Un sondaggio svolto in Gran Bretagna lo ha indicato al 7°posto nella lista dei 100 geni viventi. Dario Fo, drammaturgo, attore teatrale, scrittore, pittore, regista, scenografo, comico e paroliere italiano, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1997 è originario di Sartirana Lomellina: “io venni al mondo fra un omnibus e un merci”, ove cresce in una famiglia intellettualmente vivace, a contatto con le favole del nonno e gli affabulatori di paese, imparando a raccontare in modo personalissimo gli avvenimenti.
Le sue caratteristiche più note sono l'anticonformismo e la forte carica satirica esercitata soprattutto sulla politica, sulla
Chiesa e sulla morale comune, usando i meccanismi della farsa di straordinaria efficacia.
Per lui la pittura e la satira sono da sempre strettamente collegate: “si, è così, ci sono nella storia esempi di satira altissima”, e questo vale anche per i pittori come Michelangelo - “nel 500 ci sono serie di dipinti che raccontavano com'era allora la situazione politica: chi rubava, chi faceva intrallazzi, c'è perfino la Chiesa”.
Insomma Michelangelo era un po’ il Vauro del Rinascimento ? gli chiesero; “Sì, era anche peggio, era severo e crudele”.
Fo è un artista a tutto tondo, nonché un uomo impegnato nel sociale, senza nascondere la sua tendenza politica di sinistra.
“Colmiamo oggi con un ritardo ingiustificabile il debito che Milano ha contratto con un suo cittadino straordinario; una personalità che ha inciso profondamente sulla cultura, l'arte e la politica italiana e internazionale degli ultimi sessant'anni”.
Così ha esordito Stefano Boeri, assessore alla Cultura del Comune di Milano inaugurando la mostra nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale: lazzi, sberleffi, dipinti e “tele parlanti”.
Nutrita da disegni, schizzi, acquarelli, bozzetti di costume, ampie scenografie, locandine e stampe, la mostra accompagna il visitatore, in un lungo viaggio attraverso la “storia dell'arte”, con i lavori ispirati alle incisioni rupestri preistoriche fino al Medio Evo e il Rinascimento, ricordando Giotto, Mantegna, Michelangelo, Caravaggio dei quali Fo è un attento cultore. Seguendo un incedere cronologico, la mostra si apre con una sezione sulla sua formazione pittorica: dai primi studi giovanili fino alla frequentazione dell'Accademia di Brera, ove incontra maestri come Achille Funi, Carlo Carrà e Aldo Carpi.
Straordinario il percorso espositivo con la satira politica e di costume da sempre presente nell'arte di Fo, sia in pittura che in teatro, culminante nelle grandi “tele parlanti” realizzate appositamente per questa esposizione. Un capitolo a sé meritano i dipinti del surrealista cileno Sebastian Matta, realizzati per la Palazzina Liberty che ospitò l'esperienza del “Collettivo teatrale La Comune” fondato da Fo e da Franca Rame nel 1970, corredati da una serie di video e spezzoni
televisivi d'archivio, tra inediti montaggi di spettacoli tra i quali “Mistero buffo”, “Morte accidentale di un anarchico”e “Settimo: ruba un po' meno”, e poi interviste, dichiarazioni dei “due” con interventi dei loro collaboratori.
La mostra che vi invito a vedere e gustare è qualcosa di più di una semplice esposizione di oltre 400 opere, è un grazie di tutti i milanesi e non solo, per tutto quello che Dario ci ha dato e quello che ancora, con la sua inimitabile ironia, ci darà.
fonte: ecopolis.coop