L’8 marzo su Repubblica, pagine milanesi, appare un’intervista condotta dalla giornalista Giuseppina Piano a Bruno Ferrante, candidato dell’Unione a sindaco di Milano, rimasto unico in lizza contro Letizia Moratti.
A proposito della annunciata riunione da lui indetta per la definizione del programma per la nuova gestione del Comune, la giornalista chiede all’ex prefetto: “Anche gli altri partecipanti alle primarie, Fo, Moratti e Corritore, saranno invitati a discutere del progetto?”
Al che Ferrante risponde testualmente: “Loro non c’entrano con la stesura del programma. Gli interlocutori sono i partiti.”
“Che ruolo possono ancora avere, allora?”, incalza la Piano.
“Questo lo vedremo.”
Punto e basta.
In poche parole, dopo aver partecipato alle primarie, tre dei candidati sono posti fuori dalla porta. Il designato unico, Ferrante, deciderà cosa farne, che ruolo assegnare loro o se eliminarli dal contesto politico del centro-sinistra. E con loro ignorare anche i circa trentamila elettori che hanno scelto di appoggiare i tre, ora esclusi.
Insomma si scopre che le regole vengono dettate dal candidato vincente, appoggiato da otto partiti del centro-sinistra.
Questa è una novità! Da che codice nasce questa prassi? Soprattutto, se ricordiamo che all’inizio della campagna per le primarie tutti i quattro concorrenti si erano impegnati a sostenere ognuno il vincitore della competizione. Ma mi chiedo: “Come ci è possibile sostenere un designato senza conoscere e aver collaborato alla stesura del progetto stesso?”
Dovremo marciare in fila come e dove deciderà l’“eletto”, senza discutere del programma e della strategia per renderlo attivo? Ciechi e muti!
Ma ci troveremo in buona compagnia: una folla di votanti che ci hanno appoggiato e che come noi ora si vedono esclusi.
Inoltre dobbiamo risolvere un rebus, la cui la soluzione proprio non riusciamo a indovinare. Come intendono questi strateghi della coalizione considerare i voti raccolti da noi tre esclusi che, come osservano tutti i commentatori politici, saranno determinanti per un’eventuale vittoria del centro-sinistra? Ci viene il dubbio che il disegno di Ferrante e qualcuno dei partiti che lo sostengono suoni più o meno così: “Ignoriamo palesemente i tre, Fo, Moratti e Corritore, li lasciamo in bambola, sospesi… come dire a bagnomaria. Ad un certo punto saranno messi nella condizione di rinunciare, lasciando orfani tutti gli elettori che li hanno scelti. Senza riferimento, costoro forzatamente si ritroveranno a dover scegliere il candidato sindaco dell’Unione: prendere o lasciare!”
Ecco, è qui che il machiavello si fa stupido! E anche incosciente! Vuol dire disprezzare la dignità e l’intelligenza degli elettori.
Umberto Eco, sempre su Repubblica, l’otto marzo avverte l’Unione con un’accorata esortazione: “Attenti, che i delusi propensi a non votare fra la gente di sinistra stanno crescendo.” E io mi permetto di aggiungere: “Non disgustate quelli che credete vostri elettori sicuri.”
Tutti i dirigenti dell’Unione, a partire da Prodi fino a Bertinotti, sono d’accordo nel considerare determinante la vittoria del centro-sinistra nel Comune di Milano. Milano è infatti la chiave di volta di una trasformazione sia politica che culturale che si proietterà in tutto il Nord Italia.
È strano che quei dirigenti non si stiano rendendo conto del pericolo autolesionista che sta procurando la strategia di Ferrante e dei suoi sostenitori nei nostri riguardi. Specie dopo la manovra messa in atto da Berlusconi, che ha convinto Ombretta Colli a ritirarsi dalla competizione lasciando nella destra il campo libero alla sola Letizia Moratti. Gli ultimi sondaggi indicano che Ferrante e la Moratti si trovano staccati l’uno dall’altra da una percentuale di soli cinque punti a favore dell’ex prefetto. Quindi anche l’osservatore più lento in matematica capisce che il nostro più che probabile 10% di elettori diventa assolutamente determinante per il successo della sinistra.
Antonio Gramsci, a proposito di tattica e strategia nella politica, avvertiva: “Non dimenticate di considerare le situazioni nel loro generale. Ma guai se vi addormentate chiudendo gli occhi davanti al particolare.” E aggiungeva: “Osservate le situazioni con umiltà, evitate la scorciatoia della spocchia e tracotanza.”