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Il Messaggero
Dario Fo riscopre Michelangelo: «Un esempio: dava lezioni di dignità ai potenti» -
FIRENZE (28 agosto) - Michelangelo "il più Grande": orgoglioso, poliedrico, indipendente, trasgressivo. Un gigante del Rinascimento che «dovrebbe essere di esempio a molti nel nostro Paese, intellettuali e politici». Questo il Michelangelo di Dario Fo, che dopo Caravaggio, Mantegna, Raffaello e Leonardo, prosegue la riflessione sui grandi dell'arte italiana. Un Grande del Rinascimento, non solo per la bellezza delle sue sculture, la stupefacente delicatezza delle sue poesie e dei suoi dipinti. Un Grande anche per coraggio, coerenza e per impegno politico, «tra i più perseguitati ma uno tra i pochi che seppe dare una lezione ai governanti denunciando intrallazzi e mancanza di dignità». È questo il Michelangelo Buonarroti, fuori dagli schemi tradizionali, che Dario Fo ha scelto di portare in scena, dopo un accurato lavoro di ricerca, nello spettacolo Lezione sul Buonarroti - Tengo nelle mani occhi e orecchie: Michelagniolo.
L'ultima fatica dell'ottantenne premio Nobel sarà presentata giovedì in anteprima nazionale a Fiesole, nel Teatro Romano, nell'ambito della rassegna estiva del Comune di Firenze diretta da Piero Pelù e intitolata "Fi.Esta", in collaborazione con l' Estate Fiesolana. «Credo di essere riuscito in questo testo a dare una dimensione e un valore a questo grandissimo uomo togliendolo da equivoci gravi - ha spiegato Fo -. È stato dipinto come un personaggio un po' scomodo, sempre propenso alla rissa, aggressivo verso tutto e tutti, crudele anche verso i colleghi».
«Dopo la nostra ricerca dico: meno male che si risentiva, perché altrimenti sarebbe stato un abbioccato, sarebbe stato qualcuno che accettava la condizioni di essere messo in ginocchio davanti alle violenze, alle perfidie e al disprezzo che i potenti hanno avuto sempre per i loro artisti, spesso trattati come servi. Michelangelo è stato uno dei pochi a piantare in asso un Papa, e con piglio».
Dalla lezione di Michelangelo allo sguardo sulla stato della cultura in Italia. Per Fo nel nostro Paese «si è perduto il valore della cultura. Io sollecito che si guardi con attenzione alle cose del passato». Più caustico il premio Nobel, quando gli si chiede se prossimamente i suoi spettacoli potranno essere visti in tv non a tarda ora. «C'è una grande ignoranza tra quelli che molto in alto hanno in mano la cultura in Italia - accusa Fo -. In Inghilterra ho preparato un programma di tre quarti d'ora per la Bbc che sono stati trasmessi in prima serata, nella fascia di massimo ascolto. Qui in Italia siamo campioni della fuga dall' emancipazione e dalle cose impegnate. Rischiamo perciò di avere soltanto mediocre comunicazione e volgarità continua».