[STAMPA] Il Nobel Dario Fo: "Tutti vogliono la politica di Grillo. L'ironia la sua forza"

dario fo
di Isabella Pascucci

ROMA - Beppe Grillo come un attore della commedia dell'Arte, la cultura contemporanea letta attraverso la modernità del Boccaccio e le dissimulazioni della Chiesa svelate, spiegando il linguaggio pittorico di Leonardo da Vinci. Reduce dallo spettacolare successo della mostra Lazzi sberleffi e dipinti, che al Palazzo Reale di Milano presentava le sue creazioni pittoriche e che ha contato oltre 20mila visite in 2 mesi e mezzo, il Nobel per la Letteratura Dario Fo volteggia tra teatro e politica, Europa e Italia, presente e passato, in una simultaneità affascinante un po’ da giullare, un po’ da inesauribile genio dell'arte.

 

L'INTERVISTA.

Da uomo di Sinistra: crede che l’Italia stia cambiando?
«Nella mia mostra di Milano ho esposto alcune opere che erano autentiche intuizioni, sequenze di tragedie italiane, in cui viene descritto l’arrivo dei disperati dall’Africa, rovesciati nei porti della Sicilia con annegamenti e bambini morti. Ecco, la Lega sta pagando un prezzo anche in questo senso: si è tolta la camicia e anche le mutande, per dirla in lombardo. Questi atti e gesti di inciviltà non sono rimasti impuniti».

Quindi mancava l’umanità nella nostra politica?
«Sì. Questi partiti hanno cercato di smuovere la parte più bassa e triviale della popolazione».

Ci sono riusciti?
«No. Veda, prima che Berlusconi fosse costretto a lasciare il governo questa previsione era già palese e sulla bocca dei cittadini che da tempo ripetevano ”Così non si può andare avanti”. Basta con il cinismo, la superficialità, le parole fatte, le promesse non mantenute».

Ora un’alternativa esiste?
«Sì. Queste richieste assomigliano molto alle proposte dei gruppi che lanciano un modo diverso di fare politica, e tra questi il più in evidenza è quello di Grillo. E poi Grillo adotta una chiave provocatoria, la chiave satirica con cui, come recita un vecchio detto “Non ci sono scuse, ascoltate quello che dico, anche se rompe i cosiddetti”».

Grillo politico o uomo di spettacolo?
«Basta conoscere il suo teatro e il suo modo di rivolgersi al pubblico per capire che etichettarlo come un comico è solo una forma di disprezzo. Basterebbe ricordare la storia della comicità e del teatro popolare italiani, che hanno rivoluzionato il modo di pensare e di scrivere fino all’opera buffa. Insomma, l’ironia e il grottesco non vanno disprezzati perché sono l’unico modo per capovolgere situazioni false e scoprire la verità».

Ma gli italiani capiranno?
«I giovani hanno già capito, ma molti altri sono ancora legati per l’ombelico alla politica tradizionale che ha procurato disastri al popolo italiano. Dobbiamo smetterla con questo tormentone e riuscire a vedere i nuovi fenomeni, i movimenti dell’uomo qualunque, sperando che anche Grillo non venga seppellito con la scusa che ha uno stile e un andamento non consuetudinari. Sarebbe un gravissimo errore, peraltro già espresso da persone culturalmente ignoranti».

Cosa c’è di veramente non consuetudinario?
«I nostri politici non sono capaci di diminuirsi gli stipendi che sono il doppio della media europea. Minimizzano la portata del Movimento, ma non hanno compreso che questo gioca sulla realtà dei fatti, sulla realizzazione di un metodo che finora i partiti non hanno voluto applicare per egoismo e meschineria».

Un esempio?
«Appena entrato in politica, Grillo ha rifiutato le sovvenzioni da parte dello Stato, i cosiddetti rientri. E questo ha esercitato un grande effetto sulla gente, perché si agisce con i fatti, non a parole: sono trascorsi mesi da quando il nuovo governo è al potere e, sparando percentuali, non hanno mai fatto un gesto di buona volontà reale nei confronti della popolazione».

La politica europea. La nuova Francia?
«Bisogna attendere e vedere Hollande quali carte giocherà. Sarebbe pericolosissimo che la Francia attuale, socialista, approfittasse di discussioni, dibattiti e paure, temendo le reazioni eccessive della Destra, per rimandare. Se Hollande non fa qualcosa di veramente nuovo, vanifica la sua vittoria».

E la crisi greca?
«La sopravvivenza della Grecia dipende dagli altri popoli d’Europa. Non sostenendo questa nazione a uscire dal baratro, tutto è destinato a crollare, crolleremo noi e coloro che hanno in mano il potere dell’Europa».

La cultura italiana si salverà?
«La Chiesa e il cattolicesimo tendono per tradizione a censurare e gestire la nostra cultura. Se la pittura di artisti come Leonardo fa pensare a figure composte secondo i dettami del Vangelo, uno studio più approfondito dimostra come anche Leonardo criticasse spietatamente le banche e il potere del denaro. Ecco, ancora oggi, la nostra cultura è molestata da luoghi comuni».

Dove lo nota?
«Ad esempio nell’uso delle parole: il termine “boccaccesco” è un modo di distruggere e volgarizzare il valore di un grande autore come il Boccaccio; a differenza di quanto si creda, questi non presenta la figura femminile con trivialità, ma con attenzione e rispetto».

A proposito di donne e di rispetto, qual è il segreto di un’unione come quella tra lei e Franca Rame?
«Pur scontrandoci su alcune vedute e polemizzando, manteniamo costante una certa morale e un modo di capire a cosa serva fare teatro, faticare, mettere in piedi un discorso culturale e realizzarlo non come una speculazione, come un affare, ma come un dovere».

Come sta sua moglie dopo i recenti ictus?
«Molto meglio, talmente bene che ha ripreso a recitare con me in Mistero Buffo, uno spettacolo molto duro».

LA VITA.
Nato a Sangiano nel 1926, Dario Fo studia all’Accademia di Belle Arti di Brera e nel 1950 comincia a lavorare per la radio e la televisione come attore e autore di testi satirici. Nel 1954 sposa l’attrice Franca Rame. Trasferitosi a Roma, lavora come soggettista. Nel 1997 gli viene conferito il Nobel per la Letteratura.

fonte: leggo.it