INTERVISTA A FRANCO CORDERO da L'UNITA'

«Cambiare la Costituzione? Così è pirateria istituzionale. Vuole pm sottomessi»
di Federica Fantozzi

Giurista, autore di pamphlet polemici e docente di procedura penale, Franco Cordero commenta con disincanto l’intenzione del premier di modificare la Costituzione da solo, salvo referendum confermativo: «Sul piano tecnico c’è poco da dire: rispettando l’articolo 138 la maggioranza può fare ciò che vuole. Ma è pirateria politica. Un gesto di eversione mascherato legalisticamente osservando i requisiti costituzionali».

Un atto fuori dalla normalità istituzionale?
«Prima che emergesse Berlusconi non era concepibile che la Carta fosse modificata o solo emendata senza il consenso di tutte le parti. Ma siamo nel campo dell’onestà, della moralità, della fisiologia politica».

Per i costituzionalisti è una scelta legittima però inopportuna.
«Un gesto simile sarebbe autentica soperchieria. Equivale a dire: ho i numeri grazie ai quali faccio quello che voglio. Nessun giurista con la testa sul collo e sufficiente cultura può dire che una riforma così nasce invalida. Nasce vergognosamente combinata».

Fini, alleato di Berlusconi, ha evocato il cesarismo.
«È una formula debole rispetto a ciò che il premier ha in mente. Cesare e Ottaviano non agivano così. Ottaviano era rispettoso dell’autorità del Senato, non si arrogava poteri abnormi. Gli veniva riconosciuta auctoritas: prestigio politico, autorità morale, carisma. Ben lontano dalla fenomenologia che abbiamo sotto gli occhi».

Berlusconi non vuole ostacoli alla sua riforma della giustizia. La separazione delle carriere è utile o dannosa?
«È una formula eufemistica sotto cui vuole costruire il pm come ufficio investigativo che riferisce al Guardasigilli. Quindi le preocure lunga mano del governo. È chiaro che salta il concetto di obbligatorietà dell’azione penale».

È un obiettivo realizzabile?
«Se anche si togliesse di mezzo questo aspetto, e l’articolo 112 fosse amputato, non si avrebbe un pm manovrato dall’esecutivo. La Carta non è fatta di norme disarticolate come atomi separati. È un sistema con nessi interni. Dunque la questione si invelenirebbe».

Fino a che punto?
«Nel delirio di onnipotenza Berlusconi punterebbe a una revisione radicale per fondare la signoria che di fatto già esercita. Il presidente eletto, investito di consenso carismatico che rende irrilevante il conflitto di interessi perché il popolo sovrano lo ha assolto. Discorsi da ignorante di logica costituzionale moderna».

Quali sono i pericoli?
«Quest’ottica implica una regressione di 7 secoli, al regime di signoria selvaggia. Un terrificante passo indietro fatto in una logica stralunata».

Sono proclami o si arriverà davvero a questo scenario?
«Politicamente il referendum è un grosso rischio. Se fallisse Berlusconi ne uscirebbe colto in flagrante debolezza. Credo che cercherà di acquisire, con metodi in cui lo sappiamo esercitatissimo, i consensi parlamentari che gli servono. Ma resta lontano dalla maggioranza dei due terzi che gli serve».

In questa legislatura il Parlamento non lavora a vantaggio del consiglio dei ministri. Un’altra anomalia?
«Decide lui con i suoi. Ha un concetto piratesco pure dei decreti legge. È una forma condizionata a presupposti di necessità e urgenza: in più casi il governo ne ha fatto un uso visibilmente abusivo».

Berlusconi usa la questione morale contro il centrosinistra. Ha qualche fondamento?
«Le regole morali valgono per tutti e l’affare Unipol non è stato edificante. Ma la sua logica è: tra noi e voi non esiste differenza antropologica, siamo tutti uguali in un paese dove i giudici non applicano equamente le leggi e i cittadini non hanno la moralità nel sangue, quindi non seccatemi. Ovviamente non è così».

Cosa dovrebbe fare l’opposizione ora che il dialogo è defunto?
«L’alternativa di una collusione non sarebbe stata molto più virtuosa. Se i contenuti della riforma restano lontani dall’ortodossia costituzionale, meglio che il premier vada da solo piuttosto che condividere un gesto soperchiatorio».


Commenti

Alearge: come uscirne?

A permettere lo scardinamento della nostra Costituzione sono stati da prima la legge elettorale maggioritaria con premio di maggioranza che automaticamente permette a chiunque abbia vinto le elezioni anche per un solo voto, di modificare la Costituzione.
Tale legge un tempo era chiamata "legge truffa", e gli Italiani del primo dopoguerra, con Mussolini ancora negli occhi saggiamente la rifiutarono.
Fu poi proposta da Mariotto Segni, figlio di Mario, gia' Presidente, anzi IL presidente che non fermo' DE LORENZO negli anni '60. Non intendo che le colpe dei padri ricadano sui figli, ma in quel caso le colpe non ricaddero su nessuno tanto che il figlio, piu' tardi si senti autorizzato a perpretare il "suo" attacco alla Costituzione, magari tutto fiero del padre.

Perche' allora NESSUNO dei nostri grandi statisti (?) vide e comunico' questo rischio?
Perche' chi tra di noi lo disse con la voce che ebbe, fu da tutti tacitato e coperto di insulti?
Dirlo adesso e' gia' qualcosa, ma ormai non c'e' piu' un modo legale per impedire che una legge passi.
Il Parlamento e' pieno di portaborse stipendiati per dire solo di SI'.
In Parlamento non siedono piu' i rappresentanti di circa una meta' dei votanti.
Le televisoni, potentissime armi di manipolazione collettiva sono controllate dal Primo ministro, che non fa mistero delle sue aspirazioni autoritarie.
Ha depenalizzato il colpo di stato (non violento, ma nemmeno a Bolzaneto ci fu tortura o violenza organizzata!).
Sta, con la complicita' di D'Alema e Violante, per mettere la mordacchia ai PM sottraendo loro la direzione della polizia giudiziaria che, essendo sotto il controllo del governo, e' divenuta ormai la sola a poter fornire "notizia di reato" per iniziare una procedura penale.
Franco Cordero, puo' lei indicarci una strada LEGALE per uscire da questo incubo eversivo?