Rassegna stampa:
La Repubblica - Milano
Torna, in versione video, la satira rappresentata nel 1975
Il Nobel la ricorda così
Dario & Amintore
Fo: quando pensavo di rapire Fanfani
Laura Bellomi
"Oggi mi scaglierei contro le banche e l´evasione fiscale"
"Il leader Dc veniva portato in clinica travestito da donna"
Il rapimento oggi non andrebbe più bene, meglio una partita a scacchi. «Con Berlusconi e la Brambilla. Provate a pensare se la moglie di Berlusconi si innamorasse di Casini, e la Brambilla cambiasse amante oppure venisse tradita…Un gioco di ruoli quasi paradossale». Dario Fo parla della sua commedia "Il Fanfani rapito" che dopo trent´anni torna a Milano.
Giovedì alla Fabbrica del Vapore si proietta la registrazione, con sonoro in presa diretta, dello spettacolo. Era il 5 giugno 1975 quando alla Palazzina Liberty, alla vigilia delle elezioni amministrative, Dario Fo metteva in scena "Il Fanfani rapito", una commedia in tre atti in cui l´allora segretario della Democrazia cristiana, rapito e travestito da donna, viene portato in una clinica per aborti gestita da suore.
Nel bel mezzo della prima Repubblica, succede questo ed altro: a organizzare il rapimento, però, non sono le Brigate Rosse ma Giulio Andreotti, convinto che per evitare il disastro elettorale si debba far sparire proprio uno dei cavalli di razza del partito.
Fo, che tra pochi giorni debutterà a Fiesole con due serate dedicate al genio di Michelangelo, ricorda così quei giorni. «Avevo scelto di mettere in scena il rapimento per fotografare una situazione politica fatta di violenza e atti criminali. Il paradosso poteva essere lo specchio deformante attraverso cui leggere la realtà…Certi fatti, del resto, poi si sono anche verificati».
Allora, l´obiettivo del futuro premio Nobel per la letteratura era lo strapotere della Democrazia Cristiana. E oggi, quali soggetti sceglierebbe per una nuova edizione dello spettacolo? «L´evasione fiscale, e la corruzione, senza dimenticare le banche e il trasformismo dei nostri politici: a destra come a sinistra c´è solo l´imbarazzo della scelta». Negli anni settanta denunciava le deviazioni della Polizia e dei Servizi segreti, adesso lo preoccupano le maniere truffaldine dei politici. «Si cerca di fare un super partito anche a destra, il gioco consiste nello spiazzare gli altri: si lavora a piccoli gruppi ma l´obiettivo è sempre e comunque uno: mettere gli altri con le spalle al muro e poi eliminarli».
"Il Fanfani rapito" che vedremo giovedì sera è una versione in bianco e nero, in pellicola 16 mm, prodotta dalla Cooperativa cinema democratico per la regia di Dimitri Makris e presentata dalla Cineteca Italiana. La trama. Fanfani, prigioniero nella clinica, si sente minacciato da tutti. A causa della sua altezza, non proprio spiccata, lo scambiano per una bambina madre. Il cappellano gli si avvicina per confessarlo prima dell´operazione ma lui, avendo bene in mente la legge Reale per la sicurezza pubblica, chiede ai poliziotti di arrestarlo. Un frate che si aggira con una croce al collo, chiaro oggetto contundente, è decisamente un individuo sospetto. Alla fine Fanfani entra il sala operatoria e partorisce il feto di un burattino in camicia nera, un piccolo fascista. Avanzando a colpi di paradossi, la satira procede fino in Paradiso dove, dulcis in fundo, il Padre Eterno accusa Fanfani di essere la causa del disastro italiano.
Ma per sua fortuna, a un certo momento si sveglia: era tutto un incubo, ringrazia il cielo di aver solo sognato. Poco dopo però, la realtà supera l´immaginazione e alla porta del suo ufficio si presentano i rapitori in carne e ossa mandati da Andreotti. Questa volta il risveglio non è la salvezza. E per gli spettatori il "fanfascismo" è di nuovo realtà.
Giovedì alla Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4, ore 21.30, ingresso libero
(28 agosto 2007)