Massimo Troisi, fratello nell’arte

 

Massimo ed io ci siamo incontrati per la prima volta su un palcoscenico, addirittura sotto un enorme chapiteau, a Roma, in un teatro da circo equestre che poteva ospitare più di duemila spettatori alla volta. Quella sera ce n’erano in abbondanza, tanto che gli organizzatori diedero ordine di far scorrere i teloni laterali dello chapiteau per permettere alla gente rimasta fuori dal cerchio di ascoltare almeno le voci degli attori che si sarebbero esibiti uno appresso all’altro. Il caso volle che con Franca noi si recitasse brani del Mistero buffo in cui sulla scena entrambi, io e Franca, apparivamo nelle vesti di Lazzaro, Gesù, la Madonna (naturalmente Franca), disperata e furente nel suo grido sotto la croce. Poi, subito appresso alla nostra esibizione, ecco apparire Massimo Troisi. Ci abbracciamo con calore e io e Franca ci sediamo ai lati del palco per assistere al suo monologo. In una forma di grottesco a dir poco surreale, egli interpretava il personaggio della Madonna. Per indicare quel ruolo, si era appoggiato un misero fazzoletto sul capo. Quel lembo di tela bianca era sufficiente a sottolineare ogni suo gesto, delicato e limitato solo a brevi cenni.

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