[STAMPA] Dario Fo deluso bacchetta Macao: questa volta sono loro chiusi al dialogo

«Vogliono fare i martiri, una posizione da perdenti, ma forse hanno paura di quello che possono realizzare.  Trovo decisamente stupido il rifiuto d'incontrare il Comune di Milano». Pisapia torna a offrire lo spazio Ansaldo
Daniele Duso

dario fo al salone del libroMILANO – Dario Fo bacchetta Macao. «Sembra che abbiano paura di quello che possono fare». È un Dario Fo a metà strada tra il deluso e l’irritato, anzi, stando alle sue testuali parole forse più vicino alla seconda posizione. Basta nominare Macao, e parte come un fiume in piena. «Mi sembrano arroccati su un’idea di chiusura a ogni costo che non porta da nessuna parte. Il rifiuto di parlare, di incontrare il Comune di Milano, anche di fronte a un’apertura come quella dimostrata dall’Amministrazione che rappresenta un unicum nella storia milanese degli ultimi anni, trovo che sia decisamente stupido. Normalmente di fronte a un gruppo di giovani che, come con Macao, decideva di compiere un’azione un po’ insolita, il Comune non ci pensava due volte a mandarli a farsi fottere. Invece, di fronte all’apertura del Comune, Macao è riuscito a mettersi contro non solo l’estrema destra, ma anche a inimicarsi alcuni esponenti della sinistra».

MANCANO LE IDEE È un fiume in piena l’istrionico premio Nobel, di fronte a un’azione che, almeno inizialmente, era stata paragonata a quella della Palazzina Liberty che, a fine anni Sessanta, aveva avuto tra i suoi protagonisti proprio Dario Fo.

Forse è proprio questo che manca a questi ragazzi, un po’ di carisma? «Macché, non è il carisma che manca – riprende l’artista –, mancano le idee chiare. Se non c’è questa chiarezza allora sei fottuto. Se non sai dove vuoi arrivare, che cosa vuoi fare, non vai da nessuna parte».

Sarà perché gran parte di loro sono molto giovani? «Anche noi, negli anni Sessanta, eravamo molto giovani, ma avevamo le idee chiare su cosa e come si doveva agire. Questi sembra quasi che abbiano paura di quello che possono realizzare. E poi sono divisi, qualcuno degli occupanti della prima ora, chiamiamoli così, pensano di poter pretendere dei privilegi, almeno a livello decisionale, su chi è entrato in seguito. Creano distinzioni di valore senza senso, mentre invece se entrano altri elementi validi, il dialogo va sempre tenuto aperto, dando a tutti la stessa possibilità di partecipare».

VOGLIONO FARE I MARTIRI… Le stesse cose, Dario Fo, le ha ripetute ad alcuni rappresentanti di Macao che proprio oggi gli hanno chiesto un incontro. «Vengono qui per chiedere una sorta di lasciapassare da parte mia, ma io oggi non posso che ribadire la mia delusione. Inutile voler passare per martiri, giocare al presupposto che a ogni costo non si vogliono favori da chi sta al potere. È una posizione da perdenti. Forse non si rendono conto di questo, e se non se ne rendono conto probabilmente vuol dire che c’è una ragione, che mancano le possibilità e le capacità per realizzare  quello che si dichiara di voler fare. Spero sempre che ci ripensino e che riaprano il dialogo con il Comune, ma sono anche abituato a lasciar fare, a lasciare libertà di pensiero e di azione. Anche perché è giusto che si facciano l’esperienza, – chiude – anche a costo di sbatterci il muso».

PISAPIA – Anche il sindaco di Milano Giuliano Pisapia si è espresso in termini critici: «I ragazzi del collettivo di Lavoratori dell’arte di Macao, che hanno occupato per circa 10 giorni la Torre Galfa di Milano, devono lasciare libera via Galvani, dove da martedì scorso si sono riversati subito dopo lo sgombero dell’edificio». Così continua la nota: «Da parte di chi vuole essere protagonista di iniziative culturali, si ponga fine a ogni comportamento che comporti un grave disagio ai cittadini e alla città. Condivido che la cultura debba essere un bene comune, ma anche il territorio della città è un bene comune». Pisapia, inoltre, al termine della riunione di Giunta ribadisce, «come concordato con tutti gli assessori, la volontà di far nascere, a partire dall’Assemblea di questa sera negli spazi dell’ex Ansaldo (lo spazio offerto dal Comune ai ragazzi che avevano occupato la torre, ndr), l’Officina della Creatività  a Milano, un luogo di confronto aperto ai cittadini, a tutto il mondo culturale e artistico presente in città».

fonte: ilvostro.it