’ il primo responsabile di questo rovinoso sfruttamento del pianeta.”
Ma noi in Italia abbiamo altro a cui pensare. Viviamo in un Paese davvero ideale per impiantare e sperimentare sistemi fotovoltaici e altri per lo sfruttamento del vento e delle onde marine pero’ purtroppo i nostri politici e gli imprenditori in blocco pare vivano in un altro pianeta.
“Il parroco lesse del miracolo dell’acqua trasformata in vino; alcuni della mafia a braccetto con politici ascoltarono inebriati poi uscirono dalla chiesa e si posero dinnanzi a cumuli di monnezza. Recitarono un salmo e quell’immensa lordura si trasformo’ in denaro sonante.”
Dai detti elegiaci di Cutolo.
L’unica attenzione che dimostrano di coltivare e’ quella per i rifiuti che stanno letteralmente affogando la Campania, Napoli compresa.
La follia e’ che il governo di centrosinistra nella persona dell’onorevole Amato, ministro degli Interni, per risolvere il disastroso problema in questione, organizzare la raccolta differenziata, individuare gli spazi per lo smaltimento dei rifiuti maleodoranti e rintracciare le cause di tanta inefficienza organizzativa che ha coinvolto tutti gli amministratori della citta’ e della regione, ha inviato a Napoli e provincia il capo della polizia, tale Giovanni De Gennaro, ben noto organizzatore del pestaggio da “macelleria messicana” di cittadini inermi, giornalisti e operatori televisivi anche stranieri, in particolare nella caserma di Bolzaneto e nella scuola Diaz di Genova durante il G8.
E’ risaputo che i cittadini partenopei ripudiano quasi all’unisono da ben due anni l’impegno di effettuare la raccolta differenziata della monnezza poiche’ dove e quando l’hanno ordinata per generi (carta divisa da plastica, da vetro e da elementi organici, batterie, ecc.) si son resi conto che tutta la fatica per selezionarla veniva regolarmente vanificata dalle imprese raccoglitrici, comunali e private, che puntualmente rovesciavano i diversi rifiuti dentro i camion mischiandoli in un unico mucchio di zozzeria.
“Altri camion calati nei vasti crateri della discarica – come racconta Roberto Saviano su La Repubblica del 4 febbraio 2008 – fatto uscire il conducente, dopo aver saldato le porte dei tir, venivano sepolti. Un modo di non toccare i rifiuti nemmeno con un dito. Il tutto dava un guadagno talmente alto da poter sacrificare, intombandoli, interi tir.”
Ancora, il Comune e la Regione, sborsando milioni di euro, da anni avevano risolto di delegare l’imballo della monnezza a imprese mafiose o provenienti dall’area politica, che spesso erano le medesime. Costoro impostavano la stivazione dei rifiuti attraverso le cosiddette ecoballe, ognuna delle quali aveva un prezzo e veniva poi stipata in cataste in attesa di essere incenerita in termovalorizzatori (definizione senza senso di torri a forno che oltretutto non sono mai state realizzate).
“Tutto quello che possedete non avra’ piu’ nessun valore. Saranno escrementi rotolanti nel deserto. Ne avranno vantaggio solo gli stercorari felici.”
dal Vangelo apocrifo degli armeni.
Il guaio e’ che questa tragedia ecologica, quella politica e quella governativa mi stanno letteralmente sconvolgendo. Lo stato ossessivo riguardo cio’ che sto vivendo mi procura ansia a frotte, e veri e propri automatismi di pensiero che non riesco piu’ a controllare.
Sto per esempio scrivendo o disegnando seduto al mio tavolo di lavoro, squilla il telefono, sollevo la cornetta e meccanicamente continuo a disegnare e scrivere. Rispondo, discuto, ascolto, e alla fine quando la conversazione e’ terminata mi rendo conto di aver riempito un largo foglio di scritti e scarabocchi.
Nell’abbozzo s’indovina un dialogo a tre dove si prevedono fatti tragici non ancora avvenuti. Sconvolto, spedisco la bozza di quel brano a Franca, che sta a Roma. Lei, impensierita, mi risponde per telefono quasi subito: “Per fortuna – commenta – sono solo elucubrazioni metafisiche da esaurimento multiplo… A ogni modo sono seriamente preoccupata per il tuo stato mentale… domani devi subito andare dal nostro amico psichiatra che sta nel palazzo di fronte.”
“Ma quello e’ piu’ matto dei matti che ha in cura…” faccio io.
“Lo so, ma non c’e’ altra soluzione.”
Forse Franca esagera nella sua drastica diagnosi. A ogni modo giudicate voi se io sia da ritenere un veggente o semplicemente un mentecatto.
Ecco il dialogo che ho immaginato l’11 gennaio di quest’anno, cioe’ sette giorni prima che la moglie di Mastella ricevesse l’avviso di garanzia.
Sala operatoria. Il paziente, il cui cranio seminudo sta per essere bucherellato da un gran numero di iniezioni anestetiche, discorre un po’ agitato con il chirurgo che s’appresta a effettuare il trapianto.
Entra in scena, proveniente da dietro una lastra scorrevole, un aiuto medico con tanto di camice e maschera chirurgica al viso. Si rivolge deciso al paziente parlandogli quasi sottovoce:
“Silvio, mi senti?”
“Chi parla?” (Silvio ha una benda sugli occhi.)
“Non mi riconosci?”
“Dipende da chi parla. Chi sei tu? Dammi la parola d’ordine.”
“C’e’ una parola d’ordine?”
“Eh certo… - Silvio si abbassa la benda dagli occhi – Eh! Scusa, dal momento che io ho la benda e tu porti una maschera antisettica… come faccio a riconoscerti? O mi dai la parola d’ordine o esci di qui. Io non parlo con estranei.”
“Io non sono un estraneo e poi ho una cosa importante da svelarti, Silvio.”
“Entri qui, in sala operatoria, proprio in un momento delicato… mentre mi infilano aghi e capelli nel cranio…”
Interviene il professore: “Non si preoccupi, Presidente, anzi, se si crea una situazione per cui lei e’ portato a distrarsi dal clima operatorio, e’ meglio. E lei, signore, cominci con lo svelarci la sua identita’.”
“Professore e’ meglio che lei non lo sappia. Sarei piu’ tranquillo.”
“Ma io ho capito a chi appartiene questa voce! - esclama Silvio - Tu hai la stessa parlata di Clemente.”
“Si’, sono lui.”
“Clemente Mastella!? Ma che ci fai qui?! T’ho detto che non accetto dialoghi e conversazioni in luoghi non riservati.”
“Ma piu’ riservato di una sala operatoria dove la trovi!!!”
“Hai ragione, che furbacchione! Allora, Clemente: sputa il rospo! Parliamo pure pero’ abbottonati: frasi generiche e allusive, nessun termine esplicito.”
“D’accordo, saro’ allusivo. Attento, comincio: tanto per introdurre, avrei deciso di fare il botto.”
“Che botto?”
“Eh ma Silvio, se mi preghi di non essere esplicito e poi mi chiedi che significa fare il botto...?! Scusa, qual e’ il tuo maggiore cruccio? La spallata, no?”
“Ah certo, che stupido! La spallata a Romano mortadella!”
“Ehi, non sbracare cosi’ piatto…”
“Ma Clemente, andiamo, su questo argomento non c’e’ niente di segreto, lo sanno tutti che e’ da due anni che aspetto ‘sto botto che lo sgnucchi a capofitto giu’ dal seggio, e non viene mai! Ahi! Ahi! Ahi!”
“Che c’e’, Silvio?”
“Le punzecchiature qui sul capo! Me ne hanno gia’ fatte a migliaia…! Duecento al giorno.”
“Non si preoccupi, onorevole - lo tranquillizza il professore - continuate pure a discorrere.”
“Stavi dicendo che aspetti la spallata ormai da due anni.”
“Eh si’, l’aspetto fremente, caro Clemente!”
“Pero’ si sa anche, caro Presidente, che con tutte le tue offerte di mercato, non sei mai riuscito a comprare un voto, a cominciare dal topolino e dal rospetto…”
“Topolino e rospetto?”
“Ma si’… il topo sapiens e il rospetto di palude!?”
“Ah… ho capito, Amato e Dini.”
“Ebbene, il giorno del giudizio e’ arrivato. Eccoti la novella: esulta! Ma non troppo senno’ ti schizzano via tutti i capelli appena piantati.”
“Vai, son pronto, mi strizzo il cranio.”
“Fai molta attenzione perche’ ti parlero’ per allegoria.”
“D’accordo, vai con l’allegoria. Io sono una forza a capire le allegorie. Io stesso sono un’allegoria!”
“Va bene, va bene, allora ascolta. Ho saputo per vie traverse che i giudici della Magna Grecia hanno deciso di tarantolarmi. E' chiaro?”
“Certo, certo, Clemente, i giudici della Magna Grecia tarantolano sempre.”
“Bene. E con me i miei macedoni, al completo, compresa Penelope. In tutto siamo sotto le caudine in ventitre. Intendi?”
“La miseria cosa mi dici! Ahi! Ahi! Ahi! Scusa, ma con questo ago mi e’ arrivato al cervello… Guarda, sono sconvolto. Ho capito tutto della metafora, pero’ mi sfugge qualche particolare…”
“Dimmi…”
“Scusa, ma… chi sono i giudici della Magna Grecia? E cosa significa tarantola? E Penelope chi e’? Per non parlare dei macedoni e delle caudine? Per il resto ho capito tutto!”
“Silvio, sei una frana. Allora attento. I giudici della Magna Grecia sono i Ceppaloni o, meglio, i gip del tribunale campano; tarantolare significa mettere sotto processo.”
“Ah beh, allora…”
“I macedoni sono i miei compagni di partito, tutti ventitre che dovranno passare sotto la forca caudina, cioe’ tutti per ora agli arresti domiciliari.”
“Ma quando?”
“E’ questione di qualche giorno e a ognuno di noi arrivera’ l’avviso di garanzia, compreso a Penelope.”
“Anche Penelope?!”
“E con una lista di accuse pesanti!”
“Penelope?”
“Si’i’i’!”
“E chi e’?”
“E' mia moglie!”
“Ma non si chiama Sandra? Ne hai un’altra? Ah! Ah! Ah! (Ride) Furbacchione! Hai capito il Mastella? Democristiano che va a protestare per i dico… e poi se la fa con due mogli.”
“Ma cos’hai capito, Silvio! Penelope e’ la moglie fedele per antonomasia, contornata dai proci che la vorrebbero impalmare… Mia moglie!”
“Impalmare? I froci? Per favore, piantiamola con ‘st’allegoria, mi sto scocciando, parla chiaro e chi se ne frega se ci spiano e capiscono tutto: voglio capire anch’io. Allora Clemente, dicevi che fra qualche giorno riceverai una tempesta di incriminazioni. E a questo punto come me la cavo?”
“Beh, come prima mossa do le dimissioni da Ministro della Giustizia.”
“Accidenti che colpo! Ma ti conviene?”
“Certo che mi conviene. Poi seconda mossa dichiarazione in diretta al Senato. Anzi, siccome so gia’ che la prima botta arrivera’ contro Penelope, voglio dire, mia moglie, mi lancero’ a testa bassa contro i giudici, accusandoli di essere bolscevichi nemici della famiglia!”
“Bravo! Questo e’ un classico, l’ho inventato io!”
“E sull’onda tragica, recitero’ una sceneggiata di uomo sconvolto che per amore della propria sposa sacrifica la sua carriera e i suoi interessi politici, e si immola per lei sull’altare dell’amore.”
“Bravo, Clemente! Bella questa: ‘scelgo l’amore e non la politica!’.”
“Si’, bella frase, Silvio, complimenti: la adoperero’ nella mia dichiarazione da dimissionario in Senato.”
“Ma che figlio d’androcchia! Ahi! Ahia! Ah no!”
“Un altro ago nel cranio?”
“No, mi ha strappato una ciocca di peli dal petto! Eh si’, sul collo non ne ho piu’.”
“Peli dal petto? Ma e’ una tortura!”
“Gia’ e fra poco me li strapperanno pure dal pube! Ahi! Ahia! Ahi! Ahia! Avro’ il pube sul cranio!”
“Non interrompermi, Silvio, ti rendi conto che con questa tirata del sacrificio familiare ricevero’ applausi come Giulio Cesare quando lo scannarono con trentacinque pugnalate, perche’ tutti i senatori presenti nell’emiciclo si sentiranno parte della stessa congrega o, meglio, della stessa casta!”
“Caspita che casta!”
“Ma non e’ finita.”
“Perche’? Cosa combini ancora?”
“Con un affondo da picador lancio il botto finale: pubblicamente annuncio che esco con tutti i miei seguaci del partito dal governo Prodi e dalla coalizione di centro sinistra.”
“Pare una vignetta di Altan: tu con l’ombrello da spiaggia che infili tutto il Senato al completo. Ahiii Ahiii Ahiii Ahia!”
“Che e’? I capelli o il mio ombrello da spiaggia? Ahhh! (Ride)”
“Un ombrello coi capelli!”