Dario Fo ne "La resurrezione di Lazzaro" - dal "Mistero Buffo" di Rai2 - 22.04.1977
"La Resurrezione di Lazzaro" è la descrizione parodistica del miracolo più popolare del Nuovo Testamento, vissuto come grande happening del tempo...
Negli anni settanta, Dario Fo si schierò con le organizzazioni extraparlamentari di estrema sinistra e fondò il collettivo "La Comune" con la quale tentò con grande passione di stimolare il teatro di strada.
Al 1970 risale "Morte accidentale di un anarchico" col quale Fo tornò alla farsa ed all'impegno politico; era chiaramente ispirata al caso della morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli ma, per evitare la censura, si ispirava ufficialmente ad un evento analogo avvenuto negli Stati Uniti all'inizio del XX secolo.
In quel periodo fu tra coloro che ritenevano il commissario Luigi Calabresi (ucciso poi nel 1972) responsabile della morte di Giuseppe Pinelli: Fo firmò infatti l'appello pubblicato sul settimanale L'Espresso che chiedeva di intervenire contro Calabresi. La vicenda si svolge in una stanza della procura centrale di Milano con protagonista quel "Matto" che ricorre spesso nel teatro di Fo quando occorre rivelare verità scomode. Il matto adotta vari travestimenti (psichiatra, giudice, capitano della scientifica e vescovo) medianti i quali la versione ufficiale dei fatti mostra tutte le sue contraddizioni e, nel tentativo di costruire una versione plausibile, emergono ancora altre esilaranti incongruenze.
In questo periodo, comunque, Fo, con la moglie Franca Rame, torna in televisione per un ciclo chiamato "Il teatro di Dario Fo" (Rete 2, dal 22 aprile 1977, ore 20.30). Questa serie di trasmissioni porterà il futuro Premio Nobel ad essere apprezzato da una ancor più vasta schiera di persone, come solo la televisione può fare.
Vengono proposte tutte le "pièces" montate nella Palazzina Liberty dell'antico Verziere di Milano (da cui è anche trasmessa la serie). I titoli proposti sono: "Mistero Buffo", che apre il ciclo, "Settimo: ruba un po' meno", "Isabella, tre caravelle e un cacciaballe" e "Parliamo di donne" quest'ultimo interpretato dalla sola Franca Rame.
Per non smentire la sua fama rivoluzionaria, per non dire "eversiva", la serie, ed in particolare Mistero Buffo attirò l'attenzione del Vaticano che per bocca del cardinale Poletti reagì molto duramente al linguaggio trasgressivo che popola le rappresentazioni della celebre coppia di artisti.
Una curiosità, anche se autore di molte canzoni (soprattutto per Enzo Jannacci), per l'unica volta in tutta la sua carriera si trovò nella hit parade dei 45 giri, anche se in posizioni basse, con la sigla del programma dal titolo ironico "Ma che aspettate a batterci le mani".